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P ROSPETTO DELLE TESI INFERITE NEI SINGOLI CAPITOLI

4. P RESENTAZIONE RAGIONATA DEI CAPITOLI

4.2. P ROSPETTO DELLE TESI INFERITE NEI SINGOLI CAPITOLI

La nostra ipotesi viene suffragata dal fatto che Tommaso postula la contingenza radicale nei punti (1-3.1) e che questo rispecchia con totale coerenza la posizione di Dante viator in Inf. I (Prologo in terra). Il limite che poi pone Tommaso alla contingenza (3.2) si trasla pari pari in Inf. II nella comparsa di Virgilio che slatentizza a Dante la presenza di un piano divino. E con questo arriviamo al punto (4) di Tommaso nella Terza Via: sarebbe a dire nel testo di Dante autore l’intervento divino delle donne, dove l’una procede dall’altra con cui si dimostra anche l’impossibilit| della regressio ad infinitum di Tommaso. Quest’ultimo punto ci

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conduce alla somma della dimostrazione dell’esistenza di Dio, ma anche ad una dimostrazione totalmente eterodossa in Dante cristiano ma non poeta – la trinità femminile Beatrice-Lucia-Maria. Trinità da bestemmia per un cristiano, trinità perfetta per un perfetto progetto cortese: quindi nella sua poeticità la Commedia assume questa particolare dimensione contingente di universo parallelo. La seconda conclusione che siamo legittimati a trarre è che questa sia una dimostrazione irrefutabile del punto (5) e fondamento ideologico della nostra lettura di Inf. II - Prologo in cielo: la forma (μορφή) ha la meglio sulla materia amorfa (υλo), che scorpora il concetto metafisico secondo cui tutti i corpi naturali constano di materia e forma, per cui sono contingenti.

La materia in lotta può essere considerato il tema di Inf. III. Tale lotta è però inane, in quanto l’emanazione di Dio, la Giustizia, ne pervade ogni singolo respiro.

Se il canto I è quello della contingenza radicale di un solo uomo, per quanto metonimia dell’umanit| intera, è il canto III quello che inscena la contingenza radicale (anarchica) cui l’umanit| è soggiogata quando non segua virtute e conoscenza (Inf. XXVI, 120). Il canto III è risultato per noi il canto di lettura più complessa, ma innegabilmente quello connesso alla dimostrazione dell’esistenza di Dio: è il punto (6) della Terza Via, «Ergo necesse est ponere aliquid quod sit per se necessarium, non habens causam necessitatis aliunde, sed quod est causa necessitatis aliis, quod omnes dicunt Deum.».

Ritornando a più miti consigli, qui di seguito si procede alla presentazione sintetica delle tesi inferite in ciascun capitolo atte a suffragare quella principale, che la contingenza nella Commedia si presenti in forma di struttura inquieta, modo di pensare e dislocazione delle sensazioni.

Capitolo I - Inferno I: Il prologo in terra.

Il primo capitolo su Inferno I risulta strutturalmente il più semplice e punta il cono di luce verso la difficoltà ad intraprendere un cammino e le conseguenti ambages offerte in una singolare accezione.

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La tesi principale di questo capitolo è: La luce-freccia indicatoria della Croce si è spenta e questo ha condotto all’anarchia nella vita di Dante.

A questo proposito c’è chi interpreta ※l’inizio del viaggio, la via-vita smarrita, la mancanza di luce, la scelta della nuova guida vs l’antica‼118, come necessità da parte di Dante autore di impiantare una strategia narrativa:

la scelta del viaggio e del ※maestro‼ (duca e signore), dell’※altissimo poeta‼, ※signor de l’altissimo canto‼, l’esposizione del nuovo canone, l’incontro con i peccatori, che come i due Guidi e Dante, avevano sottomesso la ragione al talento, in un luogo

※d’ogne luce muto‼, richiedevano la presenza del grande assente, signore del canto dell’amore-morte (<). (ibid.)

La contingenza dipinta in questo canto assume una connotazione radicale, di caos e di morte dell’anima.

Il capitolo si sviluppa intorno a questa riflessione, puntando sempre alla verifica sul campo della contingenza nelle accezioni e nei modi esposti nel paragrafo Osservazioni sulla Terza Via e affinandone di volta in volta il senso.

Capitolo II - Inferno II: Il prologo in cielo.

Riconoscere un disegno nelle modalità di un viaggio è il motivo per cui apriamo la lettura di Inferno II con un excursus sulla Fortuna, ministra della Provvidenza che esercitando le veci di Dio ha mosso cielo e terra.

La contingenza in questo canto assume le forme particolari della Fortuna, della Provvidenza119 e quindi dell’imperscrutabilit| del giudizio divino. Ma se nel concetto di contingenza rientra anche quello di caso, vorremmo dire fortuito, come mai esiste la Provvidenza che se ne serve? Dante risponde che a questo mistero

118 ANTONELLI, ROBERTO, Cavalcanti e Dante: al di qua del Paradiso, in «Dante. Da Firenze all’aldil|», op. cit., p. 300.

119 Un buon riferimento per il concetto di Provvidenza nel suo sviluppo storico e nei suoi tratti originali è offerto da RÉGINALD GARRIGOU-LAGRANGE, O. P., Pour l’intelligence du dogme de la Providence, in «Angelicum» XXIX, fasc. 3, con particolare riferimento all’epoca giusto precedente a Dante.

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insondabile si deve credere per fede. Non una verità rivelata, ma una verità di fede che difficilmente riuscirà a persuadere gli spiriti più legati alla logica prettamente umana e limitata, la ratio naturalis che è sì cosa buona purché non esuli dai suoi limiti, onde non scivolare nelle pieghe della contingenza radicale.

Momento supremo anche questo della contingenza in cui Virgilio non è più uno spirito magno, quanto un mezzo della Provvidenza e con questo della Fortuna come gliela vedremo spiegare.120

Questo è il punto centrale: per quale motivo Dante si ostina a non crederci?

Perché Dante mette intimamente in discussione l’ordine creato e di continuo lo riafferma? Cosa c’è dietro, se non la contingenza?

Il capitolo ruota intorno a questo punto cardine e copre il suo raggio d’indagine sulla scorta dell’analisi del tema della Fortuna e della predestinazione che anticipano ed integrano la lettura del canto. Un luminosissimo mistero è la presentazione della Provvidenza e della Fortuna nella Commedia, cui fa seguito un volo su ali d’aquila dove si prospetta il nodo Giustizia-Amore che regge l’intero poema.

Il paragrafo successivo presenta la lettura di Inferno II con attenzione a quanto affermato nel paragrafo d’apertura.

Capitolo III - Inferno III: La porta del Male.

Il terzo capitolo di questa unità classematica apre a ventaglio il meccanismo a grande complicazione cui risponde Inferno III: tema del canto è il rapporto tra la giustizia e l’amore divini, cui sottost| anche la contingenza.

L’affabulazione si configura come esorcismo della morte. Immediatamente il lettore avverte una cesura con i canti precedenti, e qui dobbiamo anche noi fermarci

120 Per il riferimento ai passi paralleli a questo rimandiamo al commento di A. M. Chiavacci Leonardi.

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un momento a riflettere. È solo un’impressione data dall’inquietudine della struttura in cui ci troviamo, ma in realtà questa cesura è concettualmente inesistente.

La tesi inferita a questo canto si formula nei termini seguenti: il dramma della volont| si gioca nella contingenza e l’uomo può divenire a sua discrezione buono o vero mal seme, morire per rinascere o abortire nella seconda morte.121

I punti nodali dell’indagine sono due: Giustizia e Amore. Abbiamo trovato più pertinente prendere in rassegna il male della colpa come affermazione apofatica di Dio da Agostino ad Anselmo d’Aosta nella chiave della contingenza e tenendo sempre come fuoco fisso l’attenzione alla Terza Via che è la necessit| funzionale di questa introduzione, riservando al capitolo conclusivo la disamina del rapporto Giustizia e Amore.

Capitolo IV - Una mente a strati.

Il titolo di quest’ultimo capitolo indica gi| da solo che non è più possibile riferirsi soltanto alle Cinque Vie ed in particolare alla Terza, paradigma della lettura di Inf. I-III, ma che bisogna ampliare la comprensione della contingenza ad un più largo spettro e con molta sensibilità a questa tematica è opportuno considerare prevalentemente il suo aspetto di futura contingentia che la fa rientrare in un piano divino di teodicea provvidenziale e di dislocazione delle sensazioni.

Il punto centrale della Commedia in quanto histoire d’une âme è la rappresentazione che di sé ha il personaggio che dice «io». Per verificare questa chiave di lettura abbiamo sondato le strategie autoriali di Dante in corso d’opera e quali ne siano i risultati concreti a livello del testo, senza cedere alla tentazione di disgregarlo in parti poetiche e parti strutturali, poiché è la stessa natura spaziale

121 Conviene ricordare la complessa struttura di questo canto: il testo apre con l’iscrizione sopra la porta del Male che immette nella realtà della pena eterna come emanazione della giustizia divina e dimostrazione del suo amore (Inf. III, 1-21, 4-6); poi Dante incontra la schiera di coloro che non ebbero volontà né al bene né al male (vv. 22-69); guardandoli e passando oltre, Dante e Virgilio giungono alla trista riviera d’Acheronte (v. 78) dove a seguito di un terremoto e di un sinistro baleno Dante sviene (vv. 70-136).

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della poesia che importa, nella sua prassi e nelle sue interpretazioni successive, che mirano a costituire una trama composita ed intricata quanto viva.

La contingenza si rivela a livello diegetico nei ruoli alternativamente ricoperti da Dante trifario e opera di conseguenza nella griglia testuale attraverso due canali:

la figura del viator inscenata dall’autore e il ruolo della Terza Via. L’osservazione più importante che affiora alla lettura della Commedia è che la maschera autoriale di Dante insceni la contingenza e il vuolsi così colà (<) (Inf. III, 95) che nel testo assurge a impresa di Dio.

Huius igitur operis divisione premissa, restat ad expositionem litere pervenire.122

122 DE BAMBAGLIOLI,GRAZIOLO, Proemio al Commento all’«Inferno» di Dante a cura di Luca Carlo Rossi, Pisa, Scuola Normale Superiore, 1998, p. 6.