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delle milizie urbane nelle società di Pannonia, Mesia e Dacia

Im Dokument Papers of the 3 (Seite 158-192)

Tavole 16–17

Le milizie urbane, nate con lo scopo di proteggere la città di Roma e il princeps che in essa risiedeva, erano acquartierate nell’Urbe, principalmente nei diversi castra co-struiti a partire dal 23 d.C.1. Le fonti letterarie e la documentazione epigrafica mostra-no tuttavia come la mobilità dei soldati di questi particolari corpi fosse un femostra-nomemostra-no diffuso e i periodi di servizio lontani dall’Urbe potessero essere anche piuttosto lun-ghi2. A ciò si aggiungano le testimonianze dei veterani che decidevano di stanziarsi al di fuori dell’area dove avevano militato per la maggior parte della ferma e quei milites che decidevano di farsi seppellire nella propria patria3 o che avevano un ruolo attivo nella vita civica della comunità di provenienza4, sia accedendo alle classi dirigenti prima del reclutamento sia sfruttando le licenze temporanee che permettevano di far visita ai propri familiari (il commeatus)5. La documentazione, in primis epigrafica ma anche quella letteraria, permette dunque di rispondere a questioni riguardanti le ragio-ni del trasferimento dei soldati delle milizie urbane fuori Roma, quanti veteraragio-ni deci-dessero di tornare in patria dopo il servizio e quanti invece compissero una scelta diversa, il rapporto tra questi soldati (o ex soldati) e la popolazione civile e infine l’estrazione sociale delle reclute. L’area danubiana compresa tra le province di Pan-nonia, Mesia e Dacia offre in particolare una documentazione piuttosto ricca della presenza di soldati e veterani dei corpi acquartierati a Roma, un dossier che consente di provare a rispondere agli interrogativi appena delineati. Questa indagine è stata dunque primariamente condotta sulle iscrizioni di pretoriani, urbaniciani ed equites singulares Augusti attestati in Pannonia, Mesia e Dacia.

La scelta di questi tre corpi dipende, oltre che dalla posizione privilegiata in ter-mini di condizioni di servizio e stipendio per quanto riguarda soprattutto le coorti pretorie e urbane, da motivi di ordine quantitativo, ossia l’esistenza di un buon

1 Sulla presenza militare a Roma vd. in generale Busch 2007; Busch 2011.

2 Un quadro dei motivi di servizio che potevano portare a un trasferimento dei soldati delle milizie urbane lontano da Roma si trova in Ricci 1994, 17–19; Redaelli 2016.

3 Ricci 1994, 14–16.

4 Nélis-Clement 1989; Nélis-Clement 2000, 305; Traverso 2006, 259–260.

5 Sartori 2000, 632.

ro di attestazioni di soldati e veterani di queste unità lontano da Roma e più nello specifico nella macroregione oggetto del nostro interesse. Si sono considerate le iscri-zioni di soldati, centurioni e tribuni che hanno sicuramente prestato servizio nelle tre formazioni in esame; a costoro si sono aggiunti gli evocati e anche gli evocati legio-nis. È infatti attualmente aperto il dibattito su quest’ultima figura, in particolare sulla possibilità che in età imperiale gli evocati fossero richiamati in servizio esclusivamen-te dalle milizie urbane o anche dalle legioni6; la formula evocatus legionis sembre-rebbe indicare un inserimento dell’individuo in un’unità legionaria dopo il richiamo alle armi, fatto che non esclude la possibilità di un’iniziale ferma svolta nelle truppe acquartierate a Roma7. Questi criteri hanno portato ad individuare un corpus di 76 iscrizioni: 41 tra queste sono pertinenti alla Pannonia, 28 alla Mesia, 4 alla Dacia e infine 3 tituli sono forse riferibili all’area qui trattata, ma non è nota la precisa prove-nienza. Per quanto riguarda il grado, 35 iscrizioni (18 provenienti dalla Pannonia, 16 dalla Mesia e una da località incerta) concernono veterani; 26 (18 provenienti dalla Pannonia, 6 dalla Mesia, una dalla Dacia e una da zona imprecisata) riguardano solda-ti e ufficiali delle milizie urbane; due (una proveniente dalla Pannonia e una dalla Mesia) sono riferibili a evocati rimasti in servizio nel pretorio. Un titulus di incerta provenienza, inoltre, potrebbe essere ascritto a un veterano pretoriano, ma la lettura non è sicura8. 17 tituli, infine (8 provenienti dalla Pannonia, 6 dalla Mesia e 3 dalla Dacia), menzionano evocati richiamati in servizio nelle legioni ed eventualmente divenuti centurioni9; questi individui sono però stati conteggiati a parte poiché, come detto, in questi casi non vi è certezza di una militanza nelle truppe urbane prima dell’evocatio.

6 Domaszewski 1967, 76; Birley 1981; Bérard 1994a, 390–391; Perea Yébenes 1998, 292–298; Traverso 1999.

7 Resta in pratica ancora non del tutto chiaro il valore da attribuire al genitivo dopo evo-catus. In quelle iscrizioni in cui viene riportata la loro carriera militare completa gli evocati risultano essere tutti ex soldati delle milizie urbane almeno dall’età flavia in poi (vd. nota pre-cedente). Ma la formula con cui sono connotati è evocatus senza altra specificazione o evocatus Augusti (o Augustorum); gli evocati legionis non specificano mai il cursus precedente all’evocatio. Il genitivo farebbe dunque riferimento alle unità in cui svolsero i compiti di evoca-ti o a quelle in cui effettuarono il periodo ordinario di servizio? Si noevoca-ti come Demicheli 2015, 60–62 nr. 1 nella ricostruzione della carriera dell’evocatus e poi centurione M. Herennius Va-lens (nr. 2 Ev, Cibalae) si mostri convinto della militanza del personaggio nelle legioni prima dell’evocatio; d’altronde i due evocati del nostro dossier, dei quali è possibile ricostruire la carriera precedente al richiamo (nrr. 22, forse 35), furono pretoriani ed è ipotizzabile che anche P. Tarrutenius Proculus, evocatus della II Adiutrix, il quale ricorda di avere servito complessi-vamente per 46 anni (nr. 1 Ev), potesse avere servito per 16 o 20 anni a Roma, come pretoriano o urbaniciano, e poi 26–30 anni nella legione.

8 Nr. 59: l’iscrizione è fortemente mutila e di non facile lettura. Aurelius Victor potrebbe essere un ve(teranus) ex p(raetoriano) o un v(ir) e(gregius) ex p(rocuratore). Si rileva, a soste-gno della prima ipotesi, come un testimone del diploma RMD V 473 = nr. 60 si chiamasse proprio Aurelius Victor.

9 Come si vedrà un buon numero di iscrizioni menziona più individui che hanno prestato servizio nelle milizie urbane.

Le fonti letterarie informano soprattutto sugli episodi storici più rilevanti, ossia le operazioni militari su vasta scala che si svolsero nella zona analizzata, uno dei settori strategicamente più importanti di tutto l’impero. Tacito menziona esplicitamente come due coorti pretorie abbiano accompagnato Druso a reprimere la rivolta delle legioni scoppiata alla morte di Augusto10; da ciò si può ricavare come i pretoriani, incaricati di scortare l’imperatore e i membri della famiglia imperiale11, potrebbero aver partecipato anche alle precedenti campagne danubiane guidate da Tiberio e che si conclusero con l’annessione di Pannonia e Mesia12. Un’iscrizione funeraria prove-niente da Emona testimonierebbe il decesso di un pretoriano e la conseguente presen-za delle milizie urbane trans Alpes nel corso di queste operazioni belliche (ILJug I 305)13.

Le milizie urbane furono attive nella zona danubiana anche durante le guerre di Domiziano e la conquista della Dacia ad opera di Traiano. Emblematici in questo senso sono diverse rappresentazioni di pretoriani nei rilievi della Colonna Traiana14 e l’episodio di Q. Cornelius Fuscus, prefetto del pretorio che nell’86 d.C. subì una drammatica sconfitta, perdendo la vita e con tutta probabilità alcune coorti pretorie15. Nel contesto di queste guerre si inquadra anche il trofeo di Adamclisi (Tropaeum Traiani), monumento trionfale eretto dall’imperatore Traiano per commemorare le guerre contro i Daci; nelle sue immediate vicinanze è stato rinvenuto un grande altare funerario elevato su cinque gradini, che reca un’iscrizione che ricorda i soldati morti durante i conflitti in Dacia. Il testo, sul quale è ancora aperto il dibattito se si riferisca alla sconfitta di Fusco o ai caduti delle guerre di Traiano, dovrebbe riportare i nomi dei milites del pretorio deceduti durante l’impresa (nr. 33)16. Ma anche le coorti

10 Tac. Ann. I, 24: […] ut Drusum filium cum primoribus civitatis duabusque praetoriis cohortibus mitteret […].

11 Ricci 2004; Bingham 2013, 40–41, 82–87.

12 Tiberio in effetti pose il suo quartier generale a Carnuntum, da intendersi però forse con l’oppidum celtico che si trovava allora nel Norico. Vell. II 109, 5: ipse a Carnunto, qui locus Norici regni proximus ab hac parte erat, exercitum, qui in Illyrico merebat, ducere in Marco-mannos orsus est.

13 Cfr. EDR073752; RINMS 37; Redaelli 2016, 126; se ormai appare assai probabile che Emona fu inclusa nell’Italia e nella regio X fin dalla sua deduzione, in età augustea o tiberiana (Šašel Kos 2002; Šašel Kos 2003) questa iscrizione potrebbe datarsi a un periodo precedente alla fondazione della colonia; per Plin. HN III 147 Emona era una colonia della Pannonia, termine forse da intendere come regione geografica senza riferimenti al territorio provinciale.

14 Lepper / Frere 1988, pl. VII, VIII, XVIII; Rossi 1971, 100–102, 161–162, 182; figg. 19, 53, 86.

15 Suet. Dom. VI 1; Juv. IV 111–112; Eutr. VII 23, 4; Oros. VII 10, 4; Jord. Get. 76–78;

Cass. Dio. LXVII 6, 5–6; Wheeler 2010, 1208, 1219; Stefan 2005, 403–406; Strobel 1984, 50–

53, 66–67; Patsch 1937, 5–19; sulla figura di Cornelio Fusco vd. soprattutto Colin 1956.

16 La bibliografia sul monumento di Tropaeum Traiani e la vicina iscrizione è amplissi-ma. Qui si segnala CIL III 14214; ILS 9107; Tocilescu et al. 1895; Antonescu 1905; Doruţiu 1961 = AE 1963, 98–102; Bobu Florescu 1965; Condurachi 1980 = AE 1980, 794; Sâmpetru 1984; Barbu 1987; Alexandrescu Vianu 1995-1996; Barbu / Schuster 2008; Gostar 2008 = AE 2008, 1192.

ne furono utilizzate in queste circostanze: sicuramente la XIII coorte urbana, i cui ufficiali furono decorati per avere preso parte ai conflitti danubiani di Domiziano17. Questa unità non fu più acquartierata a Roma dai Flavi in poi: tra fine I e inizio II secolo d.C. operò in Africa e nell’area balcanica per poi essere collocata stabilmente a Lugdunum nei primi decenni del II secolo d.C.18. Un documento di recentissima pub-blicazione informa di come la XIII coorte urbana avesse sede in Africa nel 7919 e pone così nuove problematiche: la coorte risulta essere infatti in Africa ancora nell’85 d.C.20, ma la nuova evidenza dimostra come la presenza del reparto in questa provin-cia non debba necessariamente legarsi alla soppressione della rivolta in Mauretania, avvenuta probabilmente tra l’85 e l’87/8821. Ne uscirebbe ridimensionata l’opinione, sostenuta soprattutto da Bérard, che la XIII coorte urbana fosse una sorta di unità mobile spostata di volta in volta all’interno dell’impero sulla base delle contingenti necessità tattico-strategiche22. La formazione potrebbe invece aver costituito il nerbo delle forze armate a disposizione del proconsole d’Africa in età flavia, e forse anche all’inizio dell’età antonina23, senza che ciò impedisse temporanei trasferimenti, maga-ri solo di vexillationes, presso i teatmaga-ri delle operazioni belliche. La documentazione non consente tuttavia di capire la durata della permanenza lungo il Danubio e se alcu-ni elementi di questa ualcu-nità avessero preso parte alle primissime fasi delle campagne daciche di Domiziano (84–85); il problema è ancora più importante per questo contri-buto in quanto il veterano della XIII coorte urbana L. Flavius L.f. Cla. Sabinus, origi-nario di Savaria e il cui diploma militare è stato rinvenuto a Sirmium (nr. 17), potreb-be essere transitato per l’antica Sremska Mitrovica24 proprio all’inizio della guerra dacica di Domiziano e aver poi deciso di stabilirsi in questa località dopo il congedo avvenuto nell’85. Allo stato attuale delle nostre conoscenze, tuttavia, una partecipa-zione della XIII coorte urbana alle primissime fasi delle campagne intraprese da Do-miziano non può essere provata; appare pertanto più ragionevole supporre che L.

17 CIL VIII 1026; ILS 9200 = AE 1903, 368 (sulla carriera di quest’ultimo ufficiale Ken-nedy 1983; Strobel 1986).

18 Freis 1967, 31–36; Bérard 1988; Bérard 1995; Ricci 2011, 491–492, 494, 495, 496; Bé-rard 2015.

19 Eck / Pangerl 2016.

20 RMD IV 213, copia della stessa costituzione da cui è tratto CIL XVI 18 (nr. 17).

21 Kennedy 1983, 191–192; Strobel 1986, 275–277, 280.

22 Bérard 1988; Bérard 1994b, 228–229; Bérard 2015, 37–57.

23 Questa osservazione ridarebbe così una forte consistenza alla ricostruzione di Freis 1967, 14, 31–36, tenendo tuttavia ben presente che è impossibile pensare che nei primi decenni del II secolo d.C. si ebbe un simultaneo trasferimento della I coorte urbana a Cartagine e della XIII a Lugdunum.

24 Sirmium si trovava lungo importanti arterie stradali e fluviali che collegavano il Danu-bio con i porti dell’Adriatico; l’importante ruolo strategico della città si denota sia dal ruolo di base arretrata di numerose campagne militari di età imperiale sia dalla presenza, a partire dall’età traianea, di un’importante statio presidiata da beneficiarii: Mirković 1971; Mirković 1990; Mirković 1991; Mirković 1994; Nélis-Clement 2000, 141–148.

Flavius Sabinus avesse avuto modo di stazionare o attraversare Sirmium prima del 68–69, momento in cui egli avrebbe potuto essere un legionario25.

Non è invece attualmente possibile sostenere l’utilizzo della XIV coorte urbana nelle guerre danubiane di Domiziano o Traiano. Questa ipotesi si potrebbe basare sul ritrovamento di una dedica in onore di Ercole posta da un soldato della XIV coorte urbana, C. Valerius Meleager (nr. 58). L’interpretazione del documento è però molto problematica. Il formulario dell’iscrizione lascerebbe infatti pensare ad una datazione a fine I–inizio II secolo d.C., ma non è noto il luogo di ritrovamento dell’epigrafe né tantomeno come essa sia confluita nella collezione epigrafica dell’Istituto di Archeo-logia Vasile Pârvan a Bucarest (potrebbe essere stata acquisita dall’Italia a fine XIX secolo); non sono inoltre note altre testimonianze di questa unità nella zona. L’unica attestazione di un soldato di questa coorte deceduto per motivi di servizio lontano dalla penisola italiana è quella di uno stationarius distaccato in Africa, ma nel III secolo26. Mancano dunque prove decisive non solo per pensare a un incarico di C.

Valerius Meleager connesso con le attività belliche, ma anche a considerare il suo monumento pertinente all’area che qui si sta esaminando.

Un ulteriore momento di presenza delle truppe urbane nell’area in circostanze bel-liche è il principato di Marco Aurelio. Come è noto l’imperatore-filosofo combatté per molti anni sul fronte danubiano e pose il suo quartier generale in Pannonia27, soprattutto a Carnuntum28. Proprio in questa città sono state rinvenute alcune iscrizio-ni di nostro interesse: la prima è relativa a un eques singularis Augusti ed è databile proprio agli anni del principato di Marco Aurelio (nr. 4, Tav. 16, Fig. 1); la seconda riguarda uno, o due, soldati della VII coorte pretoria (nrr. 5–6)29. Quest’ultima testi-monianza è databile con precisione agli anni della presenza dell’imperatore a Carnun-tum: il defunto, C. Titius C.f. Pap. Verus, e il fiduciarius T. Trabenna Marcellinus, dedicante dell’iscrizione, sono menzionati anche in un latercolo e risultano essersi

25 Numerose reclute della XIII coorte urbana che prestarono servizio in età flavia risultano originarie di colonie fondate da Claudio in Pannonia e in Tracia (proviene da Apri il congedato in Eck / Pangerl 2016); la tesi di Bérard 2015, 54–56 di un reclutamento di questi urbaniciani dai classiari appare infondata e sembra invece più probabile che essi passarono dalle legioni alle coorti urbane: Eck / Pangerl 2016, 178.

26 CIL VIII 5230.

27 In generale sulle guerre combattute da Marco Aurelio sul fronte danubiano vd. Birley 1966, 217–251, 323–327; i contributi in Friesinger et al. 1994, soprattutto 7–83; Strobel 2001;

Fraschetti 2008, 74–92; Kovács 2009, 181–250.

28 Cass. Dio. LXXI 11, 1; SHA Verus 9; SHA Marc. 14, 1–8.

29 L’iscrizione in cui essi vengono menzionati è inedita. Ringrazio Chiara Cenati e Franzi-ska Beutler, che si sta occupando della pubblicazione del documento, per la segnalazione; a Franziska Beutler sono in particolare molto grato anche per avermi comunicato alcuni dei risultati delle sue ricerche (come l’identificazione dei due personaggi del titulus carnuntino con i due soldati del latercolo di Roma), compiute in vista della pubblicazione dell’iscrizione, e che mi hanno aiutato anche per altri miei lavori, come quello apparso su Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 209 (2019).

arruolati rispettivamente nel 153 e 154 . Ciò consente di datare l’iscrizione di Car-nuntum, il cui testo specifica che la morte di C. Titius Verus avvenne dopo che costui ebbe ricevuto diciotto stipendia, al 171–172. L’epigrafe qui analizzata può inoltre essere raffrontata con un carmen epigraphicum aquileiese degli stessi anni31, la dedica funeraria di un centurione della medesima VII coorte pretoria, mostrando come questa unità pretoriana facesse parte del corpo di spedizione di Marco Aurelio. Esiste un’altra testimonianza della VII coorte pretoria a Carnuntum, una tessera in bronzo, che doveva originariamente essere attaccata ad un pezzo di equipaggiamento militare, recante il nome di C. Viselius (nr. 1). Costui militò in una centuria Nepotis, reparto attestato per la coorte in esame tra fine I–inizio II secolo d.C.32, ed ebbe forse modo di prestare servizio nella città della Pannonia durante il principato di Traiano, precisa-mente nel corso del viaggio lungo il limes danubiano compiuto dall’optimus princeps all’inizio del suo regno33.

Nel III secolo gli imperatori furono presenti con sempre maggiore frequenza nell’area oggetto del nostro studio, impegnati in campagne militari nel quadro di una situazione di maggiore instabilità rispetto ai secoli precedenti. La documentazione mostra come fossero sempre accompagnati dalle milizie urbane, ormai sempre più attive nelle operazioni militari34. In particolare alcune iscrizioni sono riconducibili con una certa precisione al conflitto nel quale gli ufficiali o i milites delle truppe me-tropolitane furono utilizzati o trovarono la morte. Si segnala così un altare in marmo posto da un tribuno della X coorte pretoria a Poetovio (nr. 7, Tav. 16, Fig. 2) e dedica-to iussu principis a Giove mentre il comandante era in viaggio per andare a contrasta-re la factio Gallica, dunque era impegnato nella campagna che Settimio Severo con-dusse contro Clodio Albino35. Il nome del tribuno è stato successivamente eraso:

potrebbe trattarsi, secondo un’opinione espressa per primo da Premerstein e general-mente condivisa nella letteratura a lui posteriore36, di C. Fulvius Plautianus, che negli anni seguenti alla dedica diventerà prefetto del pretorio, senatore e console37. Una

30 CIL VI 32522, b, I, 4; b, I, 7; con la specificazione che nel testo del latercolo vi è una L nella filiazione di [-] Titius L.f. Pap. Verus e che Trabenna Marcellinus diventa Prabenna Marcellinus.

31 CIL V 923 = InscrAq II 2842 = CLE 1320 = ILS 2671 = lupa 13588 = EDR144860.

32 CIL XI 5937 = EDR140241, databile a fine I–inizio II secolo; AE 2008, 258 = EDR103670, databile al II secolo d.C. Il medesimo Nepos fu probabilmente centurione nell’XI coorte urbana prima del trasferimento nella VII coorte pretoria: AE 2000, 242 = EDR106004;

vd. Redaelli 2016, 126 e nt. 38.

33 Plin., Ep. VIII 23, 5; Pan. 12, 16, 17; ILS 1019; cfr. Eck 1982, 328, 332; Kienast 1990, 122; Stefan 2005, 539–540; Morelli 2013, 189–192, il quale ricorda anche le fonti numismati-che e iconografinumismati-che numismati-che commemorano questo viaggio di Traiano lungo il Danubio.

34 Birley 1969b, 64–67; Faure 2012, soprattutto 403–404 per il ruolo delle milizie urbane nelle campagne del III secolo.

35 Birley 1969a, 265–280; Birley 1988, 121–128; Urban 1999, 85–87.

36 Premerstein 1888; Weber 1969, 424–425 nr. 388; Hudeczek 2004, 95 nr. 71; FPA IV 64 nr. 14; Handy 2009, 45.

37 PIR² F 554.

nuova e altrettanto convincente proposta integrativa di Faure vorrebbe però identifica-re il tribuno pidentifica-retoriano con Iulius Crispus38.

Due diplomi di pretoriani congedati nel 244–245, un ignoto stabilitosi a Taurunum dopo il congedo (nr. 31) e un originario di Mursa o Siscia stabilitosi nelle vicinanze di Sirmium (nr. 32), potrebbero essere un indizio della scelta dei due veterani di ritirarsi in località dove stazionarono mentre erano impegnati nelle guerre di Massimino il Trace lungo il limes germanico e pannonico39. Una dedica di un pretoriano a Giove Ottimo Massimo fu rinvenuta a Naissus in stato molto frammentario ed è inoltre anda-ta perduanda-ta, cosicché ogni proposanda-ta di daanda-tazione risulanda-ta molto ardua (nr. 38); sarebbe suggestivo, ma purtroppo non dimostrabile, pensare che fosse stata posta da un mem-bro dell’esercito che prese parte alla battaglia del 269 d.C.40 Si segnala infine l’iscrizione funeraria in onore di P. Ael(ius) Proculinus (nr. 16, Tav. 17, Fig. 3). La lettura del testo è molto incerta a causa di una frattura e della conseguente mancanza della parte destra del monumento, ma egli decedette sicuramente nel 246–247, nel corso della guerra condotta da Filippo l’Arabo contro i Carpi41, mentre era ufficiale del pretorio, tribuno o più probabilmente centurione. In questa sede si vuole porre in evidenza soprattutto la recente e convincente proposta di integrare magister anziché centurio alla seconda riga, in accordo con la lettura di Janniard42. Sono noti in effetti

38 Faure 2013, 815; ringrazio Patrice Faure per avermi comunicato che è in corso di pre-parazione un suo contributo in cui verrà spiegata in maniera più esaustiva la proposta integrati-va. Il tribuno Iulius Crispus fu messo a morte durante l’assedio di Hatra per essersi lamentato della lunga guerra citando dei versi di Virgilio (Cass. Dio. LXXVI 10, 2).

39 SHA Max. 13, 3; Hdn. 7, 2, 9 ricordano esplicitamente come nel 235–236 Massimino fissò il suo quartier generale invernale a Sirmium; la campagna contro i Sarmati potrebbe anche essere del 236–237: Loriot 1975, 675–676; Lippold 1991, 229–230, 232, 461–468; sulle forze a disposizione di Massimino vd. di recente Wiegels 2014.

40 Zos. 1, 42–46; SHA Claud. 6–12; cfr. Kotula 1991; Kettenhofen 1992; Goltz / Hart-mann 2008, 284–285; HartHart-mann 2008, 303–304.

41 Zos. 1, 20, 1; Jord. Get. 16, 92; Piso 2005.

42 Soproni 1963; Soproni 1965. Fitz 1965 = AE 1965, 223 e Fitz 1966 ha proposto l’integrazione con centurio della cohors Hemesorum; questa soluzione è stata accettata da Fitz 1972, 236–246 = AE 1971, 326; Lőrincz 2001, 254 nr. 321; FPA V 109 nr. 11 ha dunque pen-sato che fosse diventato tribunus della coorte pretoria, raggiungendo effettivamente il rango equestre, come la possibile integrazione e(gregiae) m(emoriae) v(iro) potrebbe sottendere.

L’integrazione più corretta della carica ricoperta nella cohors Hemesorum appare tuttavia quel-la di Janniard 2012, 269–270 con magister; sembra invece più difficile stabilire se l’incarico di

L’integrazione più corretta della carica ricoperta nella cohors Hemesorum appare tuttavia quel-la di Janniard 2012, 269–270 con magister; sembra invece più difficile stabilire se l’incarico di

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