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1. Quadro teorico della ricerca

4.1 Analisi del campione di prima generazione, gruppo dialettofono

4.1.1 Analisi sociodemografica

L'età dei membri del campione è compresa tra i 36 e i 78 anni. La componente maschile è rappre-sentata da 9 informanti, quella femminile da 7 informatrici. L'età media è dunque di 58.5 anni: in particolare per le donne ammonta a 62.3, per gli uomini a 51.4. Tali numeri si spiegano in parte perché gli elementi più giovani del campione, che abbassano la media dell'età della fascia maschile, sono emigrati da soli. Il numero di figli si attesta, in media, ai 2.5 per persona.

Il tempo di permanenza a Berlino varia dai 9 ai 51 anni, dunque un tempo medio di 30 anni. Tutta-via, il grado si scolarizzazione risulta per tutti gli intervistati, dunque anche per i nuovi arrivati (ad eccezione di un informante di 64 anni, a Berlino da 23 anni, in possesso del diploma di terzo anno di scuola professionale), non superiore alla terza media.

I matrimoni si presentano per lo più endogami e tale dato verrà confermato attraverso le interviste della seconda generazione. Solo un individuo risulta essere sposato con una donna di nazionalità né italiana né tedesca, 2 sono sposati con donne tedesche, 2 risultano divorziati da donne tedesche. Si parla in tali casi di 5 individui maschi, di cui 4 non risultano legati ad una migrazione di tipo

“familiare”. Un solo soggetto, maschio, è celibe.

I motivi che hanno spinto tali individui all'emigrazione risiedono per lo più nella ricerca di un lavo-ro, in 4 casi per ricongiungimento familiare, in particolare, una donna al marito e in tre casi figli ai genitori. Di seguito invece si riporta uno stralcio di un'intervista effettuata ad un'informante che getta luce su una motivazione poco indagata, per quanto ci è dato sapere e, magari, totalmente soggettiva, ma comunque interessante, che risiede nell'esclusione da una società basata principalmente sull'apparenza:

Crs1. (…) chi sta là (in Sicilia) sta bene forse è anche per questo che noi andiamo via perché se poi tu devi mantenere quel tenore di vita che hanno gli altri...tu non ce la fai. Allora devi andare via, e allora ti costruisci un po'

I. Ma perché? Sarebbe brutto per gli altri?

Crs1. No per te stesso. Perché se tu hai degli amici che ogni fine settimana vanno a mangiare la pizza e tu non te lo puoi permettere, vanno al cinema, tu non ci puoi an -dare cioè o ti devi per forza isolare poi (…) quindi tu non è che te ne vai perché manca il cibo guarda, perché se tu sei in un giro o ti tiri fuori poi resti da sola. (…) la maggior parte c'è chi resta giù e vengono i mariti qua a lavorare (…) per mantenere i figli agli studi all'università (…) però sempre per mantenere quel ritmo di vita.

I. Si potrebbe stare in Sicilia vivendo con meno?

Crs1. Si potrebbe.

Tale intervista risulta significativa perché ci riporta in una società dominata da leggi invisibili che hanno però la capacità di condannare all'esclusione coloro che non fanno parte di “un giro”. Dall'in-tervista non si può evincere però se l'informante avrebbe voluto fare parte “di quel giro” o se se ne sia andata perché indignata da tali comportamenti. Non si comprende, dunque, se si tratti di un'au-toesclusione per necessità, ovvero per evitare di mostrarsi alla propria comunità come membro in qualche modo svantaggiato, o perché invece non ne condivideva i valori. Sembra comunque mag-giormente verosimile che la ricerca di un lavoro sia la prima causa di emigrazione e non motivi di tipo etico-morale.

Il gruppo può essere distinto tra coloro arrivati prima della caduta del muro, in numero di 8 e coloro arrivati solo in seguito alla sua caduta, dunque altri 8 informanti.

Coloro arrivati prima della caduta del muro si rifanno a 3 diverse famiglie in contatto tra loro. Il motivo principale per cui è stato scelto Berlino come meta di emigrazione è da ricondursi alla cosiddetta Berlinzulage, ovvero ad un premio economico addebitato direttamente sullo stipendio per coloro che sceglievano di lavorare nell'odierna capitale tedesca. I soggetti che invece sono arrivati dopo la caduta del muro hanno scelto Berlino o perché già vi risiedevano altri membri della famiglia o dello stesso paese di origine, nel caso di 6 persone, o semplicemente perché attratti dalla città, nel caso di due informanti, che risultano essere anche gli esponenti più giovani e appartenenti al sesso maschile.

La migrazione siciliana rappresentata dal campione include le province di Agrigento, Caltanissetta, Palermo, Siracusa, Trapani.

Il settore d'impiego in cui operano i membri del campione risulta essere quello gastronomico, in particolare vi troviamo 2 baristi, un gelataio e 10 soggetti che lavorano in ristoranti e pizzerie, esat-tamente come già accennato nel capitolo precedente. I restanti 3 informanti sono in 2 casi casalin-ghe e in un solo caso si riscontra la disoccupazione.

In totale solo 3 soggetti hanno (in un caso aveva prima del pensionamento) un'attività in proprio, tutti gli altri lavorano per conto di altri italiani. Tale sistema occupazionale indica una mancata

inte-grazione nel sistema tedesco, evidenziando l'esistenza anche odierna di un sistema di lavoro che prevede come punto di riferimento il ristorante di un connazionale. Un comportamento che solo in parte è da ricondursi alle scarse competenze nella lingua tedesca da parte degli italiani, quanto in una ricreazione, per quanto fittizia e limitata, della dinamica lavorativa italiana di partenza. In altre parole, il ristorante italiano si comporta tendenzialmente come farebbe in Italia, anche da un punto di vista della retribuzione, che risulta tendenzialmente maggiore rispetto a quella rilasciata da un ristorante tedesco, ma certamente presenta ampi spazi grigi di pagamento. Almeno 6 soggetti, infatti, ricorrono al sostegno economico statale.

Gli individui qui presentati non sono né attivamente né passivamente legati ad associazioni italiane.

In parte frequentano, per lo più in modo discontinuo, la Missione Cattolica Italiana. Quattro donne dichiarano infatti un legame con la chiesa italiana, ma solo una la frequenta regolarmente.193 Ancora una volta risulta la dinamica già presentata nel capitolo precedente, in particolare per descrivere la migrazione dei Gastarbeiter in Germania. In questa dinamica migratoria l'associazionismo viene meno perché sostituito dal concetto di famiglia, sia essa la famiglia biologica nucleare, la famiglia biologica allargata ai cugini, oppure il gruppo di colleghi e capi che provengono comunque dalla Sicilia. I compleanni, le feste comandate, dunque Natale, Capodanno, Pasqua, etc. vengono trascor-si intrascor-sieme, nella loro piccola comunità ricreata, dove vedremo, il dialetto ricopre ancora un ruolo attivo. Come sarà spiegato in seguito, 4 uomini sono esterni a tale gruppo, in quanto non sono membri della famiglia biologica e si sono sposati con donne non siciliane, rompendo così una signi-ficativa tradizione culturale, tuttavia tutti lavorano presso altri italiani. I contatti con l'Italia risulta-no radi. Solo tre dei soggetti intervistati tornarisulta-no in Italia più di una volta l'anrisulta-no, in particolare 2 volte l'anno e, a parte per un soggetto, la destinazione è sempre casa, elemento quest'ultimo poco gradito dalla seconda generazione, più predisposta ad un'esplorazione della penisola, piuttosto che ad un soggiorno in quelli che molte volte sono piccoli paesini, non sempre vicini al mare. Spesso trascorre però anche molto tempo prima che si concretizzi una vacanza in Sicilia, per un soggetto addirittura 9 anni tra un viaggio e l'altro. I contatti con parenti e conoscenti rimasti in Italia avvengono per telefono, Skype, e-mail, Face Book. Il codice utilizzato per la comunicazione è il siciliano. Le donne sembrano maggiormente legate al luogo natio e affermano di intrattenere conversazioni da una volta a settimana a tutti i giorni con gli affetti rimasti sull'isola. I contatti aumentano laddove rimangono ancora i genitori.

Nessuno dei soggetti intervistati ha intenzione di tornare in Italia:

I. Non volete tornare in Sicilia?

193 Tale dato è confermato dalla ricercatrice stessa, la quale ha frequentato assiduamente per un anno la Missione Cattolica Italiana.

Crs1. No. Per le ferie e basta. Anche le mie figlie adesso non vogliono più tornarci.

Cioè basta le ferie...quindi (…). Sono inserite pure loro qua bene. Non se la sentono manco loro di andarsene. È che stanno bene qua. C'hanno tutta la famiglia qua. (…) Noi (torniamo) fin che ci stanno i genitori. Ma appena non ci sono i genitori poi che vai a fare? Vai una settimana massimo due, vai a vedere sorelle e fratelli poi è finito, poi basta.

L'integrazione dei figli nel tessuto sociale tedesco, unitamente all'incapacità di adattarsi ad una real-tà lasciata e probabilmente mutata, esclude il rientro come possibilireal-tà futura e lega ogni viaggio di ritorno ad un triste disorientamento. Il legame con la patria sembra destinato a spezzarsi con la scomparsa dei genitori. La prima generazione è emotivamente e temporalmente in bilico, non solo tra due lingue, due culture, due società, ma soprattutto tra due famiglie, quella d'origine e quella d'arrivo, verso le quali si sente costantemente in debito.