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Meier, F., Engesser, R., Forster, B., & Odermatt, O. (2003). Situazione fitosanitaria dei boschi 2002. Birmensdorf: Istituto federale di ricerca WSL.

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Academic year: 2022

Aktie "Meier, F., Engesser, R., Forster, B., & Odermatt, O. (2003). Situazione fitosanitaria dei boschi 2002. Birmensdorf: Istituto federale di ricerca WSL."

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Eidgenössische Forschungsanstalt WSL

Institut fédéral de recherches WSL

Istituto federale di ricerca WSL

Swiss Federal Research Institute WSL

____________________________________________________________________________________

Situazione fitosanitaria dei boschi 2002

Franz Meier, Roland Engesser, Beat Forster, Oswald Odermatt

Traduzione: Nicola Petrini

Editore

Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL, Birmensdorf 2003

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Indice

1 Condizioni meteorologiche 2002: dalla padella alla brace 2

2 Il bostrico tipografo approfitta ancora dell’uragano Lothar 2 3 Nessun attacco massiccio a piante in piedi da parte del bostrico dell’abete bianco 5

4 Lothar: conseguenze anche per faggi e giovani soprassuoli 6

5 Lepidotteri 6

6 Rhynchaenus fagi e afide dell’abete bianco 7 7 Chiodino all’attacco nei depositi irrigati 7

8 Danni da gelo sulle conifere 7

9 Grandine con conseguente micosi 8 10 Colorazioni appariscenti di aghi, foglie e rami 9

11 Malattia degli ontani 9

12 Altre malattie delle piante 10

13 Metodi di rilevamento uguali per danni da selvaggina e rinnovazione boschiva 10 in diversi Cantoni

14 Nel Vorderrheintal solo il 15% della superficie forestale ha problemi di rinnovazione legati 11 ai danni da brucamento

15 Si è aperto un nuovo capitolo per la gestione del problema bosco – selvaggina 12

16 Lothar – una chance utilizzata 12

17 Bibliografia 13

18 Gemeldete Organismen und ihre Bedeutung im Forstschutz 14

Ringraziamenti

In questa sede vogliamo ringraziare tutti gli addetti del settore forestale per il sostegno e la cortese collaborazione. Le loro segnalazioni precise ed aggiornate riguardo agli eventi del bosco sono un’importante premessa perché il lavoro dello SFOI, come pure la stesura del rapporto fitosanitario annuale possano dare i loro frutti.

Indirizzo per le ordinazioni:

I dati PDF possono essere scaricati dal sito www.pbmd.ch oppure richiesti direttamente al Servizio fitosanitario SFOI

Zürcherstrasse 111 CH 8903 Birmensdorf Fax 01/739 22 15 E-Mail: pbmd@wsl.ch

Gli autori operano presso il Servizio fitosanitario d’osservazione e d’informazione SFOI, il servizio di consulenza per le questioni inerenti la protezione delle foreste al WSL di Birmensdorf, il quale fornisce informazioni aggiornate in merito ai

problemi fitosanitari forestali in Svizzera. Grazie alle segnalazioni dei servizi forestali cantonali SFOI redige il bollettino fitosanitario annuale.

© Istituto federale di ricerca WSL Birmensdorf 2003

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A tre anni dall’uragano Lothar del dicembre 1999, è ancora il bostrico tipografo l’evento fitosanitario principale nel nostro paese. Nel 2002 ben 1,1 milioni di m3 di abeti rossi in piedi sono stati danneggiati dallo scolitide. Gli epicentri degli attacchi si situano nelle regioni di montagna, al di sopra dei 900 metri.

Nei depositi di legname irrigati artificialmente, si registrano deprezzamenti del legno causati dal chiodino. Gli eventi climatici estremi dell’inverno 2001/2002 hanno provocato, ad alte quote, danni evidenti alle conifere. Nell’altipiano una forte grandinata ha causato, tra l’altro, infezioni fungine ai pini.

Numerosi cantoni hanno fornito i loro dati inerenti i danni da brucamento da ungulati e la rinnovazione boschiva. Sono sempre più numerosi i cantoni che utilizzano lo stesso sistema di rilevamento.

1 Condizioni meteorologiche 2002:

dalla padella alla brace

Il 2002, nel complesso, è stato più caldo e più bagnato del solito; in alcune regioni persino molto più bagnato della norma. Alcune piogge eccezio- nali hanno causato grossi danni.

L’inizio dell’anno è stato molto freddo; correnti d’aria fredda continentale provenienti da est hanno portato, a partire dal mese di dicembre, a temperature sensi- bilmente inferiori alla norma formando, in alcuni piccoli laghi strati portanti di ghiaccio. Le massicce intrusioni di correnti d’aria fredda hanno provocato, nelle zone esposte delle alpi danni da gelo su piante ed arbusti.

Dalla metà del mese di gennaio si nota una preva- lenza di correnti provenienti da ovest e da sud. Il 27 febbraio, una tempesta di vento da ovest ha cau- sato la caduta, a nord delle alpi, di ca. 80'000 m3 di legname.

Febbraio e marzo hanno fatto registrare tempera- ture nettamente al di sopra delle medie pluriennali, mentre aprile è stato solo leggermente più caldo del solito. A sud delle alpi, prescindendo dal mese di febbraio, da novembre ad aprile il clima è stato molto asciutto.

A nord delle alpi, in marzo e aprile le precipitazioni in certe regioni sono risultate nettamente inferiori alla media.

Il mese di maggio, praticamente in tutta la Svizzera, è stato più bagnato del solito; il 2 e 3 del mese si è assistito a precipitazioni eccezionali a sud delle alpi e nel canton Uri, superando parzialmente i record di precipitazioni. Di conseguenza si sono verificate fra- ne e cadute sassi, ma grazie al fatto che ad alte quote le precipitazioni sono cadute sottoforma di neve, l’evento non ha avuto che lievi ripercussioni.

La maggior parte del paese può ricordare il mese di giugno più caldo dall’inizio delle misurazioni, nel 1864. Dal 14 al 23 abbiamo avuto un periodo di caldo intenso e persistente, mentre luglio e agosto sono stati caratterizzati da tempo variabile, con sbalzi climatici frequenti. Le temperature medie men- sili rientravano nella norma, senza registrare i picchi di giugno, così come le precipitazioni, che le hanno superate di poco.

Il buon approvvigionamento idrico ha permesso ai popolamenti forestali indeboliti dall’uragano Lothar nel 1999 di riprendersi ulteriormente.

Alcuni violenti temporali hanno però lasciato le loro tracce; nella notte del 24 giugno, una violenta gran-

dinata ha interessato la regione da Lenzburg lungo la valle della Reuss, la Furttal e il Glatttal. Oltre ai danni immediati, la violenza della grandinata ne ha cau- sati anche di postumi: getti e parti intere di corona dei pini sono stati oggetto di un attacco massiccio da parte di un fungo che ne ha provocato la morte.

Dal 13 al 17 luglio, localmente, le forti precipitazioni hanno dato origine a inondazioni e frane, colpendo in particolare l’Emmental, l’Entlebuch e la Svizzera orientale.

Il 25 agosto e nei giorni seguenti, localmente, tem- porali molto violenti hanno fatto tracimare torrenti e reso inagibili le strade. La notte del 1. settembre, nel canton Appenzello, un temporale di portata eccezio- nale ha generato una frana che ha investito una casa facendo purtroppo registrare tre vittime.

Va annotato inoltre che, a metà agosto, le preci- pitazioni persistenti verificatesi nel centro Europa hanno causato la fuoriuscita dagli argini di numerosi fiumi, con allagamenti e situazioni di catastrofe lungo il Danubio e l’Elba.

Il mese di settembre, fresco e nella Svizzera tedesca anche bagnato, è stato caratterizzato da un clima invernale. Il 24 il limite delle nevicate in corrispon- denza delle forti precipitazioni è sceso fino a 600 m di quota, causando danni alle piante dovuti al peso della neve. In ottobre, la variabilità del tempo ha portato nuovamente a nord delle alpi un quantitativo di precipitazioni superiore alla norma.

Anche il mese di novembre è risultato molto ba- gnato, in particolare per Ticino e Grigioni dove, dal 14 al 16 novembre, si sono verificate precipitazioni molto intense e persistenti che hanno portato a vere e proprie alluvioni (Schlans, Oberland grigionese) ed allagamenti.

Dopo un periodo di clima invernale nella prima metà del mese di dicembre, abbiamo poi goduto di un clima mite fino alla fine dell’anno.

(Fonte: METEOSCHWEIZ 2002)

2 Il bostrico tipografo approfitta ancora dell’uragano Lothar

Nel 2001 il bostrico tipografo (Ips typographus), con 1,3 milioni di m3 di legname in piedi danneg- giato, aveva fatto registrare i più gravi danni dall’inizio dei rilevamenti. La pullulazione degli scolitidi è purtroppo proseguita anche nel 2002 e, ancora una volta, le piante in piedi danneggiate hanno raggiunto 1,1 milioni di m3 (fig. 1). Nelle zone 2

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a basse quote dell'Altipiano, la gradazione è andata scemando e la massa di legname danneggiato è scesa ad 1/3 rispetto all’anno precedente, mentre al contrario, nelle prealpi e nelle alpi sopra i 900 m s.m., si è segnalato un aumento sensibile del feno- Volume di legname

bostricato (in m3)

meno, con danni raddoppiati rispetto all’anno prece- dente (fig. 2). Ancora una volta, il bostrico è apparso laddove c’erano stati grossi danni dovuti a Lothar e dove, a causa delle tempeste, era rimasto molto legname a terra.

Numero di focolai di bostrico

0 200000 400000 600000 800000 1000000 1200000 1400000

1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000 alberi lasciati in piedi 1

utilizzazioni forzate del sem. invernale 2 utilizzazioni forzate del sem. estivo 3 focolai di bostrico

Nota:

1 Legname bostricato lasciato in piedi: rilevato per la prima volta nel 1999; 2002 stima

2 Utilizzazioni forzate del semestre invernale (ottobre – marzo): non rilevate nel 1984; 2002 stima

3 Utilizzazioni forzate del semestre estivo (aprile – settembre)

Fig. 1. Quantità di legname danneggiato dal tipografo (m3) e quantità dei nuovi focolai in Svizzera dal 1984 al 2002.

La diminuzione dei danni da bostrico nella Svizzera centrale va attribuita, da un lato, alla tempestiva evacuazione del legname bostricato, dall’altro al buon approvvigionamento idrico degli periodi vegeta- tivi 2001 e 2002 che ha permesso ai popolamenti forestali di rimarginare velocemente le ferite all’appa- rato radicale causate dall’uragano. Il gran numero di catture con trappole munite d’esca ormonale mostra- no, però, che le popolazioni sono ancora molto numerose, ma potrebbero anche indicare che le trappole, al momento in cui gli alberi sono diventati più vitali, hanno attratto più coleotteri.

Nelle regioni di montagna, la pullulazione tardiva delle popolazioni degli scolitidi e l’aumento dei danni possono essere ricondotti ai fenomeni biologici, noto- riamente più lenti in queste zone. Se da una parte in

queste regioni il bostrico sviluppa una sola genera- zione all’anno, dall’altra il legname a terra secca molto più lentamente. Inoltre le piante danneggiate rimaste in piedi, a causa dei periodi vegetativi più corti, hanno potuto riprendersi meno velocemente.

Ha avuto un’influenza anche il tipo di misure adottate contro il fenomeno: nelle zone a basse quote, il le- gname d’infortunio ha potuto essere esboscato velo- cemente e su grandi superfici mentre questo non si è sempre verificato nelle zone di montagna spesso poco accessibili. Circa la metà del legname danneg- giato dal bostrico proveniva dalle superfici a suo tempo colpite dall’uragano. Un influsso importante si deve alle piccole superfici danneggiate sparpagliate su tutto il territorio e a un indebolimento generale dei popolamenti forestali.

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Altipiano

Prealpi e Alpi

1999 2000 2001 2002 Volume di legname

bostricato (m3)

500‘000 -

Fig. 2. Evoluzione del quantitativo di legname da bostrico nelle regioni colpite da Lothar nell’altipiano, nelle prealpi e nelle alpi.

Nelle zone dei danni causati dalle tempeste e nelle piccole aree danneggiate sparpagliate a mosaico sul territorio, il bostrico tipografo ha colpito anche il pino silvestre e il pino mugo (fig. 3) e questo è un feno- meno noto durante le pullulazioni. La cosa sorpren- dente, però, è la portata di questi danni nel 2002; ci sono state zone nelle alpi dove il pino è stato addirittura preferito all’abete rosso! Le cause di que- sto fenomeno non sono note: si suppone che, in caso di buon approvvigionamento idrico, gli abeti rossi abbiano saputo riprendersi più velocemente dei pini i quali crescono spesso su stazioni estreme. Dal punto di vista economico la perdita del pino mon- tano, una specie piuttosto rara, non ha grosse conseguenze, ma non si può certo dire lo stesso per la funzione protettiva, naturalistica e paesaggistica.

Fig. 3. Pino montano danneggiato dal tipografo.

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Risultati del censimento sul tipografo 2001:

Tra aprile a settembre 2001, nel nostro paese sono stati sgomberati 925’000 m3 di legname bostricato in piedi e da ottobre 2001 a marzo 2002 se ne sono aggiunti altri 252'000 m3; inoltre, da stime effettuate dal personale forestale, ca.

133’000 m3 di legname danneggiato (che corri- sponde a ca. l’11% del legname danneggiato in piedi) è stato lasciato nei soprassuoli.

Per quanto riguarda l’anno 2001 quindi, la somma totale delle utilizzazioni forzate ammonta a 1'177'000 m3 e, con il legname danneggiato la- sciato nei soprassuoli, si raggiunge un quantita- tivo totale di legname danneggiato pari a 1'310’000 m3. Si tratta di un nuovo triste valore record pari a 2,5 volte quello risalente agli anni 1992 e 1993 dopo l’uragano Vivian. Nel 2001 si sono registrati 13'638 nuovi focolai (con più di 10 alberi colpiti); anche in questo caso un valore ca.

2,5 volte superiore a quello risalente agli anni 1992 e 1993.

2002:

Nell’estate 2002 (da aprile a settembre) è stato sgomberato un quantitativo di legname bostricato pari a 834'000 m3. Considerando il legname esboscato nell’inverno 2002/2003 e il legname danneggiato rimasto in piedi nei soprassuoli, per il 2002 il legname danneggiato dal bostrico è pari a 1,1 milioni di m3, valore che si situa leggermente al di sotto del quantitativo record dell’anno precedente (fig. 1). Anche nel caso dei nuovi focolai si nota una leggera regressione con 11'090 nuovi casi segnalati.

Nelle medie nazionali la quota di cattura delle singole trappole munite di esca ormonale sale da 20'000 (valore 2001) a 27'000 coleotteri nel 2002, anno durante il quale ne sono state installate, in numero leggermente superiore agli anni prece- denti, 7'800 trappole.

Come evolverà la situazione?

Nell’altipiano svizzero, i danni 2003 in molte località dovrebbero diminuire e tornare probabilmente ai livelli precedenti l’uragano Lothar. Nelle zone a basse quote dovremo prevedere delle popolazioni di bostrico superiori alla media.

L’evoluzione in montagna è difficilmente prevedibile:

da un lato, i picchi raggiunti nel 2002 lascerebbero supporre che la pullulazione sia ormai stata raggiunta, d’altro canto però le esperienze fatte dopo l’uragano Vivian mostrano che, nelle zone di montagna, molto legname bostricato rimane in piedi nei soprassuoli, ciò che può portare a una pullulazione ritardata. Per questo motivo, almeno localmente, dovremo attenderci dei danni ancora molto elevati (fig. 4).

Per tutta la Svizzera, nel 2003 si prevede una diminuzione del legname colpito dal bostrico a patto che non si presentino eventi estremi come siccità perdurante o danni da tempeste, che inducono condizioni di stress per gli alberi e quindi situazioni ottimali per l’ approvvigionamento alimentare degli insetti. La tempesta del 2 febbraio potrebbe aver localmente danneggiato l’apparato radicale degli abeti rossi e quindi aumentato la loro predisposizione agli attacchi del bostrico.

Fig. 4. Danno esteso causato dal bostrico.

3 Nessun attacco massiccio a piante in piedi da parte del bostrico dell’abete bianco

Nonostante a causa dell’uragano Lothar siano stati abbattuti anche molti abeti bianchi e sebbene questi siano stati sgomberati spesso solo in un secondo tempo, non si è verificata una pullulazione del bostrico dell’abete bianco. Solo localmente, ad esempio nella valle dell’Aare a nord di Thun si sono osservate piccole gradazioni del bostrico dai denti curvi (Pityokteines curvidens). Dato che il legname da tempesta è seccato a terra senza attacchi da bostrico, anche il danno alle piante rimaste in piedi è stato contenuto e non ha raggiunto certo i valori di 100'000 m3 e più che si erano registrati negli anni molto aridi 1947-1949.

Si è invece fatta rimarcare la presenza del crifalo dell’abete bianco (Cryphalus piceae) che, in modo quasi inosservato, si è sviluppato nella ramaglia rimasta nei soprassuoli dopo l’uragano Lothar. I coleotteri si sono trasferiti negli alberi rimasti in piedi scavando gallerie negli abeti bianchi, provocando il disseccamento parziale di germogli ed interi rami (fig. 5). Sono rimasti colpiti anche giovani esemplari di abete che in parte sono morti.

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Fig. 5. Danno del crifalo dell’abete bianco.

4 Lothar: conseguenze anche per faggi e giovani soprassuoli

Nell’altipiano, Lothar si è ripercosso anche sui soprassuoli di latifoglie. Nel canton Vaud, i faggi hanno sofferto per i cambiamenti stazionali del suolo (FORSTER e ENGESSER 2003). Nei suoli compressi dai mezzi utilizzati per l’esbosco, le precipitazioni nei soprassuoli radi hanno formato pozze ed acqua stagnante, ed i faggi, già sotto stress, sono quindi stati velocemente vittima di necrosi corticali e colate mucillaginose. Inoltre, le piante indebolite sono state attaccate dall'agrilo verde (Agrilus viridis), da Taphrorychus bicolor e da altre specie di coleot- teri corticali. Anche le micosi come Nectria oppure quelle che causano carie bianca hanno potuto svilupparsi in queste condizioni, danneggiando coro- ne o alberi interi che sono morti; il legname di faggio ha quindi subito rapidamente una svalutazione. Pro- babilmente l’apparato radicale fine delle piante era già stato danneggiato durante le tempeste, ciò che ha causato una capacità di assorbimento dell’acqua inferiore al solito per il popolamento rimasto in piedi.

Le condizioni climatiche variabili dell’inverno 2001/2002 e le scarse precipitazioni della primavera

2002 hanno avuto conseguenze negative per le pian- tagioni nelle zone colpite dall’uragano. Acero e fag- gio sono state le specie più penalizzate. Gli aceri di monte indeboliti sono stati attaccati dalla micosi corticale Nectria coccinea e dal chiodino (Armilla- ria sp.). Le pianticelle con fusto un po’ più sviluppato sono state inoltre colpite dal xileboro disuguale (Xyleborus dispar) e da Xylosandrus germanus, con conseguente perdita di piantine.

Nelle piantagioni di abete rosso si è notata, puntualmente, l’azione dell'ilobio dell'abete rosso (Hylobius abietis) e quella dell'ilaste dell'abete rosso (Hylastes cunicularius), due specie di coleot- teri che hanno trovato condizioni di sviluppo ideali nei ceppi delle aree colpite da tempesta, dove si sono moltiplicati trovando condizioni alimentari favorevoli.

5 Lepidotteri

Nell’alta Engadina, la tortrice grigia del larice (Zeiraphera diniana) ha ultimato il suo ciclo. Dopo che la pullulazione sul larice era terminata nel 2001, nel 2002 è stata portata a termine anche la grada- zione sul cembro. Nella zona confinante di Bergell i larici sono nuovamente stati erosi ma in questo caso si tratta di una gradazione locale dovuta alla pullula- zione della minatrice del larice (Coleophora lari- cella) (fig. 6).

Fig. 6. Danno della minatrice del larice.

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Nelle vallate laterali dell’alto Vallese si è osservata nuovamente un’erosione di aghi su larici e abeti rossi causata da Lymantria monacha, mentre a Sud delle alpi i danni della processionaria del pino (Thaume- topoea pityocampa) sono aumentati d’intensità.

Anche le segnalazioni riguardanti i nidi di questo lepidottero su pini, cedri e duglasie sono in aumento.

6 Orcheste del faggio e afide dell’abete bianco

In diverse regioni della Svizzera, sopra gli 800 m, è stato notata un’erosione fogliare appariscente cau- sata dall'orcheste del faggio (Rhynchaenus fagi).

Sebbene una parte del fogliame appena germogliato sia andato perduto, i faggi hanno superato l’attacco senza particolari problemi e gli alberi colpiti in modo più marcato durante l’estate sono stati in grado di formare foglie sostitutive.

Durante il 2002, il temuto attacco dell’afide dell’abete bianco (Dreyfusia nordmannianae) atteso nelle zone colpite dalle tempeste non si è verificato, mentre nelle perticaie e nelle fustaie giovani si è sviluppato, localmente in modo anche importante, l’afide del tronco dell'abete biancho (Dreyfusia piceae). Gli abeti bianchi toccati più gravemente dal fenomeno rischiano danni secondari e perdite d’accrescimento.

7 Chiodino all’attacco nei depositi irrigati

Il deposito di tondoni non scortecciati in piazzali irrigati artificialmente si è dimostrato una soluzione valida anche dopo gli eventi legati a Lothar. Local- mente si è però verificato un nuovo problema; nella Svizzera occidentale e nel canton Berna, in diversi depositi di questo tipo creati dopo l’uragano, si sono registrati forti deprezzamenti del legname causati da una micosi. L'alburno, infestato fino ad una profondi- tà di 5 cm dal chiodino, ha perso valore (fig. 7).

Fig. 7. Tronco di peccio con marciume esteso dopo lo scortecciamento meccanico.

Il team di fitopatologia del WSL ha intrapreso la determinazione del fungo in due casi distinti, identificando quale patogeno responsabile del danno l’Armillaria cepistipes. Questo tipo di chiodino non è un parassita primario, ma infesta soprattutto alberi già morti. Di tutte le specie di chiodino presenti in Svizzera, questa è quella le cui rizomorfe sono più frequenti nel sottosuolo forestale (RIGLING et al.

1988). Grazie ad esse il fungo è in grado di infettare il legno che si trova a terra, come ad esempio gli abeti abbattuti da Lothar. Dato che in fase iniziale l’infezione dovuta a questa micosi non è affatto visibile, gli abeti colpiti possono giungere ai piazzali di deposito senza venir depistati. Inoltre il chiodino rappresenta un caso eccezionale e, contrariamente ad altri funghi decompositori, può continuare a svilupparsi anche sul legno continuamente irrigato (METZLER 1994). L’esbosco e il deposito in appositi piazzali del legname in tempi rapidi permette di limitare il rischio di infezione e le conseguenti problematiche legate al marciume.

8 Danni da gelo sulle conifere

All’inizio del 2002 sono stati segnalati arrossamenti degli aghi degli abeti rossi provenienti dal distretto forestale di Kirchberg (SG). Sono risultati danneggia- ti gli aghi della cacciata 2001 sugli abeti che si trova- vano al di sopra degli 800 metri. Nella seconda metà del mese di febbraio è poi toccato a Riemenstaldner- tal (SZ) e Hasliberg nell’Oberland bernese. Nella fascia altimetrica tra i 1100 e i 1500 metri di quota, le corone o grandi parti di esse, risultavano danneggia- te e davano luogo a soprassuoli visibilmente arrossa- ti che si estendevano a fasce per diverse centinaia di metri nei versanti esposti a sud fino a sud-ovest.

Oltre al peccio, sono stati colpiti gli abeti bianchi, i pini e, nella regione di Hasliberg anche cembri, ginepri e gli agrifogli (fig. 8). A metà aprile sono stati trovati arrossamenti a 1400 metri di quota, nella regione di “Scheidegg”, comune di Emmetten (NW).

In maggio una segnalazione da Giswil (OW), una stazione esposta a sud-ovest a 1370 m sl.m., dove sono stati colpiti pecci, abeti bianchi e pini. Sopra Rodi, in Leventina (TI) sono stati attaccati dei giovani abeti rossi, mentre in alta Engadina arbusti come il ginepro ma non larici e cembri.

La causa di questi arrossamenti va attribuita alle forti oscillazioni della temperatura attorno alla soglia del gelo (gelo variabile) o al disseccamento sempre per gelo. Le conseguenze di questo tipo di danni vengo- no spesso sopravvalutate, come hanno già mostrato le esperienze fatte in occasione di eventi simili nel 1987 (ENGESSER et al. 2002). Anche gli abeti che presentano forti arrossamenti hanno buone probabili- tà di ripresa nel lasso di pochi anni. Evidentemente, occorre però che non si verifichino ulteriori condizioni negative come ad esempio l’attacco da parte del bostrico su soggetti già indeboliti.

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Fig. 8. Aspetto dell’abete bianco dopo una gelata nell’Hasliberg.

9 Grandine con conseguente micosi

Il 24 giugno 2002, nella regione situata tra Aarau e Winterthur si è verificata una tempesta con grandine di particolare violenza, tanto che i danni al bosco sono stati paragonabili a quelli dell’ uragano Lothar del 1999. Le conseguenze della violenta grandinata si sono fatte sentire su tutte le specie di pino che, a causa delle ferite corticali sono stati in un secondo tempo infettati dal patogeno della moria del pino, il fungo Sphaeropsis sapinea. Di conseguenza, due mesi dopo l’evento, intere corone di pini o parti di queste si presentavano decisamente arrossate (ENGESSER 2002) (fig. 9). Le ricerche hanno mostrato che il fungo si era propagato utilizzando una via d’infezione particolare. Normalmente il fungo penetra attraverso gli aghi giovani che stanno germogliando, mentre le vecchie annate risultano resistenti. Tra le specie di pino, il pino nero risulta essere il più sensibile, mentre pino mugo e silvestre vengono danneggiati solo in misura marginale. La grandinata di giugno ha però permesso al fungo di superare le normali barriere naturali e di infettare direttamente la pianta ospite. Sono stati così colpiti pesantemente tutti i tipi di pino (fig. 10). Altre osservazioni, perve-

nute dai cantoni di Argovia e Zurigo confermano que- ste teorie: sono stati segnalati pini con forti arrossa- menti in tutta la regione tra Lenzburg e Wallisellen che in giugno era appunto stata colpita dalla grandine.

Fig. 9. Risultato della combinazione grandine e attacco fungino: pini silvestri con arrossamenti.

Nonostante la letteratura specializzata annoveri la grandine tra i vettori che concorrono alla diffusione di questa micosi – in Sudafrica ad esempio si evita la coltivazione del pino nelle zone notoriamente sogget- te a grandinate – in Svizzera è la prima volta che è dato di osservare e descrivere un fenomeno di que- sto genere.

A seguito di queste osservazioni ci si sta interrogan- do sull’eventualità che sia comparsa una razza di questo fungo più aggressiva, in quanto anche negli scorsi anni si sono verificate forti grandinate senza grosse infezioni ai pini. Ci sono inoltre forti incertezze sulla prognosi: i pini più gravemente danneggiati però molto probabilmente non sopravvivranno.

Fig. 10. Corpi fruttiferi di Sphaeropsis sapinea nella corteccia.

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10 Colorazioni appariscenti di aghi, foglie e rami

In giugno i tassi, probabilmente a causa del clima, si sono colorati di giallo perdendo in seguito parte degli aghi (fig. 11). Si trattava in particolare degli aghi più vecchi o di quelli situati sui rami più bassi ed in ombra, mentre gli aghi più giovani risultavano verdi e sani. Questa caduta precoce degli aghi non è stata causata né da una micosi né tanto meno da insetti o altri patogeni, ma viene descritta come filloptosi fisiologica ed è innoqua, come dimostrato dalle osservazioni degli anni passati.

Fig. 11. La filloptosi fisiologica porta a un ingiallimento degli aghi dei tassi.

Rami e foglie dei ciliegi sono invece stati attaccati maggiormente della monilia (Monilia laxa) e da Stigmina carpophila. La moria dei rametti dei salici (Pollaccia saliciperda, Marssonina salicicola) è stata segnalata spesso anche nel 2002 e si è osservato che i rami morti erano spesso infestati anche da altre specie fungine. Nel canton Grigioni la micosi degli aghi Meria laricis ha causato l’imbrunimento degli aghi dei larici e la loro susseguente caduta già in luglio. Sui rami e i fusti dei pini con 2 o 5 aghi si è osservata con maggiore frequenza la presenza di un tipo di ruggine.

11 Malattia degli ontani

Sull’ontano bianco (Alnus incana) nei cantoni di Ginevra, Vaud, Zurigo, Zugo, Lucerna e Obwaldo, è stato trovato un nuovo patogeno, la ruggine Melampsoridium hiratsukanum (BOLAY A., Nyon, comunic. pers.). Le foglie attaccate dal fungo a metà agosto si arrotolavano su se stesse per poi cadere a terra precocemente, cosicché sulle piante colpite rimanevano solo alcune foglie verdi sulla cima della corona. La ruggine, caratterizzata da un’alternanza di piante ospiti, colpisce anche il larice, è strettamen- te imparentata con la ruggine della betulla (Melamp- soridium betulinum) e come questa è relativamente inoffensiva.

Dai cantoni Ticino, Uri e Grigioni sono giunte invece segnalazioni relative alla moria dei getti dell’onta- no verde (Alnus viridis) che, come negli anni scorsi, ha portato all’imbrunimento prematuro delle foglie sui getti morenti già in luglio (fig. 12). La causa va attri- buita a due micosi corticali (Valsa oxystoma, Melanconium sp.) che possono colpire l’ontano verde solo se durante la pausa vegetativa la pianta ha subito una grossa perdita di acqua a causa di siccità estrema o del gelo. Dato che la ceppaia non viene colpita, gli ontani reagiscono con ricacci e non va quindi temuta la scomparsa di questa specie su grandi superfici.

Fig. 12. Moria di getti dell’ontano verde presso Hospental.

Una malattia dell’ontano molto più preoccupante è invece il marciume radicale causato dal fungo Phytophthora, che fino ad oggi non è ancora stato trovato in Svizzera. La malattia che è stata scoperta per la prima volta in Inghilterra nel 1993, è già presente in Francia, poco lontano dal confine elve- tico, a nord del canton Giura ed è stata segnalata anche nel sud della Germania, nella valle dell’Inn in Austria ed in Italia. Viene colpito in particolare quello che nel 2003 è l’albero dell’anno, vale a dire l’ontano nero (Alnus glutinosa), ma anche l’ontano bianco e in laboratorio si è potuta notare l’infezione anche sull’ontano verde. La malattia si presenta con macchie mucillaginose sul fusto, una forte fioritura

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con relativa fruttificazione anche su piante giovani e, più tardi, una progressiva moria della corona con la formazione di piccole foglie, spesso ingiallite. Le piante colpite spesso muoiono e, visto che il patoge- no sviluppa delle spore mobili e attive che si propa- gano nell’acqua, questa malattia si sviluppa molto rapidamente lungo il corso di fiumi e torrenti. Le infezioni riscontrabili lontano dai corsi d’acqua invece vanno ricondotte a piantagioni con esemplari infetti.

Visto che, finora, in Svizzera la malattia causata all’ontano da Phytophthora non è ancora stata segnalata, le piante che vengono impiegate nel campo forestale e agricolo non dovrebbero più essere importate nel nostro paese e, se questo dovesse invece essere necessario, dovrebbe essere utilizzato solo materiale certificato proven- iente da vivai riconosciuti.

12 Altre malattie delle piante

Altre malattie come il marciume rosso (Heteroba- sidion annosum), la grafiosi dell’olmo (Ophiostoma ulmi) e il chiodino (Armillaria sp.) sull’abete rosso, ma anche i fenomeni di moria riguardanti le querce, rientravano nel normale ordine di grandez- za. Questo vale anche per la necrosi corticale del faggio anche se alcune piante morenti sono state osservate nei pressi delle zone colpite dalle tempe-

Fig. 13. Alcuni faggi sono morti improvvisamente dopo la germogliazione.

ste o ai margini del bosco. Le foglie degli alberi col- piti seccano subito dopo esser germogliate e per questo motivo sono facilmente identificabili in mezzo al verde degli altri alberi (fig. 13). Oltre ai sintomi classici come le macchie mucillaginose sul fusto e il fungo Nectria sulla corteccia, sulla parte alta del fusto si osservavano numerosi corpi fruttiferi bianchi del fungo Oudemansiella mucida sviluppatisi nella tarda estate sulla corteccia delle piante morenti (fig.

14). Anche quest’ultimo patogeno è un parassita che attacca piante indebolite e che può condurle alla morte.

Fig. 14. Corpi fruttiferi di Oudemansiella mucida sul fusto di un faggio morente.

13 Metodi di rilevamento uguali per danni da selvaggina e rinnovazione boschiva in diversi Cantoni

Un numero sempre maggiore di Cantoni utilizza il metodo di controllo della rinnovazione boschiva elaborato da Rüegg (RÜEGG e NIGG 2003). Nel 2002, questo metodo è stato applicato per la prima volta in più della metà dei cantoni del nostro paese, in modo esteso o solo localmente. L’unità di misura base è l’intensità del danno da brucamento. Gli elementi che concorrono al mantenimento dei costi per il rileva- mento a un livello ragionevole sono fondamental- mente due: da una parte i rilevamenti vengono eseguiti solo laddove l’entità dei danni causati dagli ungulati sulla rinnovazione boschiva non è chiara e, 10

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per far questo, l’intera superficie viene analizzata preventivamente e le zone da monitorare delimitate.

D’altra parte, il rilevamento nelle aree interessate viene eseguito basandosi su aree che fungono da indicatori della situazione. Queste ultime hanno una superficie di ca. 30 ettari e contengono 30 aree cam- pione permanenti distribuite sistematicamente sul territorio. In queste superfici vengono rilevate le spe- cie arboree, le classi d’altezza e i danni da bruca- mento alle gemme apicali. Le tabelle 1 e 2 mostrano

i risultati ottenuti nei cantoni della Svizzera orientale (RÜEGG 2003).

La percentuale di boschi dove si verificano perdite di alberelli a causa degli ungulati varia dal 34% (ZH) all’83% (AI). Nella maggior parte dei casi la specie che viene a mancare è l’abete bianco seguita da sorbo degli uccellatori e quercia. La media dell’in- tensità del danno sull’abete bianco supera in tutti i cantoni la soglia limite fissata da Eiberle al 9%.

Tabella 1: Risultati della valutazione della superficie boschiva complessiva dal punto di vista dei danni da brucamento.

Quantità di bosco con perdite di piantine

Regione Superficie boschiva (ha)

una specie arborea tutte le specie

Canton Glarona (GL) 16’900 40% 1%

Canton Appenzello interno (AI) 5’200 83% 1%

Canton San Gallo (SG) 52’900 60% 4%

Canton Turgovia (TG) 20’100 49% 0%

Canton Zurigo (ZH) * 48’800 34% 1%

* a seguito dei dati pervenuti dal 57% dei distretti forestali Tabella 2: Risultati del controllo della rinnovazione nelle aree indicatrici

Intensità del danno da brucamento (%) Regione Numero

aree indica- trici

Numero alberi/ha

Numero alberi con l'altezza

> 40cm

Superficie con numero alberi

< 2500/ha

abete rosso abetebianco frassino acero faggio quercia sorbo degli uccelatori totale

GL 13 21’943 47% 17% 7 39 33 35 6 52 20

AI 8 13’151 80% 48% 4 29 38 34 9 34 23

SG 71 35’253 72% 27% 6 29 29 33 7 47 23

TG 20 39‘959 51% 27% 0 11 13 34 13 47 19

ZH Oberland

7 57‘070 74% 25% 6 30 37 51 10 30 29

14 Nel Vorderrheintal solo il 15% della superficie forestale ha problemi di rinnovazione legati ai danni da brucamento

Il concetto rinnovazione boschiva-danni da ungulati del Canton Grigioni si basa su quattro progetti settoriali:

1 Il rilevamento di aree campione ogni 5-8 anni in superfici d’osservazione scelte soggettivamente 2 La valutazione sommaria da parte del personale

forestale

3 Il rilevamento annuale di aree campione durante 5 anni in superfici scelte soggettivamente

4 Il rilevamento di aree campione casuali su un reticolo di 1,4 km di maglia

A questo si aggiunge il progetto recinzioni di controllo.

In questo momento si stanno valutando i risultati e facendo una sintesi per regione. Per quanto riguarda la Surselva il rapporto è già a disposizione (AMT FÜR WALD GR 2001).

Sono state analizzate, da un lato, le aree dove si sospettava ci fossero problemi di rinnovazione legati alla selvaggina. I sospetti sono stati confermati nel 51% (progetti settoriali 1 e 3) rispettivamente 56%

(recinzioni di controllo) dei casi. Oltre a questo sono stati eseguiti dei campionamenti aleatori (progetto settoriale 4). Nel 23% dei casi sono stati rilevati pro- blemi di rinnovazione causati dagli ungulati. Com- plessivamente, dalle varie osservazioni risulta che i problemi legati agli ungulati interessano il 15% della superficie boschiva.

I problemi principali emersi risultano essere il bruca- mento totale dell’abete bianco, la parziale scomparsa del sorbo degli uccellatori e il forte brucamento dell’abete rosso, con conseguenze molto diverse a dipendenza dalla quota e dalle stazioni dove quest’

ultimo si verifica:

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• Nelle zone d’alta montagna in boschi misti di abeti bianchi e peccio e nelle peccete, l’abete bianco non riesce mai a superare la soglia dei 40 cm d’altezza.

• Nelle peccete subalpine il quantitativo di sorbo degli uccellatori diminuisce sensibilmente rispet- to al totale una volta superati i 40 cm d’altezza.

La presenza di alberelli con diametro superiore agli 8 cm è solo sporadica.

• Se la rinnovazione con abete bianco e sorbi viene a mancare, la concorrenza della vegetazione nei pendii esposti a Nord può impedire la rinno- vazione dell’abete rosso.

• Una volta installata, la concorrenza vegetazionale persiste parzialmente anche laddove il danno causato dagli ungulati diminuisce, impedendo la crescita delle giovani piante.

• La siccità, la vegetazione al suolo e in parte la mancanza di luce fanno sì che la rinnovazione del pino silvestre vada eseguita localmente. Se a questa problematica viene a sommarsi anche il danno degli ungulati l’intera rinnovazione viene messa in pericolo.

• Le altre specie arboree che diminuiscono nella mescolanza a causa del brucamento sono il tasso, localmente il frassino, l’acero di monte e il rovere.

• Nelle zone a basse quote della media Surselva, dove il faggio – per cause climatiche – manca, i cespuglieti di nocciolo finiscono per diventano perenni. La sola specie che potrebbe svilupparsi in quelle condizioni di ombreggiamento è l’abete bianco, che però manca a causa del brucamen- to degli ungulati.

15 Si è aperto un nuovo capitolo per la gestione del problema bosco – selvaggina

Nell’ambito del progetto pilota effor2 bosco – selvag- gina dei cantoni San Gallo, Appenzello interno e esterno, si cerca di giungere a una soluzione del conflitto bosco-ungulati selvatici basandosi sulle più moderne conoscenze. Il progetto ha una durata di 5 anni, dal 2000 al 2004 e interessa 35'000 ettari di bosco. I Cantoni ricevono dalla Confederazione 2 milioni di franchi e si impegnano a diminuire la superficie boschiva danneggiata dalla selvaggina, in particolare : la superficie con danni da brucamento parziali di 9'314 ettari, con danno da brucamento totale di 473 ettari, con danni da scortecciamento di media intensità di 39 ha e con grossi danni da scortecciamento di 2 ha. Questi obiettivi dovrebbero essere raggiunti con un aumento delle possibilità di pastura e una diminuzione del numero di capi. Per la simulazione e la stima dell’efficacia dei provvedimen- ti è stato messo a punto un modello computerizzato, il cosiddetto Wald/Wild-Management-Instrument, WWMI. Il CD con il programma, di facile consultazio-

ne, è stato nel frattempo inviato anche a tutti i servizi cantonali caccia e pesca e forestali per essere utilizzato nei diversi ambiti di lavoro. Nel progetto effor2, grazie a questo strumento, è stato stabilita l’entità dei miglioramenti ambientali da mettere in atto. Il canton San Gallo raggiunge l’obiettivo stabilito mantenendo aperte delle aree (7% delle nuove possibilità di pastura), con l’installazione (34%) e la cura (20%) dei margini boschivi, con la preparazione (10%) e la manutenzione (21%) di radure per la caccia, attra-verso la piantagione (1%) e la cura (3%) di arbusti per la pasturazione e con la preparazione di legname per favorire gli ungulati (4%).

La prima metà del progetto è ormai conclusa ed è stato elaborato un bilancio intermedio (PROGRAMM-

LEITUNGSTEAM EFFOR2-SG/AI/AR, 2002). Il 95% dei lavori nel frattempo è stato approvato e concordato con i proprietari dei fondi e ca. un quinto dei lavori è stato portato a termine entro febbraio 2002. Anche le direttive concernenti le popolazioni di ungulati sono già state realizzate. Nei prossimi anni e dopo la conclusione del progetto sarà possibile valutare se effettivamente la rinnovazione del bosco potrà svol- gersi senza problemi su tutta la superficie stabilita o meno. Grazie al rilevamento dell’intensità dei danni da brucamento sulle 78 aree campione è però possibile monitorare le differenze dell’influsso degli ungulati già dopo un anno e quindi pronosticare lo sviluppo della rinnovazione boschiva. Il confronto tra i rilevamenti del 2000 e quelli del 2002, però, mostra che, per il momento, gli effetti delle misure intraprese non sono ancora tangibili.

16 Lothar – una chance utilizzata

Il miglioramento delle condizioni di vita per gli ungulati selvatici creatosi dopo l’uragano Lothar ci fornisce una chance per padroneggiare i problemi di rinnovazione del bosco dovuti all’azione dei selvatici.

La dinamica del rimboschimento sotto l’influsso di questi erbivori viene studiata e documentata nell’am- bito di un progetto che viene eseguito su mandato del UFAFP intitolato “Studio dello sviluppo della rinnovazione boschiva e del comportamento degli ungulati selvatici nelle aree colpite dall’uragano Lothar” (UVSL). Vengono monitorate le superfici danneggiate sullo Stanserhorn (NW), nella valle di Schlieren (OW), nella zona di Egg (ZH) e nel Buch- berg (TG). Anche altri cantoni stanno concentrando le loro ricerche nelle aree colpite da tempesta (BL, AG e SO).

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Diagnosi online – primi soccorsi in caso di malattie di piante su Internet

Le pagine Internet della “sezione protezione della foresta e dell’ambiente” (www.waldschutz.ch) e anche della stazione per le domande inerenti i problemi fitosanitari forestali (www.pbmd.ch) del FNP (www.wsl.ch) sono state riorganizzate. Dovrebbero in questo modo permettere di informare velocemente in merito agli eventi fitosanitari forestali e di sostenervi nella diffusione delle informazioni.

Nell’offerta c’è una nuova proposta, il programma di diagnosi (per il momento in tedesco), che viene costantemente aggiornato. “Diagnose online” dovrebbe aiutarvi a determinare le cause di eventi fitosanitari.

Se utilizzate questo mezzo, vi preghiamo di non dimenticare che abbiamo bisogno delle vostre informazioni inerenti i problemi fitosanitari per poter svolgere correttamente il nostro compito. Vi chiediamo quindi gentilmente di farci pervenire il risultato della vostra diagnosi anche per e-mail al pbmd@wsl.ch.

Ci rallegriamo anticipatamente per la collaborazione.

17 Bibliografia

AMT FÜR WALD GR, 2001: Wald – Wild – Bericht Surselva. Teilbericht Wald, erstellt zusammen mit einem Teilbericht Wild und einem Massnahmen- / Kontrollteil. 23 Seiten.

ENGESSER,R.: 2002: Rote Föhren im Reuss- und Limmattal. Informationsblatt WSL, Forschungsbereich Wald, Nr. 12, 5-6.

ENGESSER,R.; FORSTER,B.;LANDOLT,W.2002: Frostschäden an Nadelbäumen im Winter 2001/2002 und deren Folgen. Schweiz. Z. Forstwes. 153 (12), 471-475.

FORSTER, B.; ENGESSER, R., 2003: Après Lothar, à quoi est dû le dépérissement des hêtres dans le Nord Vaudois? La Forêt 56, 4: 24-25.

METEOSCHWEIZ,2002:Monatlicher Witterungsbericht der MeteoSchweiz. Zürich.

METZLER,B.,1994.:Die Luftversorgung des Hallimasch in nassem Fichtenholz. Nachrichtenbl. Deut.

Pflanzenschutzd. 46 (12), 292-294.

PROGRAMMLEITUNGSTEAM EFFOR2-SG/AI/AR, 2002: Über Grenzen hinweg: Forst und Jagd suchen gemeinsam nach Lösungen in der Wald-/Wild-Thematik. Information Nr. 2., 8 Seiten.

RIGLING D.,BLAUENSTEIN H.,WALTHERT L.,RIGLING A.,KULL P.,SCHWYZER A., AND U.HEINIGER (1998).

Rhizomorph producing Armillaria species in Norway spruce stands in Switzerland.

In: Delatour, C., Guillaumin, J.J., Lung-Escarmant, B., Marçais, B. (eds): Root and Butt Rots of Forest Trees (9th International Conference on Root and Butt Rots), INRA Editions (France), Les Colloques no 89: 259-265.

RÜEGG, D.; NIGG, H., 2003: Mehrstufige Verjüngungskontrolle und Grenzwerte für die Verbissintensität.

Schweiz. Z. Forstwes. 154 (8), 314-321.

RÜEGG,D., 2003: Wildtiereinfluss auf die Verjüngung des Waldes in der Ostschweiz. Ein Überblick anhand von Daten aus den Kantonen AI, GL, SG, TG, ZH. Bericht zu Handen WSL, 26 Seiten.

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18 Gemeldete Organismen und ihre Bedeutung im Forstschutz

Fichte (Picea sp.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Buchdrucker (Ips typographus) Während der Befall im Mittelland gegenüber dem Vorjahr deutlich zurückgegangen ist, wurden 2002 die Fichtenbestände in den vom Sturm Lothar betroffenen Gebirgsregionen massiv vom Buchdrucker befallen. Die gesamte Käferholzmenge für das Jahr 2002 beläuft sich auf 1,1 Mio. m3. Siehe auch unter "Föhre".

Kupferstecher (Pityogenes chalcographus)

Nach der mässigen Befallszunahme im Jahr 2001 stabilisierte sich der Kupfer- stecherbefall 2002 auf leicht erhöhtem Niveau.

Riesenbastkäfer (Dendroctonus micans)

Der Riesenbastkäfer wird häufig an Fichten auf bestockten Jura-Weiden (Kt. NE, VD) sowie an Blautannen (Picea pungens var. glauca) festgestellt (2002 eine Beobachtung Kt. AI).

Fichtengallenläuse (Adelges sp., Sacchiphantes sp.)

Bedeutende Schäden können in Jungbeständen der Hochlagen und in Christbaum- kulturen entstehen. Siehe auch unter "Lärche".

Fichtennadel-/Alpenrosenrost (Chrysomyxa rhododendri)

2002 wurde nur vereinzelt ein auffälliger Befall beobachtet. Der Rostpilz befällt Fichtennadeln und Blätter der Alpenrose (Wirtswechsel).

Tanne (Abies alba Mill.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Krummzähniger Weisstannen- borkenkäfer (Pityokteines curvidens)

Im Gegensatz zum Buchdrucker kam es beim Weisstannenborkenkäfer zu keiner Massenvermehrung. Wie im Vorjahr wurde Stehendbefall lediglich lokal festgestellt.

Kleiner Tannenborkenkäfer (Cryphalus piceae)

In verschiedenen Regionen der Voralpen trat der Kleine Tannenborkenkäfer ver- stärkt in Erscheinung. Der Befall führte an älteren Bäumen zum Absterben von Zweigen und Ästen, jüngere Bäume gingen zum Teil ein.

Gefährliche Weisstannentrieblaus (Dreyfusia nüsslini = D. nordmann.)

Der Befall durch die Weisstannentrieblaus blieb 2002 auf dem Niveau des Vor- jahres. Eine Ausweitung des Befalls in den vom Sturm Lothar freigestellten Tannenjungbeständen erfolgte bisher nicht.

Weisstannen-Stammlaus (Dreyfusia piceae)

Die Weisstannen-Stammlaus trat gegenüber dem Vorjahr vermehrt und auffällig in Erscheinung. Beobachtungen liegen aus den Kt. AG, NE, VD und ZH vor.

Tannennadelbräune (Herpotrichia parasitica), Tannennadelritzenschorf (Hypodermella nervisequia)

Die Tannennadelbräune wurde aus den Kt. LU und NE gemeldet. Der Tannen- nadelritzenschorf wurde im Laufental BL festgestellt.

Nadelpilze Rhizosphaera pini, Cytospora friesii

Vom kleinen Tannenborkenkäfer befallene Bäumen wurden nachträglich von den Nadelpilzen Rhizosphaera pini und vereinzelt von Cytospora friesii befallen.

Tannenkrebs, Hexenbesen

(Melampsorella caryophyllacearum)

Die Rostpilzerkrankung mit Wirtswechsel zwischen Tanne und Mieren- sowie Hornkrautarten tritt im ganzen Tannenverbreitungsgebiet in unterschiedlichem Ausmass auf. Wirtschaftlich von Bedeutung sind die Stammkrebse. Für 2002 liegen Beobachtungen aus den Kt. BE, FR, GR und SZ vor.

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Waldföhre (Pinus sylvestris L.) / Bergföhre (P. montana Mill.) / Schwarzföhre (Pinus nigra Arn.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Waldgärtner (Tomicus sp.) Die beiden Waldgärtner-Arten sind vor allem in den Föhrenbeständen des Wallis sowie in einzelnen Tälern Graubündens von Bedeutung. Für das Jahr 2002 liegen verschiedene Beobachtungen auch aus den Kt. AG, BE, FR, SH und TG vor.

Sechszähniger und Grosser

Zwölfzähniger Föhrenborkenkäfer (Ips acuminatus, Ips sexdentatus)

Diese beiden Borkenkäfer-Arten werden wiederholt in den Föhrenbeständen der Kantone GR und VS beobachtet. In den vergangenen Jahren ist es besonders im Puschlav (GR) zu einem sich ständig fortsetzenden Befall durch den Sechszähni- gen Föhrenborkenkäfer gekommen.

Buchdrucker (Ips typographus) Neben der Fichte wurde 2002 in einzelnen Gebirgsregionen auch die aufrechte Bergföhre teils stark vom Buchdrucker befallen. Siehe auch unter "Fichte".

Blauer Kiefernprachtkäfer (Phaenops cyanea)

Vereinzelt konnte 2002 in absterbenden Föhren der Blaue Kiefernprachtkäfer festgestellt werden (SG, VS).

Pinienprozessionsspinner (Thaumetopoea pityocampa)

Der auf der Alpensüdseite, im Wallis und der Genfersee-Region verbreitete Pinien- prozessionsspinner tritt seit 1999 verstärkt in Erscheinung. Er kann auch an Zedern und Douglasien beobachtet werden.

Nadelschütte (Lophodermium seditiosum)

Schwacher bis mässiger Befall durch die Föhrennadelschütte wurde 2002 aus den Kt. NE und TG gemeldet.

Dothistroma-Nadelbräune (Scirrhia pini HFF, Dothistroma pini NFF)

Die Krankheit wurde bisher in Baumschulen, Gärten und Parkanlagen an Berg- und Schwarzföhren gefunden (Beobachtungen 2003: Kt. BE und NE).

Braunfleckenkrankheit der Föhre, Lecanosticta-Nadelbräune (Scirrhia acicola HFF, Lecanosticta acicola NFF)

Dieser EPPO-Quarantäneorganismus wurde Mitte der 90er Jahre erstmals in der Schweiz gefunden. Bisher sind drei Befallsherde festgestellt worden (Zollikon ZH, Weesen SG, Sarnen OW).

Diplodia-Triebsterben der Föhre (Diplodia pinea, Syn. Sphaeropsis sapinea)

Das Diplodia-Triebsterben ist im ganzen Jura und Mittelland verbreitet und befällt vor allem die Schwarzföhre. Nach dem Hagelsturm vom 24. Juni 2002 im Raum Aarau - Winterthur wurden hier in der Folge alle Föhrenarten von dieser Pilzkrank- heit befallen.

Cenangium-Triebsterben (Cenangium ferruginosum)

Das Cenangium-Triebsterben wurde an Waldföhren im Wallis beobachtet. Es kann zu auffälligen Kronenverfärbungen führen. Siehe auch unter "Arve".

Kiefernrinden-Blasenrost (Cronartium flaccidum, Syn. Cronartium

asclepiadeum)

Recht häufig konnte im Frühjahr der mit verschiedenen krautigen Pflanzen wirts- wechselnde Blasenrost der zweinadeligen Föhrenarten festgestellt werden (meh- rere Beobachtungen in den Kt. SZ, ZH).

Lärche (Larix decidua Mill.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Grosser Lärchenborkenkäfer (Ips cembrae)

Nur vereinzelt und weniger häufig als im Vorjahr trat der Grosse Lärchenborken- käfer in Erscheinung. Meldungen liegen für 2002 aus den Kantonen AG, BL, GL und VS vor.

Fichtengallenläuse (Adelges sp., Sacchiphantes sp.)

An Lärche verursachen Fichtengallenläuse Verfärbungen und Abknicken der Nadeln (Meldungen 2002: Kt. GR). Siehe auch unter "Fichte".

Lärchenminiermotte (Coleophora laricella)

Starker Miniermottenbefall auf mehreren Hektaren Fläche wurde 2002 im Bergell (GR) festgestellt. Weitere Meldungen liegen aus den Kt. GR und VS vor.

Lärchenblasenfuss (Taeniothrips laricivorus)

Geringer und mässiger Lärchenblasenfuss-Befall wurde im Kt. TG festgestellt.

Meria-Lärchenschütte (Meria laricis), Lärchenschütte (Hypodermella laricis)

Die Meria-Lärchenschütte wurde 2002 an verschiedenen Orten in den Kantonen GR und VS beobachtet, Hypodermella laricis in einem Fall im Kt. GR.

Lärchenkrebs (Lachnellula willkommii) Feuchte Lagen fördern das Auftreten der Krankheit. Starker Krebsbefall kann Äste und Wipfel zum Absterben bringen (Meldungen 2002: Kt. GR und FR).

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Arve (Pinus cembra L.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Kleiner Buchdrucker (Ips amitinus), Kleiner Arvenborkenkäfer (Pityogenes conjunctus), Kirschbaumborkenkäfer (Polygraphus grandiclava)

Diese drei Borkenkäferarten konnten 2002 im Oberengadin (GR) an Arven festge- stellt werden, welche in den Vorjahren durch Miniermotten- oder Lärchenwickler- befall geschwächt wurden. Der Kleine Arvenborkenkäfer wurde auch im Oberhalb- stein (GR) beobachtet.

Arvenminiermotte (Ocnerostoma copiosella)

Der zweijährige Rhythmus im Auftreten der Arvenminiermotte im Oberengadin bestätigt sich weiter. 2002 war ein "gerades" Jahr ohne nennenswerten Befall.

Grauer Lärchenwickler (Zeiraphera diniana)

2002 ist auch die Gradation der Arvenform des Lärchenwicklers im Oberengadin (GR) zu Ende gegangen. Bei der Lärchenform war dies bereits im Vorjahr der Fall.

Die oft starke Verlichtung der Arvenkronen durch den Nadelfrass in den Vorjahren ist auffällig.

Cenangium-Triebsterben (Cenangium ferruginosum)

Das Cenangium-Triebsterben wurde an Arven im Oberengadin GR beobachtet.

Siehe auch unter "Föhre".

Strobe, Weymouthsföhre (Pinus strobus L.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Strobenblasenrost (Cronartium ribicola)

Wie der Blasenrost der zweinadeligen Föhrenarten trat auch derjenige der fünf- nadeligen Arten im Frühjahr recht häufig in Erscheinung (Beobachtungen aus den Kt. BE, BL, GR, NE). Der Wirtswechsel erfolgt hier mit Johannisbeeren-Arten.

Douglasie (Pseudotsuga menziesii Franco)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Douglasienwollaus (Gilletteella cooleyi) Leichter Douglasienwollaus-Befall wurde im Kt. TG registriert.

Rostige Douglasienschütte

(Rhabdocline pseudotsugae), Russige Douglasienschütte (Phaeocryptopus gaeumannii)

Die Rostige Douglasienschütte wurde 2002 im Kt. BL, die Russige Douglasien- schütte in Beständen verschiedenen Alters in den Kt. AG, SG und SO beobachtet.

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Nadelhölzer im Allgemeinen

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Gestreifter Nutzholzborkenkäfer (Xyloterus lineatus)

Mit seinem tief ins Splintholz reichenden Gangsystem ist der Gestreifte Nutzholz- borkenkäfer der häufigste und bedeutendste Lagerholzschädling.

Gelbbrauner Fichtenbastkäfer (Hylur- gops palliatus), Zottiger Fichtenbor- kenkäfer (Dryocoetes autographus), Furchenflügeliger Fichtenborkenkäfer (Pityophthorus pityographus), Wachol- derborkenkäfer (Phloeosinus sp.), Pityophthorus pubescens, Pityokteines spinidens

Weitere 2002 beobachtete rindenbrütende Borkenkäferarten: Gelbbrauner Fichten- bastkäfer an liegendem Fichtenholz (FR); Zottiger Fichtenborkenkäfer an Fichte (AG); Furchenflügeliger Fichtenborkenkäfer an frisch gepflanzten Sequoiadendron (ZH), an Douglasien im Dickungs- und Stangenholzalter (SG) und ausnahmsweise an Lärche (VS); Wacholder-Borkenkäfer an Wacholder (BL) und an Sequoia- dendron (BS); Pityophthorus pubescens an Waldföhre (VS); Pityokteines spinidens an Atlaszedern (LU).

Bockkäfer (Tetropium sp.), Lärchenbock (Tetropium gabrieli)

Der Fichtenbock-Befall an liegendem oder gelagertem Holz hat gegenüber den Vorjahren nicht mehr weiter zugenommen. Der Lärchenbock wurde vereinzelt, teils an vom Grossen Lärchenborkenkäfer befallenen Bäumen festgestellt (AG, GR).

Grosser Brauner Rüsselkäfer (Hylobius abietis), Schwarzer Fichtenbastkäfer (Hylastes cunicularius)

An jungen Fichten, Lärchen, Wald- und Bergföhren auf Lothar-Sturmflächen traten 2002 Frassschäden durch den Grossen Braunen Rüsselkäfer auf (AG, BE, TG, Fürstentum Liechtenstein). Bei der Fichte war zum Teil auch der Schwarze Fichtenbastkäfer beteiligt (BE).

Blatt- und Gallwespen Im Jahr 2002 beobachtete Blatt- und Gallwespen: Gespinnstblattwespe (Acantho- lyda sp.) an Waldföhre in Gartenanlage (BE); Fichtenblattwespe (Pristiphora sp.) an Fichten (VS); Xyela sp. an Schwarzföhren (BS).

Pflanzensauger (Homoptera, d.h.

Zikaden, Blattflöhe und Läuse)

Neben den bereits erwähnten Arten wurden 2002 folgende Homopteren an Nadel- hölzern festgestellt: Cinara cedri an Zeder (VS); Warzigborstige Lärchenrindenlaus (Cinara laricis) an Lärche (VS); Wacholderschildlaus (Carulaspis juniperi) an Scheinzypresse (BL).

Nonne (Lymantria monacha) Wie schon im Vorjahr kam es auch 2002 im Walliser Mattertal zum Befall einzelner Lärchen-/Fichtenbestände durch die Nonne.

Triebsterben (Ascocalyx sp.), Schwarzer Schneeschimmel (Herpotrichia juniperi), Weisser Schneeschimmel (Phacidium infestans)

Diese Trieb- und Nadelkrankheiten führen in Hochlagenaufforstungen zu Proble- men. Das Triebsterben wurde an Legföhren im Kt. GR beobachtet. Der Schwarze Schneeschimmel wurde an Fichten im Waadtländer Jura und an verschiedenen Nadelholzarten im Engadin GR festgestellt. Der Weisse Schneeschimmel, welcher die Arve befällt, wurde ebenfalls im Engadin GR beobachtet.

Rotfäule, Wurzelschwamm (Heterobasidion annosum)

Die Rotfäule ist ein klassisches Forstschutzproblem und verursacht alljährlich bedeutende Wertverluste beim Nadelholz, insbesondere in Fichtenbeständen.

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Buche (Fagus sylvatica L.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Komplexe Buchenschäden:

Buchenprachtkäfer (Agrilus viridis), Kleiner Buchenborkenkäfer (Taphrorychus bicolor),

Nutzholzborkenkäferarten (Xyloterus sp.), Nectria sp. und Weissfäulepilze

Im Kanton Waadt wiesen an verschiedenen Orten Buchenrestbestände auf Sturm- schadenflächen infolge des veränderten Wasserhaushaltes komplexe Folgeschä- den auf. An den Bäumen traten Schleimfluss und Rindennekrosen sowie ein Befall durch die folgenden Organismen auf: Buchenprachtkäfer (Agrilus viridis), Kleiner Buchenborkenkäfer (Taphrorychus bicolor), Nutzholzborkenkäferarten (Xyloterus sp.), Nectria- und Weissfäulepilze.

Auch an anderen Orten war das Absterben einzelner Buchen im Bestand zu beob- achten, wobei Wurzelverletzungen durch den Sturm Lothar und ein Folgebefall durch Wurzelparasiten als Ursache vermutetet werden.

Andernorts traten komplexe Schäden an jungen Buchenpflanzen auf Sturmscha- denflächen auf (siehe unter "Ahorn", Nectria coccinea u.a.)

Buchenspringrüssler (Rhynchaenus fagi)

Im Jura, Mittelland und den Voralpen konnte an den Buchen oberhalb 800 m ü.M.

auffälliger Blattfrass durch den Buchenspringrüssler beobachtet werden.

Buchenwollschildlaus (Cryptococcus fagi)

Buchenwollschildlaus-Befall kann zu Rindennekrose führen. Es liegen Meldungen aus dem Kt. TG vor.

Buchenrindennekrose, Schleimfluss Eine wesentliche Ursache dieser Krankheit dürfte in der Störung des Wasserhaus- haltes der Bäume liegen. Der Pilz Nectria coccinea oder die Buchenwollschildlaus können am Krankheitsausbruch beteiligt sein.

Buchenkrebs (Nectria ditissima) Lokal starker Buchenkrebsbefall wurde aus dem Kt. GL gemeldet.

Eiche (Quercus sp.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Kronenverlichtungen, Vergilbungen, Absterbeerscheinungen an Eichen

Absterbe-Erscheinungen an Eichen wurden etwa im selben Umfang wie im Vorjahr gemeldet. Die Ursachen sind komplexer Natur. Teilweise sind der Hallimasch (Armillaria sp.) und der Spindelige Rübling (Collybia fusipes) beim Krankheitsver- lauf mitbeteiligt.

Eichenmehltau (Microsphaera alphitoides)

Meldungen über das Auftreten von Eichenmehltau liegen aus den Kt. BL, TG, SO und ZH vor.

Esche (Fraxinus excelsior L.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Eschenkrebs (Pseudomonas syringae subsp. savastanoi oder Nectria galligena)

Meldungen über den durch ein Bakterium oder den Pilz Nectria galligena verur- sachten Eschenkrebs liegen aus dem Kt. TG vor.

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Ahorn (Acer sp.) Ahorn (Acer sp.)

Schadursache

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten Bemerkungen zum Auftreten Bergahornsterben

Nectria coccinea, Pezicula acericola

Das Absterben von Bergahornen wurde aus den Kt. BL, JU und SO gemeldet. Es dürfte auf Störungen im Wasserhaushalt des Rindengewebes und auf den Folge- befall durch sekundäre Rindenpilze zurückzuführen sein.

Nectria coccinea, Hallimasch

(Armillaria sp.), Ungleicher Holzbohrer (Xyleborus dispar), Schwarzer Nutzholzborkenkäfer (Xylosandrus germanus)

In Bergahorn-Pflanzungen auf Sturmschadenflächen wurden die jungen, wahr- scheinlich durch Winterfröste und trockene Frühjahrswitterung geschwächten Pflanzen vom Rindenpilz Nectria coccineaund vom Hallimasch befallen. Vereinzelt waren auch Buchen betroffen. Dickere Stämmchen wurden zusätzlich vom Unglei- chen Holzbohrer und vom Schwarzen Nutzholzborkenkäfer befallen. Es kam zu Ausfällen.

Weissfleckigkeit des Ahorns

(Cristulariella depraedans), Blattparasit (Diplodina acerina)

Recht auffällig trat 2002 infolge der feuchten Witterung lokal die Weissfleckigkeit des Ahorns ins Erscheinung. Meldungen liegen aus den Kt. BE, SO und TI vor. Der Blattfleckenpilz Diplodina acerina konnte nach Gallmückenbefall die Blätter infizie- ren und verursachte ebenfalls auffällige Blattverfärbungen (Kt. BE).

Ulme (Ulmus sp.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Welkekrankheit der Ulme (Ceratocystis ulmi)

Die Krankheit ist heute fast im ganzen Verbreitungsgebiet der Ulme vorhanden. Sie hat in den vergangenen Jahren den Ulmenbestand stark reduziert, lokal gar zum Verschwinden gebracht.

Linde (Tilia sp.)

Schadursache Bemerkungen zum Auftreten

Blattbräune der Linde (Apiognomonia tiliae), Blattpilz (Cercospora microsora)

Die Blattbräune der Linde wurde in den Kt. BS und ZH, der Blattfleckenpilz Cercospora microsora in den Kt. BE und TI festgestellt.

Il bollettino SFOI può essere consultato anche nella E-Collection.

ETH E-Collection

Con questa nuova piattaforma la Biblioteca del Politecnico di Zurigo offre la possibilità di pubblicare documenti fuori del contesto editoriale tradizionale e di renderli al tempo stesso facilmente accessibili.

Ulteriori informazioni all'indirizzo seguente:

http://e-collection.ethbib.ethz.ch/

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