• Keine Ergebnisse gefunden

2. O SSERVAZIONI SULLA T ERZA V IA

2.1. E SPOSIZIONE DELLE C INQUE V IE

Le Cinque Vie di Tommaso (S. th. I, II,3) sono fenomeni – il divenire (moto), le cause seconde, la contingenza, i gradi di perfezione, l’ordine dell’universo – e sono per tradizione così riassunte: ex motu, ex causa, ex contingentia, ex gradu, ex fine. La

45 Ricordiamo qui soltanto incidentalmente le parole di Virgilio che conservano chiaramente il senso tomistico, mentre indicano il limite della ragione umana: State contenti, umana gente, al quia;/ che se potuto aveste veder tutto,/ mestier non era parturir Maria// e disïar vedeste sanza frutto/ tai che sarebbe lor disïo quetato ch’etternalmente è dato lor per lutto (<). (Purg. III, 37-42).

46 THOMÆ ScGI, III.

Introduzione - 21

posizione di Tommaso risulta non di opposizione all’aristotelismo47, ma di conciliazione riuscita tra antico e nuovo, tra urgenze filosofiche e necessità teologiche.

Tuttavia si rendono necessarie due postille, in quanto ad una lettura critica l’esposizione delle Cinque Vie lascia spazio a supposizioni molto profonde che ne minano l’intento unitario.

1. Confrontandoci con la bibliografia tomistica in proposito abbiamo riscontrato una domanda frequente: le Cinque Vie sono indipendenti o concatenate?

Si potrebbe affermare che data la sequenza in cui sono esposte le Cinque Vie si possa rilevare il passaggio dalla negazione assoluta ad un’affermazione in cui comunque permane un lasso mobile, il ragionamento causale: esiste una serie di cause che fanno capo ad una causa prima necessaria, la quale ha facoltà di muovere e disporre ordinatamente ciò che crea e a tempo debito genera, inferendo una maggiore o minore vicinanza al sommo bene esprimibile da ciascuna creatura nella propria natura e facendole tendere tutte ad un fine ultimo conforme alla loro natura.48 Tale è il procedimento che Tommaso ingrana per esporre secondo una

47 Circa la posizione di Tommaso nei riguardi dell’aristotelismo, cfr. FERNAND VAN STEENBERGHEN,Thomas Aquinas and Radical Aristotelianism, Washington D. C., The Catholic University of America Press, 1980, pp. 75-110. Molto più recente ed esaustivo nella sua prospettiva è il saggio di Michele Trizio che verte su quattro nodi costitutivi: 1. Sigieri di Brabante alla Facoltà dalle Arti; 2. La pars destruens del trattato: la critica delle fonti; 3. La pars costruens del trattato: Hic homo singularis intelligit; 4. Tommaso d’Aquino e Sigieri di Brabante: il perché della disputa, in cui l’autore raccoglie le fila della querelle furibonda scatenata dalla Quaestio di Sigieri sull’unit| dell’intelletto, e per noi detonatore all’uso della contingenza come reagente di lettura nella Commedia. Cfr. MICHELE TRIZIO,Il 1270: Tommaso d’Aquino e la polemica sull’unità dell’intelletto, in «Quodlibet Journal», Volume 6 n. 1 January - March 2004, reperibile anche nel sito internet http://www.Quodlibet.net

48 È lo stesso principio che si può osservare nella ripartizione delle anime in Inferno e Paradiso e nella loro consapevolezza della giustizia della volont| celeste (per l’unit|

classematica presa in considerazione in questo studio, cfr. Inf. III, 112-129, e vedasi i commenti dell’Anonimo fiorentino e del Vellutello a Inf. III, 126). L’esempio forse più luminoso del colmo di felicit| per un’anima è dato da Cunizza nella spiegazione che offre della sua condizione (Par. IX, 26-32). L’atteggiamento di Piccarda quando si allontana da Dante, cantando vanio/ come per acqua cupa cosa grave (Par. III, 122-123), sembra sconfessare quanto aveva affermato nel suo discorso (ivi, vv. 70-87) e insinua velo nella riflessione di

La Terza Via nella Commedia - 22

consequenzialità causale i suoi argomenti: a ben guardare, le Cinque Vie non sono cinque dimostrazioni a se stanti, ma procedono l’una dall’altra. In questo senso il motus che le informa tutte si avvicina al moto spiritale (Purg. XVIII, 32) di Dante, al suo spirito speculativo dei fenomeni reali. Qui si crea una tensione tra gli elementi della funzione che individuiamo come opposizione tra possibile e necessario.

2. Comunque, a seconda di come si considerino le Cinque Vie si ottengono uno o cinque ambiti di applicazione in cui verificare la loro validità.49 Sulla scorta di Gilson50 sappiamo che le Vie costituiscono un polinomio funzionale, pur conservando ciascuna la propria identit| e autonomia all’interno di una dimostrazione organica. Aristotelicamente sono un’unit| nella diversità. Gilson chiama questi polinomi una «serie di effetti» che a loro volta devono avere un punto di partenza, a sua volta un effetto. Nella lettura che ne offre Bonnette ciò implica che

even if one did not consider these as five distinct formal proofs, one would, nonetheless, have to grant that specific distinction among all the types of per accidens in each via requires that a specifically distinct reduction to a per se is in order in each case.51

3. Ut dictum est, possiamo passare alle Cinque Vie. Per quanto brillanti commenti a questa dimostrazione si sprechino, la loro migliore esposizione è sempre quella originale. In questo ampio stralcio Tommaso si chiosa da solo: meglio di un’esposizione delle Cinque Vie non mediata da commenti, oggettivi, scientifici,

Dante: Chiaro mi fu allor come ogne dove/ in cielo è paradiso, etsi la grazia/ del sommo ben d'un modo non vi piove (ivi, vv. 71-73), velo sollevato da Beatrice nel canto successivo (Par. IV, 28-63).

49 Questa la tesi sostenuta da Dennis Bonnette.Cfr. ID.,Aquinas’ Proofs of God’s Existence, Den Haag, Martinus Nijoff, 1972, pp. 69-70. La nostra riflessione concentra le asserzioni di Gilson e Maritain citate da Bonnette.

50 GILSON, ETIENNE, Le Thomisme. Introduction au système de Saint Thomas, Vrin 1919-19646, trad. inglese utilizzata: ID., The Christian Philosophy of St. Thomas Aquinas, a cura di Lawrence Kennedy Shook e Armand Augistine Maurer, New York, Random House, 1956, p. 67. Nelle stesse pagine Gilson fa presente che Tommaso si serve molto allegramente delle idee di Mosè Maimonide (pp. 69-70) e ne rileva punti di convergenza e divergenza.

51 BONNETTE,DENNIS,Aquinas’ Proofs<, op. cit., p. 71.

Introduzione - 23

ma sempre e comunque anche in minima misura di parte, non ci si poteva offrire per la Commedia, ecco perché riportiamo la loro esposizione integrale.

Nei primi due articoli Tommaso aveva postulato che «Utrum Deum esse sit per se notum» e «Utrum Deum esse sit demonstrabile»; nel terzo, che a noi qui interessa, la questione diventa «An Deus sit», col che stabilisce la possibilità della non esistenza di Dio e quindi la sua non necessaria esistenza (ateismo tomistico) e lo dimostra il fatto palmare che a conclusione della seconda questione non compaia la frasettina: ‚Dio esiste‛ in nessuna variante.52

Le Cinque Vie fanno riferimento al mondo guardando a Dio, prospettano l’universo, ma non escludono il nulla; stanno down to earth, ma procedono dai cieli, sono un moto rivoluzionario di un cosmo comunque in movimento che sente e risponde alle sollecitazioni che gli vengono proposte. La loro dinamica non esclude che la contingenza sia termine sincategorematico, né esclude che riguardi con più inclinazione il mondo interiore dell’uomo – specchio delle sfere celesti create direttamente da Dio che lo influenzano non ἐξ ἀνάγκης (Mph. Ε 1026b)53, ma sottoposte alle Cinque Vie.

52 Le proposizioni conclusive di Tommasosono: «Iª q. 2 a. 3 ad 1 Ad primum ergo dicendum quod, sicut dicit Augustinus in Enchiridio, Deus, cum sit summe bonus, nullo modo sineret aliquid mali esse in operibus suis, nisi esset adeo omnipotens et bonus, ut bene faceret etiam de malo.

Hoc ergo ad infinitam Dei bonitatem pertinet, ut esse permittat mala, et ex eis eliciat bona.

Iª q. 2 a. 3 ad 2 Ad secundum dicendum quod, cum natura propter determinatum finem operetur ex directione alicuius superioris agentis, necesse est ea quae a natura fiunt, etiam in Deum reducere, sicut in primam causam. Similiter etiam quae ex proposito fiunt, oportet reducere in aliquam altiorem causam, quae non sit ratio et voluntas humana, quia haec mutabilia sunt et defectibilia; oportet autem omnia mobilia et deficere possibilia reduci in aliquod primum principium immobile et per se necessarium, sicut ostensum est.» (THOMÆ S. th. Ia-IIae,3).

53 Il passaggio originale di Aristotele recita: «Ἐπεὶ οὖν ἐστὶν ἐν τοῖς οὖσι τὰ μὲν ἀεὶ ὡσαύτως ἔχοντα καὶ ἐξ ἀνάγκης, οὐ τῆς κατὰ τὸ βίαιον λεγομένης ἀλλ' ἣν λέγομεν τῷ μὴ ἐνδέχεσθαι ἄλλως, τὰ δ' [30] ἐξ ἀνάγκης μὲν οὐκ ἔστιν οὐδ' ἀεί, ὡς δ' ἐπὶ τὸ πολύ, αὕτη ἀρχὴ καὶ αὕτη αἰτία ἐστὶ τοῦ εἶναι τὸ συμβεβηκός· ὃ γὰρ ἂν ᾖ μήτ' ἀεὶ μήθ' ὡς ἐπὶ τὸ πολύ, τοῦτό φαμεν συμβεβηκὸς εἶναι.» [Tra gli esseri gli uni rimangono nel medesimo stato, sempre e di necessità, non di quella necessità che è esclusivamente brutalità, ma di quella che si definisce l’impossibilit| di essere altrimenti; mentre gli altri non rimangono né

La Terza Via nella Commedia - 24

Qui Tommaso si limita ad indicare col termine Deus il risultato dei suoi ragionamenti sillogistici. Il nichilismo insito alle Cinque Vie ed alla Terza in particolare si può definire anche cripto-ateismo54 – affermazione suffragata dalla dichiarazione che apre l’articolo:

Iª q. 2 a. 3 arg. 1 Ad tertium sic proceditur. Videtur quod Deus non sit. Quia si unum contrariorum fuerit infinitum, totaliter destruetur aliud. Sed hoc intelligitur in hoc nomine Deus, scilicet quod sit quoddam bonum infinitum. Si ergo Deus esset, nullum malum inveniretur. Invenitur autem malum in mundo. Ergo Deus non est.

Allora non è come aveva postulato Agostino – l’uomo possiederebbe innata l’idea di Dio –, ma Dio sarebbe un ente cui pertiene l’essenza logicamente dimostrabile. Questo modo di procedere può essere imputato di cripto-ateismo per due ragioni: la prima è che una qualunque esperienza religiosa vissuta in termini così speculativi viola il quid di ogni religione – credere in ciò che non è dimostrabile;

la seconda è che nel momento in cui ci si perita in dimostrazioni razionali, per quanto scolastica e istituzionale la dimostrazione dell’esistenza di Dio si apre con un’ipotesi: ※an Deus sit‼. Tutta l’affermazione di Tommaso nel primo argomento non lascia spazio a dubbio alcuno, ed anche il suo procedere nell’esposizione delle Cinque Vie parte da un cripto-ateismo reso così funzionale. Perciò l’operazione secondo cui non si può credere in Dio senza dimostrarne razionalmente l’esistenza a priori è un contributo indiretto all’ateismo.

*30+ di necessit| né sempre né ordinariamente: ecco il principio, ecco la causa dell’essere accidentale.] (ARISTOTELIS Metaphysica E, B́, 1026).

54 La logica insegna che se un argomento ha necessità di essere dimostrato, allora non è un’idea innata nell’uomo. Questa era anche l’idea che aveva propugnata Agostino del Dio cristiano e che troviamo traghettata in un discorso letterario nei canti di Marco Lombardo, ma altrettanto criptata in Inf. III e in tutta la discussione da noi intavolata in questa sede sul rapporto creatore-creatura nel capitolo relativo al canto. Vedasi quivi, Punti nodali, p. 203.

Introduzione - 25