• Keine Ergebnisse gefunden

Se approfondiamo il parallelo prospettato nell’Introduzione1, possiamo muovere dal presupposto che ad informare Inf. I siano rispettivamente i punti (2, 3) della nostra analisi funzionale della Terza via di Tommaso.

(2) Invenimus enim in rebus (2.a) quaedam quae sunt possibilia esse et non esse, cum quaedam inveniantur generari et corrumpi, et per consequens possibilia esse et non esse. (2.b) Impossibile est autem omnia quae sunt, talia esse, quia quod possibile est non esse, quandoque non est. (3) Si igitur omnia sunt possibilia non esse, aliquando nihil fuit in rebus. (3.a) Sed si hoc est verum, etiam nunc nihil esset, quia quod non est, non incipit esse nisi per aliquid quod est; (3.b) si igitur nihil fuit ens, impossibile fuit quod aliquid inciperet esse, et sic modo nihil esset, quod patet esse falsum.2

Dante costruisce la rappresentazione della contingenza secondo i livelli che Tommaso usa per esporre la Terza Via. I punti che abbiamo citati sono quelli inerenti alla contingenza radicale. Tommaso ha appena annunciato il tema della Terza Via («Tertia via est sumpta ex possibili et necessario»), e nei due segmenti

1 Cfr. quivi, Introduzione.

2 THOMÆ S. th. I, II, 3. Per maggiore agevolezza di riferimento la citazione viene riportata con i punti in cui è stata suddivisa durante l’analisi. Vedasi quivi, Introduzione, 2.2.

Interpretazione funzionale della Terza Via.

La Terza Via nella Commedia - 62

successivi (2-3) espone la generale fragilità e instabilità delle cose umane in un clima di totale assenza di sicurezza e di punti di riferimento. Teorizza persino un nichilismo cripto-ateistico e la creazione ex nihilo («Si igitur omnia sunt possibilia non esse, aliquando nihil fuit in rebus»), che fortemente si pongono come collegamento extratestuale tra la Terza Via e Inf. I.

Considerata l’anarchia che regna nella mente del viator la tesi principale di questo capitolo di necessità è: La luce-freccia indicatoria della Croce si è spenta, e questo ha condotto al rinnegamento di qualsiasi valore nella vita di Dante fictus, che suona nelle parole di Tommaso: «Sed si hoc est verum, etiam nunc nihil esset, quia quod non est, non incipit esse nisi per aliquid quod est» (3.a).

Il dato biografico di Dante suggerisce da solo come il personaggio possa cadere vittima della confusione e con questo del contingente cui non sa attribuire un significato che glielo possa far dominare. Dante fictus ha perso la cognizione del bene e del male, ha perso quel che indica con la diritta via (Inf. I, 3): il libero arbitrio.3 Parafrasando il discorso di Beatrice nel paradiso terrestre (Purg. XXX, 100-145), ha preso a seguire false immagini (ivi, v. 131), idola, del vero sommo Bene.

A questo punto il narratore, figura che ora non coincide con il reporter, non può far altro che esporre il suo scopo, e lo fa poco oltre: ma per trattar del ben ch’i’ vi trovai (Inf. I, 8). Quello che non dobbiamo mai dimenticare è che Dante scrive la Commedia nella sua finzione letteraria come avvenimento post factum: il lettore tacitamente acconsente al patto con l’autore4, che ha già avuto la sua personalissima visio Dei, e

3 Prima ancora di rimandare alla trattazione nel capitolo II di questo studio, vogliamo indicare quello che scrive con precisione Roberto Grossatesta: ※‚liberum arbitrium est facultas uoluntatis et rationis, qua bonum eligitur gratia assistente, uel malum eadem desistente‛; et subiungit magister in Sententiis: ‚et dicitur ‘liberum’ quantum ad uoluntatem, quae ad utrumlibet flecti potest, ‘arbitrium’ uero quantum ad rationem.‼

(ROBERTI GROSSETET De libero arbitrio, cap. 17).

4 Di questo s’è gi| parlato nell’Introduzione, 4. Presentazione ragionata dei capitoli. I richiami, gli appelli al lettore sono il senhal più chiaro di questo rapporto. Cfr. per quanto non tocchi questa relazione, ma ne sia il prodromo, ERICH AUERBACH,Dante’s Addresses to the Reader, in «Romance Philology» 7 (1954), pp. 268-278, trad. it.: Gli appelli di Dante al lettore, in: ID. Studi su Dante, op. cit., pp. 309-323, cui fece seguito anche l’ampia recensione di Spitzer. Cfr.

Cap. I: Il prologo in terra - 63

può considerarlo all’interno della finzione letteraria come l’affabulazione da parte di una scrittura vivente.5 Il che conferisce all’ipotesto creato dalla figura autoriale una panoramica più nitida rispetto ad un autore che si accinga a comporre una visio inventandola di sana pianta o costruendola sul modello agiografico.6

L’effetto che la prima terzina del poema ha sul lettore è quello di un sasso gettato in uno stagno, con il risultato di onde concentriche le quali nel testo corrispondono ai tre cerchi delle immagini in cui si suddivide la prima metà del canto, la più personale nell’ottica del personaggio che dice io. In base a questo, il canto I si presenta al lettore con una serie di momenti di respiro e di apnea che ne ritmano lo svolgimento drammatico.7

Fondamentale è rimarcare che Dante qui mette in scena tutto lo sforzo di un inizio; la narrazione somma ambages su ambages8, ma questo non conduce il narratore ad una conquista. Anzi: l’effetto ottenuto è che il personaggio che dice

«io» si smarrisce ancora di più, cosicché leggendo il canto si ha l’impressione non di un inizio, ma di una fine imminente (il nihil che campeggia sinistro nel cuore della Terza Via di Tommaso al nostro punto 3).

Il riferimento può essere trovato, come indica Stierle citando Picone, in un richiamo intertestuale a Virgilio autore e le horrendas (<) ambages di cui narra.9

ID.,The Addresses to the Reader in the ‚Commedia‛, in Romanische Literaturstudien 1936-1956, Tübingen, 1959, pp. 574-595; ma anche GIUSEPPE LEDDA,La guerra della lingua, Ravenna, Longo, 2002 (in particolare la parte prima).

5 Questa anche l’interpretazione di Niccolò Mineo in un suo saggio la cui tesi principale è appunto che la Commedia sia stata composta come monito all’umanit| e a chi la regge a ravvedersi del proprio peccato di superbia, tutta in chiave francescana (si pensi alla predicazione di Ubertino da Casale e ai testi di Pietro di Giovanni Olivi, oltre che ovviamente a quelli di Gioacchino da Fiore). Cfr. NICCOLÒ MINEO, Dante: un sogno di armonia terrena, in: «Letture classensi» XXIX, Ravenna, Longo Editore, 1999, pp. 191-237, in particolare le pp. 192-sgg.

6 Cfr. ALISON MORGAN, Dante and the Medieval Other World, Cambridge, Cambridge University Press, 1990, passim.

7 Ognuno di questi momenti, inteso anche come segmento testuale, verrà evidenziato nel paragrafo seguente nell’ambito della lettura del canto.

8 STIERLE,KARLHEINZ,«A te convien<», op. cit., pp. 39-40.

9 Talibus ex adyto dictis Cumaea Sibylla

La Terza Via nella Commedia - 64

Dante personaggio della Commedia è qui completamente in balia del fumo delle passioni, disorientato e naturalmente alla ricerca di una via di fuga: è un’isotopia che rimanda direttamente ad Ulisse ed al suo tormento di sapere10, ma è anche un topos che ci riconduce direttamente alle ambages della letteratura cortese.

Le ambages dantesche sono tutte dell’intelletto, testimoni a carico della contingenza. Sono un campanello d’allarme che squilla quando interviene il possibile intelletto, l’ingegno. Per mezzo di una lettura scalare del poema, ※ovvero capaci di distinguere fra imitatio e copia, e perfino, oggi, fra senso esposto e senso, appunto, inconscio ma comunque reale, oggettivamente consegnato alla lettura»11, possiamo distinguere la presenza della figura autoriale sullo sfondo e calcolare la sua portata nel momento in cui Dante si pone in posizione critica verso il suo tempo.

La Commedia intera testimonia delle lotte intellettuali ed affettive di Dante con i paradossi fondamentali del cristianesimo del suo tempo (il trattare le punizioni dei dannati come espressioni degli stati d’animo caratteristici dei peccati specifici, e l’introduzione nel suo Purgatorio delle categorie aristoteliche di acquisizione delle virtù, estranee – anzi del tutto contrarie – al concetto tradizionale del Purgatorio, ne sono cospicui esempi).12

Questa è la forma caratteristica delle ambages nella nostra lettura: questa sfaccettatura può essere sommata a quelle che contraddistinguono la contingenza, confessando la propria natura sincategorematica.

horrendas canit ambages antroque remugit, obscuris uera inuoluens: (<). (Æn. VI, 98-100).

10 Che a questo proposito in ED alla voce ‘Alberto Magno’ si trovi una proposta di parallelo tra Ulisse e Alberto non deve stupire più di tanto, visto che il maestro di Colonia era pervaso da un desiderio di conoscenza universale.

11 ANTONELLI, ROBERTO, Cavalcanti e Dante: al di qua del Paradiso, in «Dante. Da Firenze all’aldil|», op. cit., p. 298. Per le serie rimiche utilizzate in coincidenza da Dante con Guido si rimanda allo stesso saggio, pp. 299-sg. Sono un modo di lasciare aperta una via di riscatto per il migliore tra i suoi amici.

12 DURLING,ROBERT M.,※Mio figlio ov’è?‼ (Inf. X, 60), in «Dante. Da Firenze all’aldil|», op.

cit., p. 316n.

Cap. I: Il prologo in terra - 65

Le ambages instaurano un rapporto metapoietico tra il poema e le figure dell’epos che ne costituiscono il codice genetico. Vengono traslate anche nella cultura scolastica, e di questo ne d| conto sempre l’intervento di Stierle, il quale le collega irrefutabilmente al mondo cortese e lega pure Omero a Virgilio in quanto tra tributi di sangue e orrende profezie le due esperienze all’Erebo, quella del libro XI dell’Odissea e del VI dell’Eneide, risentono di un fortissimo richiamo genetico. Ulisse ritrova la madre muta e silente prima che beva suo il sangue, mentre Dante per memoria di Virgilio, muto e fioco (Inf. I, 63) come Anticlea13 e fioco usa anche Achille per indicare l’ombra dei morti (Od. XI, 476), sente l’unica lode che di lei si faccia nella sua opera: Beata colei che di te s’incinse! (Inf. VIII, 45). Infine Enea ritrova il padre, e tutte le ombre parlano per la voce del sangue, attraverso un gesto quasi da cannibali, sciente fonte viva di futuri errabondi per ciascuno a modo suo.

Ambages, statt zum terminus technicus der allegorischen Leseart zu werden, scheint vielmehr einen großen Zusammenhang zwischen der Welt der Artusritter, dem “irrenden’ Aeneas und dem irrenden Odysseus herzustellen, in deren Mitte wir den wie Odysseus irrenden und wie Aeneas schließlich durch göttlichen Beistand geführten Dante erkennen können.14

Più profondamente vengono recepite nell’animo le ambages come dimensione di un immaginario esistenziale in cui chi legge compie un’operazione epistemologica fondamentale – riportare dalla comunità di esperienze narrate nelle epopee antiche la dimensione del singolo e del suo destino, della sua identità frantumata e dispersa dalle sue personalissime esperienze biografiche.

13 Citiamo nella traduzione di Pindemonte, sicuramente debitore di Dante, un punto cocente nel discorso di Anticlea: (<) e il temuto/ Ocean, cui varcare ad uom non lice,/ Se nol trasporta una dedalea nave. (Od. XI, 158-160).

14 STIERLE,KARLHEINZ,«A te convien<», op. cit., p. 40 [Invece di diventare terminus technicus di una lettura allegorica, ambages sembra piuttosto instaurare un rapporto tra il mondo della cavalleria arturiana, dell’‘errante’ Enea e dell’errante Odisseo, nel centro del quale possiamo riconoscere Dante che si smarrisce come Odisseo e che infine viene guidato dall’ausilio divino come Enea+.

La Terza Via nella Commedia - 66

Wie tief Dante das Wesen der neuen Gattung des um Artus kreisenden romanz verstanden hat, geht aus seiner Verwendung einer zentralen Stelle des Prosa-Lancelot mit großer Eindeutigkeit hervor. Chrétien hatte mit klarem poetologischen Bewußtsein den romanz als eine neue Gattung des zum Lesen bestimmten Imaginären geschaffen. Der Leser macht hier erstmals in volksprachiger Literatur die Erfahrung eines Imaginären, das selbst schon mit der Rezeptionsdisposition des Lesers oder der Leserin rechnet. Daher steht im Mittelpunkt des Romans auch nicht mehr ein großes kollektives heroisches Projekt, sondern die Erfahrung eines Einzelnen von oft komplizierter und gebrochener Identität.15

Più profondamente, sempre in ambito tedesco, viene percorsa la mente di questa idea.

Ausgeliefert den Launen des Schicksals, verloren in den Wirren der geschichtlichen Welt, beginnt Dante ein klares Bewußtsein seiner Individualität zu entwickeln, seines einzigartigen und einsamen Könnens.

In diesem Zusammenhang gewinnt die Darstellung von Zeiterfahrung ein besonderes Gewicht. Zeit ist bei Dante ein Ausdruck für die Kontingenz der Welt.16

Soltanto Lancillotto entra nella composizione della Commedia (Inf. V, 128) come figura letteraria, Tristano (ivi, v. 67) compare in una posizione per cui siamo indotti a pensare che ricalchi senza esperienza né memoria le orme di Paride.

Unter allen Helden um König Artus ist Perceval jener, dessen ambages denen des Aeneas und mehr noch des Odysseus am nächsten kommen. Wie Odysseus verfolgt

15 STIERLE,KARLHEINZ,«A te convien<», op. cit., p. 40 [Quanto profondamente Dante abbia compreso l’essenza del nuovo genere letterario del romanz che verte intorno ad Artù emerge con grande chiarezza dal suo utilizzo di un passo centrale della prosa di Lancillotto. Con chiara coscienza poetologica Chrétien aveva creato il romanz come un nuovo genere destinato ad uno specifico immaginario di lettura. Il lettore compie qui per la prima volta in lingua volgare l’esperienza di un immaginario che tiene conto della disposizione alla ricezione del lettore o della lettrice. Pertanto cuore del romanzo non è nemmeno più un grandioso progetto eroico collettivo, bensì l’esperienza di un singolo con una identità spesso complicata e frammentaria.].

16 MÜNCHBERG,KATHARINA,Dante. Die Möglichkeit der Kunst, op. cit., p. 163 [In balia degli umori del destino, smarrito nei menadri del secolo, Dante inizia a sviluppare una chiara coscienza della sua individualità, del suo unico e solitario saper fare. In questo rapporto la rappresentazione dell’esperienza del tempo evince un peso particolare. Il tempo è in Dante un’espressione della contingenza del mondo.+.

Cap. I: Il prologo in terra - 67

auch Perceval bei seiner Queste ein unmögliches Ziel am metaphysischen Horizont der Welt.17

Nemmeno noi vogliamo però inoltrarci in una lettura cortese della Commedia, seguendo il caveat che riporta Stierle dopo aver fatto presente che comunque Dante trifario ha fatto tesoro delle sue letture.18 Da lettori esperti siamo altrettanto consapevoli,

daß die Leidenschaft des Verlangens nach Weltorientierung bei Dante freilich nicht ohne Vorbild ist, sondern daß diese schon in der Antike zu einer imaginären Konkretisation geführt hat, die es zwar zu erstaunlicher Verbreitung in den Mittelmeerkulturen, nicht aber zu klassischem Ansehen gebracht hat (<).19

L’uomo in cui massimamente si esprime la contingenza non ha facolt| di determinare quando poter nascere (di cui Tommaso al punto 2.a della Terza Via:

«[res] (<) sunt possibilia esse et non esse, cum quaedam inveniantur generari et corrumpi»), ma si trova nato nel corso del tempo, nel mezzo appunto dello scorrere della Vita terrena: in medias res, per cui ogni inizio in realtà è una continuazione,

17 STIERLE,KARLHEINZ,«A te convien<», op. cit., p. 41 [Fra tutti gli eroi che attorniano Artù Parsifal è quello le cui ambages si avvicinino maggiormente a quelle di Enea ed ancor di più a quelle di Odisseo. Come Odisseo anche Parsifal nella sua queste persegue uno scopo impossibile sull’orizzonte metafisico del mondo.+.

18 Stierle in quella sede fa riferimento a quanto affermato da Picone: «In einer kühnen Gleichsetzung nennt Picone den Dante der Jenseitsreise ‚il vero Perceval o il vero Galaad, cui è concesso il sublime ‘privilegio’ di contemplare facie ad faciem l’Essere di cui il Graal è il simbolo: Dio‛ (S. 44).‼ *In un’ardita comparazione Picone definisce il Dante del viaggio nell’aldil| ‚il vero Perceval o il vero Galaad, cui è concesso il sublime ‘privilegio’ di contemplare facie ad faciem l’Essere di cui il Graal è il simbolo: Dio‛ (p. 44)+ (STIERLE, KARLHEINZ,«A te convien<», op. cit., p. 42, le precedenti citazioni provengono dallo stesso saggio e il luogo è indicato tra parentesi accanto al testo).

19 STIERLE,KARLHEINZ, Odysseus und Aeneas. Eine typologische Konfiguration in Dantes »Divina Commedia«, in «Das fremde Wort. Festschrift für Karl Maurer», a cura di Ilse Nolting-Hauff e Joachim Schulze, Amsterdam, Verlag B. R. Greiner, 1988, pp. 111-154, qui p. 114n, ora in ID., Das große Meer des Sinns, op. cit., pp. 23-60 [che il panorama del desiderio di un orientamento nel mondo in Dante non è certamente privo di modelli, bensì che questo desiderio aveva gi| condotto nell’et| antica ad una concretizzazione nell’immaginario, la quale sì l’aveva portato ad una sorprendente diffusione nelle culture circummediterranee, ma non a dignità classica.].

La Terza Via nella Commedia - 68

mentre le svolte sono soluzioni di continuità nella contingenza, ovvero ridefinizioni di un inizio (come espone Tommaso nella Terza Via, 2.b: «Impossibile est autem omnia quae sunt, talia esse, quia quod possibile est non esse, quandoque non est.»).

(<) Dante handles the Commedia’s beginning by accommodating time not just passively, as all texts must, but by actively working to structure time, succession, and difference into his text, with the result that the Inferno’s first six cantos can be read as a graduated series of textual cose nuove, novi obietti, new beginnings.20

Fino al Purgatorio non avremo la risposta che la via sia quella giusta e che veramente sia stata ritrovata.

Noi andavam per lo solingo piano Com’om che torna a la perduta strada,

che ’nfino ad essa gli par ire invano. (Purg. I, 118-120)

Soltanto in questo istante Dante si rende conto che veramente tutto il cammino percorso porta al cielo e ricongiunge così la disperata solitudine della prima terzina del poema con l’unanimit| d’intenti e velatamente di speranza che lo informa.

A partire da questo momento coesistono la visione fisica dello scenario terreno (la materia) e la visione spirituale dell’allegoria dell’anima (la forma).21 Come la causa imprime all’effetto una similitudine, altrettanto la forma alla materia: la vita terrena per la sua capacità a ritenere tale influsso può a sua volta partecipare

20 BAROLINI, TEODOLINDA, Detheologizing Dante, op. cit., p. 26. Alla tematica degli inizi ritorneremo nell’ultimo paragrafo di questo studio. Cfr. quivi, Cap. IV – Una mente a strati, 5.2.2. La fabbrica degli inizi.

21 La nostra prospettiva si conforta di quel che afferma sia Alberto Magno (EIUS De causis et processis universalibus II, II,21), che prelude ai gradi utilizzati da Tommaso per costruire l’esposizione di ciascheduna delle Cinque Vie nel loro svolgersi particolare (cfr. ED, sub voce ‘Alberto Magno’, in specie quanto viene affermato circa origine e struttura dell’anima).

Cap. I: Il prologo in terra - 69

all’ordine cosmico secondo un movimento ascendente, nella misura in cui sa coglierne e imitarne le leggi.22

Di conseguenza chi nella stesura del testo diventerà il reporter viene sollecitato a contemplare una realtà non facilmente penetrabile prima della morte, in una tematica che passa con rapidi accenni dal temporale all’eterno: è questo il cammino verso il bene attraverso le contrarietà della vita, come ricorda un passo del Convivio:

E sì come peregrino che va per una via per la quale mai non fue, che ogni casa che da lungi vede crede che sia l’albergo, e non trovando ciò essere, dirizza la credenza a l’altra, e così di casa in casa, tanto che a l’albergo viene; così l’anima nostra, incontinente che nel nuovo e mai fatto cammino di questa vita entra, dirizza li occhi al termine del suo sommo bene, e però, qualunque cosa vede che paia in sé avere alcuno bene, crede che sia esso. (<) Veramente così questo cammino si perde per errore come le strade de la terra. (Conv. IV XII, 15-8)

In questo passaggio viene ripresa una considerazione che Tommaso esprime nel suo commento al passo scritturale: «Homo, in statu vitae istius constitutus, est quasi in quadam via, qua debet tendere ad patriam» (2 Cor. 5, 6)23, ma ritroviamo anche anticipazioni a carattere macrotestuale di quello che sarà il discorso di Marco Lombardo.24

Con una legittimazione scritturale (Is. 38, 10: «Ego dixi: in dimidio dierum meorum vadam ad portas inferi», che Bernardo di Chiaravalle interpreta: «Inferni metu, incipit de bonis quaerere consolationem»), Dante stabilisce la seconda

22 Leggasi quanto affermato in Conv. IV XXIII,5-7, dove Dante parla anche della similitudine del movimento circolare dei cieli e dell’arco con quella della vita, riportata oltre.

23 Il punto cui si riferisce Tommaso è: «scimus enim quoniam si terrestris domus nostra huius habitationis dissolvatur quod aedificationem ex Deo habeamus domum non manufactam aeternam in caelis nam et in hoc ingemescimus habitationem nostram quae

23 Il punto cui si riferisce Tommaso è: «scimus enim quoniam si terrestris domus nostra huius habitationis dissolvatur quod aedificationem ex Deo habeamus domum non manufactam aeternam in caelis nam et in hoc ingemescimus habitationem nostram quae