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Cosimo   I   de’   Medici   (1519–1574) fu al potere dello stato fiorentino per ben trent’anni, dal 1537 fino a pochi anni prima della sua morte. Gli storici lo ricordano principalmente come il fondatore della dinastia dei granduchi di Toscana e come principe che diede lustro non solo al suo casato ma anche a tutto il suo dominio, contribuendo decisamente alla fondazione dell’odierna  Toscana,  avendo  unito  i  diversi  territori  fino  a  quel  tempo  autonomi  e  fra  di  loro   belligeranti. Inoltre è ricordato come un importante mecenate1, che diede inizio alla

1Si veda a riguardo alcune affermazioni nelle sue biografie e nei suoi elogi funebri: “...il verace Augusto de’   tempi   nostri [...], specchiandosi in tante stupende e si numerose fabbriche, in tante diseccazioni di Paludi, in tante correzion di Fiumi, in tante dirizzamenti di Strade, in quattro Terre simiglianti a Città in luoghi importantissimi da lui  da’  fondamenti  fabbricate”  (Descrizione  dell’Esequie, a quanto pare, anonima del 1574); citazione da: G. BIANCHINI, Dei  Granduchi  di  Toscana  della  reale  Casa  de’  Medici,  protettori  delle   Lettere e delle Belle Arti, 1741, p. 32. Cfr. anche G. PIERACCINI, La   stirpe   de’   Medici   di   Cafaggiolo, R1986 [11924/25], vol. 2, p. 12.

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zione di rinomate opere architettoniche: gli Uffizi, eretti tra il 1560 e il 1580 dal suo architetto di fiducia Giorgio Vasari2,   e   l’ampliamento   di   palazzo   Pitti,   iniziato   nell’estate   del   1560   da   Bartolomeo   Ammannati;;   a   tacere   dell’ampio   programma di trasformazione e decorazione dell’antico  Palazzo  dei  Signori, in una reggia moderna; dell’istituzione  dell’ordine  dei  Cava-lieri di Santo Stefano e la relativa   realizzazione   della   sede   in   Pisa.   D’altra   parte   non   si   può   negare che non fosse un principe-condottiero piuttosto deciso e anche crudele: basti pensare alla presa di Siena dopo il lungo ed estenuante assedio del 1555 e allo spietato comportamento nei confronti dei suoi avversari3, che fece annientare, impiccare, incarcerare e non di rado anche torturare4.

Le orazioni funebri – una ventina secondo la studiosa Carmen Menchini5– e le altret-tanto  numerose  biografie  danno  invece  dell’illustre  personaggio  una  ben  diversa  immagine.  Ad   esempio   Aldo   Mannucci  nella   sua   ‘Vita’,   edita   nel   1586,   descrive Cosimo come un principe giusto (“celebre il nome di Cosimo per la sua incorrotta & eguale giustitia”6), mentre Dome-nico Mellini nella sua biografia, scritta agli inizi del sec. XVII, lo segnala addirittura come

“amatore della giustizia”7.

La maggior parte delle biografie scritte nei secc. XVI–XVII  ci  restituiscono  un’imma-gine piuttosto idilliaca della sua gioventù, descrivendolo come un fanciullo dedito principal-mente alla caccia e alla pesca che visse feliceprincipal-mente nelle valli del Mugello, luogo d’origine  del   suo casato8. Si dice anche che fosse vissuto nei primi anni di vita – fino a circa il 1525 – in una

2 Cfr. C. CONFORTI, Vasari architetto, 1993.  Per  un’analisi  della  committenza  di  Cosimo  cfr.  anche  C.  CON

-FORTI, Cosimo I e Firenze, in: Storia  dell’architettura  italiana  – Il secondo Cinquecento (a cura di C. CONFORTI, R. TUTTLE), 2001, pp. 132 sgg.

3 Per  le  vicende  storiche  riguardanti  l’assedio  di  Siena  cfr.  R.  CANTAGALLI, La Guerra di Siena, 1552–1559, 1962; cfr. anche Storia di Siena (a cura di R. BARZANTI/G. CATONI/M. DE GREGORIO),  vol.  1:  ‘Dalle origini alla fine della Repubblica’,  1995,  pp.  453  sgg.

4 L’autorevole   storico   Francesco   Settimanni (1681–1763), assai critico a riguardo di Cosimo, raccolse diverse notizie da più fonti a proposito delle numerose esecuzioni, uccisioni, impiccagioni ecc. e – per chi era ancora possibile – fughe in esilio;  le  parole  citate  si  riferiscono  all’impiccagione di Pandolfo Pucci: “La mattina di Mercoledì sudd[et]to che seguì d[ett]a esecuzione il Duca con tutta la Corte di gran levata andò a Pisa, e la Città tutta <di Fir[en]ze> restò spaventata p[er] tale giustizia”  (ASF,  Manoscritti  128,  c.  156r).  

Persino gli ambasciatori veneziani, definiscono il carattere di Cosimo come “altiero, vendicativo e severis-simo” (Lorenzo Priuli nella   sua   relazione   del   1566)   o   parlano   chiaramente   di   una   “tirannide”   (Vincenzo Fideli nella sua relazione del 1561); cfr. A. SEGARIZZI (a cura di), Relazione degli Ambasciatori veneti al Sena-to, vol. III/1, 1916, pp. 147, 190.

5 C. MENCHINI, Panegirici  e  vite  di  Cosimo  I  de’  Medici, 2005, pp. 14 sgg., in particolare pp. 16–18.

6 A. MANNUCCI, Vita  di  Cosimo  de’  Medici  primo  Gran  Duca  di  Toscana, 1586, pp. 77–78: “Ma non lascierò in questo luogo di dire che la principal virtù che esser dee in chi governa, essendo la giustitia, fu questa in lui tale che & in Firenze & in tutta Toscana & fuori, fu & è ancora più che mai celebre il nome di Cosimo per la sua incorrotta & uguale giustitia; anzi ella è quasi passata in proverbio come cosa stata rara & singo-lare”;  per  una  trascrizione  libera  cfr.  C.  MENCHINI, Panegirici  e  vite  di  Cosimo  I  de’  Medici, 2005, pp. 52–53.

7 D. MELLINI, Ricordi intorno ai costumi, azioni e governo del Gran Duca Cosimo I,  1820,  p.  22;  l’autore  pro-segue a p. 29: “Dispiacquegli  oltramodo  ogni  sorte  d’ingiustizia”;  cfr.  anche  C.  MENCHINI, Panegirici e vite di Cosimo  I  de’  Medici, 2005, p. 52 (e 55).

8 Cfr. F. CAVRIANI [Philippus Cabrianus], Cosmi Medicis Magni Hetruriae Ducis vita et res gestae [Firenze, Bibl. Moreniana, Acquisti div. 154], c. 10r: “Venatus et piscatus studio ita flagravit, ut nec turbidissimis tempestatibus, nec ardentissimo sole inde revocaretur, plurimusque ille sermo de ferarum et avium natu-ra enatu-rat”;  pubblicato  da:  C.  MENCHINI, Panegirici  e  vite  di  Cosimo  I  de’  Medici, 2005, p. 202 [§ 18]. Ne accen-na   anche   l’ambasciatore   Vincenzo   Fedeli   nella   sua   relazione del 1561: “come David dal pascer delle pecore  per  voler  d’Iddio  fu  chiamato  al  regno,  così  Cosimo,  uccellando  e  pescando,  fu  chiamato  al

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delle prime case acquistate dalla famiglia Salviati, contermini con la dimora antica dei Porti-nari in via del Corso (oggi palazzo Salviati9).

A  parte  queste  scarne  notizie,  ben  poco  veniamo  a  sapere  della  formazione  e  dell’edu-cazione artistica, scientifica e storica di Cosimo. Fanno eccezione alcune fonti che possiamo ritenere  attendibili   pur   essendo   anonime,  tra  le   quali  il   ‘Diario’  ovvero   il   ‘Manoscritto delle cose di Firenze’,  citato  da  Lorenzo  Cantini  nella  sua  ‘Vita  di  Cosimo  de’  Medici  primo  Gran-Duca di Toscana’  del  180510, da cui apprendiamo un interessante aspetto della formazione di Cosimo: da giovinetto sarebbe stato educato da diversi ecclesiastici. Le prime nozioni le ebbe dal prete Pier Francesco Riccio (1501–1564), che egli – diventato granduca – nominò suo Maggiordomo11.   Secondo   questo   ‘Diario’   il   giovane   principe   ebbe   come   maestro   un   frate   carmelitano,   fra’   Giuliano   Ristori,   che gli   insegnò   l’astrologia  e   la  matematica.   Un   altro   suo   insegnante fu padre Romolo Lorenzi (morto nel 1544), che lo introdusse alle lingue classiche, al latino e al greco e ed anche alla lingua ebraica, prima di diventare lettore di teologia presso lo Studio fiorentino e in seguito professore di dialettica a Pisa12. Infine si segnala Zaccaria Zacchi da Volterra (1473–1544), pittore e scultore piuttosto noto ai suoi tempi13 e anche un grande esperto di mineralogia14, il quale gli impartì – con ogni probabilità – le prime cognizio-ni  di  mineralogia  e  di  storia  naturale.  All’insegnamento  di  Zacchi  si  debbono  anche  le  appro-fondite  conoscenze  di  Cosimo  in  materia  d’alchimia  e  nella  fusione  dei  metalli,  al  punto  che   ricavò un apposito ambiente per questi esperimenti in Palazzo Vecchio, denominato “fonde-ria”15 (qui notiamo una singolare e forse non del tutto casuale somiglianza con gli interessi per la   fusione   dei   metalli   dell’imperatore   Massimiliano16). Jacopo Riguccio Galluzzi nella sua

pato”;  citazione  da  A.  SEGARIZZI (curatore), Relazione degli Ambasciatori veneti al Senato, vol. III/1, 1916, p.

136,  per  cui  sarà  stato  l’immagine  ufficiale che Cosimo intendeva divulgare di se.

9 La proprietà apparteneva ai parenti di sua madre Maria; cfr. G. PAMPALONI, Il palazzo Portinari-Salviati oggi proprietà della Banca Toscana, 1960, p. 9. Esiste nel cortile a tal proposito una statua antica in marmo  con  la  testa  di  Cosimo,  con  l’iscrizione  della  sua  permanenza  quando  era  infante.

10 Cfr. L. CANTINI, Vita  di  Cosimo  de’  Medici  primo  Gran-Duca di Toscana, 1805, pp. 17 e 19.

11 Cfr. IVI, pp. 9–10 e 224 (nota 2); cfr. anche il catalogo Vasari – gli Uffizi e il Duca, 2011, pp. 116–117 (scheda II.2 di Veronica Vestri).

12 Cfr. L. CANTINI, Vita   di   Cosimo   de’   Medici  primo   Gran-Duca di Toscana, 1805, pp. 20–21. Fra Giuliano insegnò astrologia e matematica anche a Pier Vettori.

Secondo Filippo Cavriani però le conoscenze di latino di Cosimo erano piuttosto mediocri: “Litteris mediocriter imbutus”   (cfr.   C.  MENCHINI, Panegirici   e   vite   di   Cosimo   I   de’   Medici, 2005, p. 203); cfr. G.

PIERACCINI, La  stirpe  de’  Medici  di  Cafaggiolo, R1986 [11924/25], vol. 2, p. 26.

13 Sulla vita e le sue opere di scultura cfr. C. COVI, Zaccaria Zacchi scultore – Volterra, Bologna, Trento, Roma, 1982; cfr. R.S. MAFFEI, Di Zaccaria Zacchi, pittore e scultore volterrano 1474–1544, 1905.

14 Zaccaria   Zacchi   avrebbe   studiato   le   scorie   dei   forni   di   fusione   dei   minerali   d’età   etrusca   e   romana   a   Populonia; cfr. L. CANTINI, Vita  di  Cosimo  de’  Medici  primo  Gran-Duca di Toscana, 1805, pp. 21–22.

15 Cfr. A. PERIFANO, L’Alchimie  à  la  Cour  de  Côme  Ier de Mèdicis, 1997. Più tardi spostò il suo laboratorio in un ambiente del giardino di Boboli; cfr. G. PIERACCINI, La  stirpe  de’  Medici  di  Cafaggiolo, R1986 [11924/25], vol. 2, p. 25 cfr. A. Mannucci: “Egli  scoprì  le  miniere  del  piombo  &  dell’argento  in  Pietrasanta & di più altri Metalli”  (A.  MANNUCCI, Vita  di  Cosimo  de’  Medici  primo  Gran  Duca  di  Toscana, 1586, p. 183).

16 Sulle  approfondite  conoscenze  dell’imperatore  Massimiliano  in  questo  settore  cfr.  H.  WIESFLECKER, Kaiser Maximilian I. Das Reich, Österreich und Europa an der Wende zur Neuzeit,  vol.  1:  ‘Jugend, burgundisches Erbe und Römisches Königtum bis zur Alleinherrschaft, 1459–1493’,  1971,  p.  81. L’imperatore  Massimilia-no esaltò la sua propria formazione accademica, militare ed artistica, in modo da dedicarsi interi capitoli nella sua autobiografia; cfr. M. TREIßSAURWEIN (a cura di), Der Weiß-Kunig [=der weise König, cioè il re sag-gio] - Eine Erzehlung von den Thaten Kaiser Maximilian des Ersten, 1775 [R1985]), in particolare fol. 185:

“wie   der   jung   weyßkunig   gar   kűnstlichen   was   in   der   platnerey   und   harnaschmaisterey”.  Non escluderei che Cosimo fosse a corrente di questo particolare.

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approfondita analisi storica scrive a riguardo: “Cosimo, avendo concipito una singolare incli-nazione per questa arte la più vana di tutte, eresse nel suo Palazzo una fonderia, in cui si compiaceva occuparsi nelle diverse composizioni dei metalli e di minerali […]; …la composi-zione  dei  veleni  non  fu  l’ultima  delle  sue  ricerche,  ed  ebbe  credito  in  Italia  di  fabbricare  i  più   violenti”17. Come testimonia  Baccio  Baldini  (†  1585),  un  altro  biografo  di  Cosimo,  questi  suoi   interessi scientifici includevano anche la botanica:

“Cognosceva ancora una quantità grandissima di piante e sapeva i luoghi nei quali esse nasco-no [...]; e le vertù ancora che molte di quelle hannasco-no a sanare i mali, che [...] egli aveva delle piante  a  comune  utilità  e  benefizio  degli  Uomini;;  laonde  ei  faceva  tutto  l’anno  stillare  in  vari   modi  molte  maniere  d’erbe,  di  frondi  e  di  fiori,  e  ne  traeva  acque  &  olij  preziosissimi”18. Per cui non si trattava tanto di botanica, quanto di medicina19 (notiamo  a  tale  proposito  un’affi-nità con Alessandro il Grande, di cui i suoi biografi narrano appunto che si fosse dedicato alla medicina20).

Altre autorevoli fonti coeve ci presentano Cosimo nel ruolo, ampiamente diffuso tra principi e nobili, del collezionista:

“…si diletta[va] molto di gioie, di statue, di medaglie antique, ed ha tante di queste antichità [...] e di tutte queste cose fa grandissima professione”21.

Dalle sopraccitate biografie apprendiamo assai poco delle sue conoscenze storiche, artistiche e architettoniche, fatta eccezione per la musica, che aveva un ruolo fondamentale nella forma-zione dei  nobili.  Nella  sua  ‘Vita’  di  Cosimo,  Baccio  Baldini,  che  lo  conosceva  bene,  essendo stato suo medico personale, ci informa che

“…si  dilettò  sempre  mai  più  d’alcun  altro [...] [di] musica e [di] caccia, delle quali cose si dilettò in guisa che non solamente egli udiva quando ei poteva cantare & sonare varii istru-menti, ma cantava egli stesso ancora tal fiata molto graziosamente”22.

Le   affermazioni   del   biografo   Aldo   Mannucci   sono   molto   simili.   Anch’egli   mette in risalto l’interesse  del  granduca per il canto e per la caccia23:

17 J. R. GALLUZZI, Storia del Granducato di Toscana, ediz. cons., 1822, vol. 1, p. 243.

18 B. BALDINI, Vita di Cosimo primo Gran-Duca di Toscana, 1578, citato da: G. BIANCHINI, Dei Granduchi di Toscana  della  reale  Casa  de’  Medici,  protettori  delle  Lettere  e  delle  Belle  Arti, 1741, pp. 21–22. Inoltre egli afferma: “Si   dilettava   egli   moltissimo   d’aver   la   cognizione   distinta   delle   Piante   d’ogni   qualità,   e   di   tutte   l’erbe  e  di  sapere  le  virtù;  per  la  quel  cosa  tutto  l’anno  ordinava  che  stillate  fossero  [...] e ne traeva acque ed olij preziosissimi”  (IVI);  secondo  l’autore  a  questi  suoi  interessi  si  deve  anche  la  fondazione di orti bota-nici: “Come  dilettante  della  Botanica  fece  fare  a  Firenze  ed  in  Pisa  il  Giardino  de’  Semplici”  (IVI). Cfr. anche G. PIERACCINI, La  stirpe  de’  Medici  di  Cafaggiolo, R1986 [11924/25], vol. 2, p. 25.

19 Giustamente Pieraccini parla di “un laboratorio chimico e farmaceutico”;  cfr.  IBIDEM.

20 Per questo dettaglio della vita di Alessandro il Macedone si veda PLUTARCO, Vita di Alessandro il Grande, cap. 8: “Penso  che  anche  la  passione  per  la  medicina  sia  stata  instillata  nell’animo  di  Alessandro da Aristo-tele. Alessandro non coltivava di questa scienza soltanto la parte teorica, ma soccorreva anche i suoi amici quando erano ammalati e prescriveva loro delle cure e diete...”  (PLUTARCO, Vita dei grandi Greci – scelta dell’edizione  integrale, 1958, p. 136).

21 Vincenzo Fedeli, ambasciatore veneziano a Firenze nel 1561; cfr. A. SEGARIZZI (a cura di), Relazione degli Ambasciatori veneti al Senato, vol. III/1, 1916, p. 147; cfr. anche G. PIERACCINI, La   stirpe   de’   Medici   di   Cafaggiolo, R1986 [11924/25], vol. 2, p. 27. Recenti ricerche hanno epurato inoltre le sue approfondite conoscenze   dell’Antico.   Nella   sua   tesi   Andrea   M.   Gáldy   mette   al   risalto   il   suo   interesse   per   la   scultura   antica romana e etrusca, documentata attraverso un inventario sin dai primissimi tempi, già anteriore al 1539,  cioè  l’anno  della  sua  presa  di  potere;  cfr.  A.M.  GÁLDY, Cosimo  I  de’  Medici  as  Collector, 2009, in parti-colare pp. 5 e 9.

22 B. BALDINI, Vita di Cosimo primo Gran-Duca di Toscana, 1578, p. 13.

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“Della Musica [...] si dilettò assai & poco men che della caccia”   e   “in compagnia di più gentil’huomini  notando  cantava” 24.

Il medesimo autore elogia Cosimo anche per la sua competenza nelle arti, da cui trasse grande diletto,  volendo  alludere,  a  quanto  appare,  non  tanto  all’esercizio delle arti quanto piuttosto a un’approfondita conoscenza delle medesime e, conseguentemente, ad una sicura e competente capacità di valutazione:

“…nelle arti meccaniche & massimamente in quelle del disegno, cioè Pittura, Scoltura &

Architettura, dir si può al sicuro, che ella tenghi il primo luogo. Delle quali arti il Gran Duca Cosimo grandemente dilettosi, & non meno si mostrò giudicioso & intendente nel conoscere

& discernere le buone dalle male intese”25.

Filippo Cavriani (1536–1606), che visse tra il 1565 e il 1584 in Francia al seguito di Ludovico Gonzaga Duca di Nevers, per poi ritornare a Firenze al seguito di Cristina di Lorena, scrisse una delle più dettagliate e forse anche più attendibili biografie del granduca. In questo scritto26 Cavriani, dopo aver elogiato la stirpe dei Medici, descrive le virtù di Cosimo accennando ai suoi studi classici (Plutarco, Svetonio e Cesare), ed in particolare alla sua predilezione per Giovanni Boccaccio27, per poi concludere che si era premurato di accrescere molto la biblio-teca di famiglia: “avitam bibliothecam plurimum auxit”28 (è il caso di ricordare che la biblio-teca di San Lorenzo venne fondata per volontà di suo avo, Cosimo il Vecchio29). A proposito delle  sue  conoscenze  artistiche  il  Cavriani  ci  fornisce  un’altra  importante  precisazione,  perché sottolinea  la  sua  particolare  competenza  nell’architettura,  principalmente in quella militare:

“Architecturae scientissimus, eius praesertim partis, quae muniendorum locoum rationem docet...”30.

Una caratteristica tipica di un principe-guerriero era la   conoscenza   dell’architettura   militare,   che includeva il disegno architettonico, la capacità di progettare fortezze e, molto più di rado, la  stesura  di  trattati  (si  pensi  ad  esempio  ai  ‘Discorsi militari’  di  Francesco  Maria  I  della

23 Le caccie erano tanto estenuanti che alla fine – come scrive un partecipante – “non  c’e  huomo,  cavallo,   ne cane che non sia stanco”;  cfr.  G.  PIERACCINI, La  stirpe  de’  Medici  di  Cafaggiolo, R1986 [11924/25], vol. 2, p. 24.

24 A. MANNUCCI, Vita di Cosimo de’  Medici  primo  Gran  Duca  di  Toscana, 1586, p. 185. B. Baldini, invece, si sofferma meno sulle conoscenze artistiche di Cosimo, mettendo a risalto principalmente il suo comporta-mento difronte agli artisti: “...delle quali arti egli si cognosceva così bene & ne ragionava di maniera che i migliori artefici di quelle spesse fiate si rapportavano al giudizio suo & volentieri udivano i suoi consigli circa  l’opere  che  egli  doveano  fare”;  B.  BALDINI, Vita di Cosimo primo Gran-Duca di Toscana, 1578, p. 28 [114].

25 A. MANNUCCI, Vita  di  Cosimo  de’  Medici  primo  Gran  Duca  di  Toscana, 1586, p. 176.

26 In particolare della descrizione aulica della gioventù di Cosimo vedasi sopra nota 8.

27 Non   a   caso,   Cosimo   si   adoperò   per   ristampare   il   ‘Decamerone’,   opera   finita   allora   sull’Indice;   cfr.   G.  

PIERACCINI, La  stirpe  de’  Medici  di  Cafaggiolo, R1986 [11924/25], vol. 2, p. 25; su i suoi tentativi di arginare il potere  temporale  del  Papa  e  dell’Inquisizione  cfr.  IVI, p. 12.

28 F. CAVRIANI [Philippus Cabrianus], Cosmi Medicis Magni Hetruriae Ducis vita et res gestae [Firenze, Bibl.

Moreniana, Acquisti div. 154], c. 11v; pubblicato da: C. MENCHINI, Panegirici  e  vite  di  Cosimo  I  de’  Medici, 2005, p. 203 [§ 19].

29 B. BALDINI, Vita di Cosimo primo Gran-Duca di Toscana, 1578, p. 27 [113]: “Finì del tutto & accrebbe oltramodo di libri la Libreria di San Lorenzo, cominciata già da Cosimo de Medici il vecchio”;   cfr.   anche  

IBIDEM, p. 57 [143].

30 F. CAVRIANI [Philippus Cabrianus], Cosmi Medicis Magni Hetruriae Ducis vita et res gestae [Firenze, Bibl.

Moreniana, Acquisti div. 154], c. 11r; pubblicato da: C. MENCHINI, Panegirici  e  vite  di  Cosimo  I  de’  Medici, 2005, p. 203 [§ 18].

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re,  Duca  d’Urbino31). Nelle biografie dei condottieri e dei principi-guerrieri gli espliciti riferi-menti a queste competenze risultano piuttosto rari32.

A chi non viene in mente a questo punto il ritratto eseguito da Giorgio Vasari nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, che mostra Cosimo con un compasso in mano (fig.

1)33,   quasi  come   se  disegnasse   una   fortezza?   La   fortezza,   rappresentata   solo  d’angolo,   non  è   facilmente identificabile, ma sembra piuttosto vetusta. Sembrerebbe trattarsi del bastione di una fortezza come quello di Pistoia o di Prato, ma plausibilmente si tratta della pianta della vecchia fortezza di Siena distrutta nella presa della città del 1554/55. Non intendo soffermarmi sulle diverse interpretazioni di questo ritratto34, per cui mi limito a segnalare che si è voluto mettere in risalto il valore allegorico del quadro, che – nel contesto pubblico e celebrativo in cui è posto – doveva rispondere ad una precisa logica di propaganda. Come afferma lo stesso Vasari, il ritratto rappresenta Cosimo nel momento in cui stava “misurando e scompartendo per trovare di pigliare i forti di quella città”35, cioè della fortezza di Siena.

Ma ritorniamo al Cavriani: come altri biografi mette in risalto le conoscenze musicali, pittoriche e scultoree di Cosimo, evidenziandone la sua attiva partecipazione: “Cantabat et psallebat iucunde”   e   “Picturae, statuariae, fusoriae incredibili studio tenebatur”36. Come ha

31 I  ‘Discorsi militari’  di  Francesco  Maria  I  della  Rovere  furono  pubblicati  nel  1583  a  Ferrara (vedasi capito-lo 2, nota 64).  Altro  esempio  sono  i  ‘Commentari di varie Regole e Disegni di Architettura civile e Militare con altre Istruzzioni e Precetti di arte Militare’, che si trovano alla Biblioteca Corsini di Roma e furono studiati già diverse volte; cfr. L. GIANNELLI, I  ‘Commentarii’  di  Alessandro  Farnese  alla  Corsiniana, in: Vigno-la e i Farnese – Atti del convegno internazionale (a cura di C.L. FROMMEL/M. RICCI/R.J. TUTTLE), 2003, pp.

328–340; è in preparazione una nuova edizione a cura di B. Adorni e S. Frommel (2015/16).

32 A  riguardo  di  una  di  queste  rare  notizie  riguardanti  un  condottiero  dilettante  d’architettura  vedasi  p.e.  

Federigo da Montefeltro nel capitolo 2, di cui abbiamo solo una frammentaria notizia in una lettera, che documenta la sua partecipazione alla progettazione della fortezza di Volterra nel 1472; cfr. W. LIPPMANN/ C. VASIC VATOVEC, Überlegungen zu Wertung und Bedeutung des Architekturdilettantismus während des 16.

und 17. Jahrhunderts im deutschsprachigen Raum,   ‘Georges-Bloch-Jahrbuch des Kunsthistorischen Insti-tuts  der  Universität  Zürich’  8,  2001,  pp.  126–127, 154–155 [vedasi capitolo 2, note 23–24].

33 Cfr. U. MUCCINI, Il Salone dei Cinquecento in Palazzo Vecchio, 1990, pp. 81–84; cfr. W. KEMP, »...einen wahrhaft bildenden Zeichenunterricht überall einzuführen«. Zeichnen und Zeichenunterricht der Laien 1500–1870, 1979. Cfr. anche J. KLIEMANN, Gesta dipinte. La grande decorazione nelle dimore italiane dal Quattrocento al Seicento, 1993, p. 76, fig. 77; infine H. Th. VAN VEEN, Cosimo  I  de’  Medici  and  his  self-repre-sentation in Florentine art and culture, 2006.

34 Cfr. anche ultimamente i contributi nel catalogo: Vasari – gli Uffizi e il Duca, 2011, pp. 158–159 (scheda II.3 di W. Lippmann, con biografia) e 162–163 (scheda III.5 di Valentina Conticelli, con biografia).

35 G. VASARI, Ragionamenti [1563], in: IDEM, Le  vite  de’  più  eccellenti  pittori  scultori  ed  architettori (a cura di G. Milanesi), 1906 [R1981], vol. 8, p. 216.

Sulla scia delle affermazioni vasariane diversi autori, tra i quali ultimamente anche M. Burioni, hanno messo in evidenza che non sia rappresentato un fatto concreto, cioè lo studio o il disegno di una fortezza (infatti è una fortezza di schema alquanto antiquato), bensì la preparazione (“disegna”   inteso   come  

“designa”  ovvero  decide)  della  conquista  di  Siena;  cfr.  M.  BURIONI, Die Renaissance der Architekten. Profes-sion und Souveränität des Baukünstlers in Giorgio Vasaris Viten, 2008, pp. 21 e 23–24. Al centro della

“designa”  ovvero  decide)  della  conquista  di  Siena;  cfr.  M.  BURIONI, Die Renaissance der Architekten. Profes-sion und Souveränität des Baukünstlers in Giorgio Vasaris Viten, 2008, pp. 21 e 23–24. Al centro della