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1. Quadro teorico della ricerca

1.3 Language shift

Il fenomeno di sostituzione di lingua o language shift si relaziona ai concetti di domini linguistici, competenze linguistiche e lingua dominante,31 nonché a nozioni altrettanto fondamentali al fine di comprendere la ridefinizione del repertorio stesso, quali quelli di atteggiamenti linguistici, identità e cultura.

Lo shift è stato definito in molti modi, tra loro connessi, dai diversi studiosi che ne hanno elaborato il concetto nel tempo. Generalmente tale concetto è legato al declino dell’uso della lingua nativa da parte di una comunità immigrata e alla conseguente e graduale sostituzione di tale codice con la lin-gua del paese ospite in sempre più numerosi domini della comunicazione. Fishman (1964) ipotizza-va che le comunità immigrate tendessero a perdere la propria lingua nel trascorrere di tre generazio-ni a causa della restrizione dell’uso dei domigenerazio-ni, fino all’utilizzo della lingua del paese ospite nel do-minio della famiglia. Tuttavia Matras (2009: 50) sottolinea come oggi il nuovo assetto sociale dovuto alla globalizzazione che spinge all’emigrazione (magari solo temporanea, come i viaggi

28 Per approfondire il concetto di eccesso di staticità rappresentato dal concetto di dominio si veda, ad esempio, Rindler Schjerve (1996: 800-803).

29 Mioni (1987: 175).

30 Cfr. Romaine ([1989]1995: 30-31), la quale cita i primi studi riguardanti i domini in contesto bilingue.

31 Cfr. Caruso (2010: 28).

Erasmus per gli studenti o viaggi di lavoro) sempre più gruppi di persone, anche socialmente ed economicamente diversi tra loro, in potenziale continuo contatto con la propria patria e dunque con parlanti nativi grazie ai nuovi ed estemporanei mezzi di comunicazione, possa condurre non neces-sariamente ad un tale risultato.

Fishman (1975) sostiene che lo shift sia da ricondursi alla mancanza di discretezza tra i gradini ge-rarchici all’interno del repertorio in contesto migratorio, dove gli immigrati tendono a utilizzare la lingua dominante anche in famiglia. In questo caso i rapporti gerarchici fra i codici del repertorio comunitario si modificano fino a portare ad una situazione di “bilinguismo senza diglossia”,32 la quale consiste, appunto, nella mancata divisione complementare tra lingue e domini. Quando due codici linguistici competono per lo stesso dominio funzionale, come abbiamo già visto, la situazio-ne diviesituazio-ne precaria e certamente poco economica. Tale condiziosituazio-ne provoca il graduale abbandono di uno dei codici a favore dell’altro, di regola a vantaggio della (varietà di) lingua che riveste un’im-portanza maggiore dal punto di vista strumentale, ma con il passare delle generazioni, anche inte-grativo. È infatti riconosciuto che le generazioni successive alla prima, tendono ad avere un diverso atteggiamento nei confronti dei codici del repertorio comunitario, attribuendo importanza identitaria ai codici della comunità ospite. Bettoni (1988: 391), tuttavia, sostiene che sia proprio la permeabili-tà dei confini diglossici a consentire agli italiani di seconda generazione in Australia di continuare ad utilizzare l’italiano, seppure evidentemente indebolito.

Secondo Dorian (1982: 44), tuttavia, il contatto linguistico non conduce per forza ad un processo di erosione33 e segnala, tra le cause del language shift, la differenza di prestigio tra il codice che viene sostituito e il suo sostituentee la mancanza di supporto ufficiale alla (varietà di) lingua sostituita, con conseguente diminuzione dell’uso di tale lingua da parte dei parlanti. La definizione di shift, quindi, come spesso accade per i fenomeni della sociolinguistica, non risulta essere totalmente uni-voca e condivisa, soprattutto nel rapporto tra shift ed attrition. Ancora nel 1991, McConvell (1991:

145), ad esempio, rivede la posizione di Fishman, sostenendo che la concezione di quest’ultimo porti ad associare il processo di perdita linguistica alla non discretezza dei domini e a interpretare il code-switching come segnale di perdita linguistica senza considerare minimamente le funzioni sim-boliche di tale fenomeno.34 Secondo l’autore (1991: 147) una causa determinante del language shift nella seconda generazione sarebbe la perdita di stili e registri nella lingua dei genitori. Lo shift ver-so la lingua del paese ospite andrebbe così a colmare un vuoto espressivo.

32 Fishman (1975: 167-169). Per il concetto originale di diglossia si consulti Ferguson ([1972]1973: 281-300), per una revisione del concetto di diglossia si rimanda a: International Journal of the Sociology of Language (157) 2002. L'intero volume è infatti dedicato a tale tema.

33 Dorian (1982: 44) sostiene infatti: “there is some tendency in North American cultural and intellectual life to assume that extensive language contact produce one form or another of loss, I feel obliged to stress that this needn’t to be so”.

34 Cfr. Auer (1984) e (1988) per l’analisi di tipo conversazionale del code switching.

Tuttavia, sebbene la relazione codici-domini sia da considerarsi tendenzialmente soggetta al cam-biamento attraverso una potenziale fluidità, soprattutto in prospettiva diacronica, la competizione tra due codici in uno stesso dominio porterebbe, col tempo, ad una perdita linguistica, ciò che resta invece da stabilirsi è in che proporzioni tale perdita si presenti. Può infatti essere rappresentata da una perdita di una parte del bagaglio lessicale oppure di una parte delle funzioni espresse dal siste-ma verbale o in una concomitanza di elementi da studiare caso per caso, comunità per comunità.

Tendenzialmente, però, la restrizione d’uso all’interno dei domini della comunicazione corrisponde in un certo qual modo alla perdita della lingua, da intendersi come fenomeno processuale e graduale da un lato, ma potenzialmente discontinuo dall’altro.35

La sostituzione di lingua, come la maggior parte dei fenomeni sociolinguistici, può riguardare una comunità o un singolo individuo ed è dunque in dipendenza sia da fattori individuali (competenze, intelligenza, appartenenza sociale,…) sia sociali (politiche linguistiche, contesti migratori,…) e se i secondi possono essere ipotizzati, i primi tendono a confondersi nella loro complessità e totalità, ma influenzano comunque i fattori comunitari.

Il processo di sostituzione di una o più varietà di lingua del repertorio nativo in favore dei codici compresenti nel repertorio ospite è dunque un processo per certi versi inevitabile, in quanto dettato dalla necessità di adempiere alle interazioni comunicative quotidiane. A tale processo corrisponde dunque una ragione di natura sociologica. Ciò che invece non possiamo prevedere sono le modalità con cui lo shift si presenterà, la tempistica con cui tale processo prenderà forma e, naturalmente i suoi esiti. Come osservato da Clyne (2003: 21), infatti, “no instrument powerful enough to assess language shift adequately on a large scale has yet been devised”.

Appel e Muysken (1987: 45) mettono in luce la stretta relazione tra shift e language loss, sottoli-neando da un lato la possibilità che la morte linguistica non si verifichi, ma che occorra tendenzial-mente una certa perdita identitaria nel momento in cui si verifichi lo shift, indipendentetendenzial-mente dalla sua portata, che andrà ad influenzare inevitabilmente la dimensione psico-sociale dei membri della comunità.

Lo shift in contesto migratorio può verificarsi a svantaggio dei codici che rivestono il ruolo di varie-tà basse del repertorio nativo,36 ma anche a svantaggio delle lingue considerate principali o domi-nanti all’interno del repertorio stesso, può infine coinvolgere solo alcune delle abilità linguistiche, soprattutto laddove la politica linguistica del paese ospite non preveda un sistema di insegnamento della lingua della comunità immigrata, creando così le condizioni affinché tale codice venga mante-nuto per quanto possibile nella sua interezza da un lato e goda di maggior prestigio dall’altro. Il

35 Dal Negro (2001: 58).

36 Cfr. Chini (2011: 57-58).

concetto di lingua dominante nelle società multilingui è spesso sinonimo di lingua dotata di maggior prestigio. La padronanza di tale codice veicola non solo una potenziale ascesa sociale, ma soprattutto l’integrazione di una società minoritaria all’interno del gruppo che solitamente è numericamente maggiore e si trova in posizione gerarchicamente superiore in termini economici e di accesso al potere politico.

Nonostante i concetti di lingua dominante e prestigiosa debbano essere oggi considerati meno statici, soggetti a processi dinamici,37 in generale:

language shift from the dominant language to minority languages is almost nil, while the language shift from the minority languages to the dominant language is normative.38

L’esito più estremo dello shift in contesto migratorio si configura tendenzialmente nella sostituzione completa delle lingue del repertorio nativo a favore dei codici del repertorio ospite in tutti i domini della comunicazione. Tale fenomeno può svilupparsi nell’ordine di due o più generazioni.39

Secondo Fase, Jaspaert e Kroon (1992: 6), comunque, se lo shift occorre nella comunicazione interetnica non può essere considerato responsabile per la sostituzione della lingua. Una delle variabili fondamentali affinché la lingua si mantenga a livello intergenerazionale è infatti la volontà della famiglia di trasmetterla alle generazioni successive, quindi è la comunicazione intra-etnica ad assumersi la maggiore responsabilità per il mantenimento o la sostituzione dei codici del repertorio nativo.40 Il dominio fondamentale nello studio dello shift e dei suoi potenziali esiti futuri risiede dunque nella famiglia, in particolare, nella volontà dei genitori di trasmettere i sistemi linguistici parlati nel paese d’origine ai figli. Tale dominio è però estremamente delicato e soggetto all’influenza di diversi fattori extralinguistici che orientano la volontà di trasmissione, quali ad esempio i matrimoni endogami o esogami, il tipo di lavoro, la nascita di figli e il loro reticolo sociale, l’abbandono della casa paterna da parte dei figli. Fattori questi che possono contribuire ad accelerare, rallentare o addirittura invertire il processo di shift.

L’importanza fondamentale della famiglia tuttavia, non deve implicare che l’acquisizione di una lingua avvenga senza sforzi da parte dei parlanti o non sia necessario un supporto di insegnamento in contesto formale. Sarebbe infatti semplicistico pensare che il processo di mantenimento di una lingua si risolva in una sorta di capacità di assorbimento della lingua da parte dei parlanti.

37 Matras (2009: 47).

38 Veltman (1991: 147).

39 Cfr. Hulsen, de Bot e Weltens (2001: 153).

40 Clyne (2003: 10).