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Germania, al Doge di Venezia

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D alle tende sopra Carlovitz li 14 Dicem bre 1698.

. . . Non in modo di ricercar consigli ша con quello di sola partecipatione mando il Moscovita si a cesarei ehe a me gli annessi fogli del suo nuovo progetto, riformato dal primo con quell’ espediente che prese arbitrio di risolvere e suggerire per facilitar Г impuntamentö dell’ evacuatione dai Turchi pretese.

Nel primo capitolo perõ ha creduto bene di mutar senza ehe ve ne fosse il bisogno il nome di positiva pace in quello di pace con forma di tregue per tanti anni da concertarsi coi Turchi ad esempio dell’ uso dell’ Imperatore. Nel terzo poi dicendosi non istrutto per distinguere i territorii e definir i limiti propone che ciö si rimetta a trattarsi alia Porta quando Г ambasciata moscovita v ’ anderä per ricevere le ratifications

A l di lui secretario ehe mi porto i fogli risposi con gradi- mento verso la partecipatione non havendo esso richiesto di piu.

Occorso pero di parlare coi cesarei sopra il tenore di questa nuova proposta s’ incontrarono le loro con le mie osservationi nel considerare ehe nominando et ammettendo lui nel primo articolo il fondamento della pace se ne allontanava poi nel terzo negando di stabilire nel congresso la materia dei confini onde poteva essere opportuna e proficua alio stesso passo alcuna eccettione. Cosi insinuata e formata anco Г estesa dei cesarei ella fu dal Moscovita prontamente aggionta come sta registrata nel numero 2, acciõ restino conservati e non diminuiti i vantaggi ehe dalle condittioni del predetto fondamento sono concessi, e restano ancora da concedersi il ehe pare riguardi Г interesse dei confini per la serenissima Repubblica, quando quelli dell’

Imperatore e della Polonia furono giä discorsi. Portatosi poi il Moscovita ad una nuova conferenza non trovõ a suo ripiego quell’ intiera facilitä ehe supponeva.

Indi havendo poi cercato Г ambasciatore di vedermi per riferirmi il nuovo risultato dei suoi discorsi, per corrispondere alia sua antecedente visita passai appresso di lui. Mi disse ehe quantunque non si fossero i Turchi apertamente spiegati pareva ehe consentissero di rimettere alia Porta il maneggio delle pretese evacuationi о demolitioni. Haver perõ nello stesso tempo in- sistito ehe fossero espressamente nel capitolo 3 .0 nominate le

36*

169? medesime е quei forti del ßoristene che devono essere soggetti

ecembre Ч- ш . . .

ad un tale accordo. Dicendo non bastar che implicitamente possano esser intesi nelle forme generali di definir i territori et i limiti. Cio esser stato il punto di difficoltä sopra cui non riusci di convenire havendo esso dichiarato di non poter avvan- zarsi a maggior arbitrio del preso. Disse che Mauro Cordato lo minaccio che gli altri farebbero il loro negotio onde la Mo- scovia restarebbe Г ultima sola e forse esclusa, et haver lui replicato che cio non gl’ insinuava alcun timore, e Г ambascia- tore asseri a me che dal suo prencipe attenderebbe lo stesso premio tanto se le portasse la pace come se le riportasse la guerra.

Rivolgendosi poi al trattato di Vostra Serenitä confermo je cose dette nell’ altra occasione di non finir il suo e di non far pace, sinche anco la serenissima Repubblica non sia per far la propria, aggiongendo Г esageratione che nemmen con la cessione di Costantinopoli sarebbe per concluderla separata- mente. A tali voci anco per esser troppo estese retribuii quelle maniere di riconoscenza che si dovevano dentro pero ancora quell’ avvertenze che stimai prudenti e necessarie al caso, mentre sebbene tali dichiarationi possono portare alcun giova- mento et imprimere i Turchi d’ una buona unione con quella potenza anco per i tempi venturi, ad ogni modo deve valer pure il riguardo di non avvanzarsi troppo per non andar in- contro ad alcuna pericolosa domanda, di ricambio e di uguale puntualitä. Puo unirvisi anco alcun riflesso per g l’ tmperiali potendo esser ch’ essi non amino di veder concerti con altri, quasi di tal modo si fomentano quelle difficoltä che per bene e brevitä del negotio bramano rimosse.

Intanto la pubblica prudenza riserverä qual sia il stato vero del maneggio anco per la Moscovia appianato con Г uso di varii ripieghi, e ridotto ad una sola contesa d’ espressione, che quando ^ una parte si rissolva di meglio dichiarare о Г altra d’ intenderla a sufficienza dichiarata non vi resta piu intoppo all intero fine, nel qual caso non e giä impossibile che cedano le voci di quell’

unione che hora con ampiezza si professano. Mi parlo il Mos- covita anco del Polacco dicendo che intendeva pubblicasse egli d’ esser prossimo a finire e che senz’ altro riguardo pen- sasse di sottoscrivero e partir immediate. Mostrandomi i capi- toli d’ una stretta lega che essi tengono con quel regno, con- sidero, che quell' ambasciatore non ardirä si facilmente d’ eseguire

№№ 723 - 726 565 un tal passo mentre poi la Moscovia doverebbe far pace coi Turchi per volger la guerra contro Polacchi . . .

Venezia. Archivio di stato. Senato. Dispacci Germania;

filza 180, pag. 152— 155, disp № 379.

724. Lettera di monsig. Davia, nunzio apostolico in Polonia, al card. Spada, segretario di stato.

V arsavia li 16 Dicembre 1698.

Solamente ieri dopo pranso partirono i missionary dell ? osservanza di S. Francesco e sebben il tempo colla sua irre- golaritä non permette lo sperare ehe siano per haver cosi presto buon viaggio, non di meno hanno voluto superare tutti gli osta- coli possendosi in cammino verso Vilna. Perche di la habbiano indrizzi sicuri verso la Moscovia ho loro data una lettera per monsignore vescovo di Vilna, ehe vien da me supplicato a favorir et assistere i predetti padri in tutte le necessitä, ehe in un paese ormai distrutto da continui torbidi d’ un intiero bien- nio, potessero loro accadere. Prego ora Dio benedetto a voler secondar il loro zelo dando al regno di Nostro Signore la glo­

ria d’ haver aperta questa nuova porta per inoltrarsi in Oriente.

Et a. V. Em. frattanto m’ inchino profondissimamente.

Archivio Vaticano. Polonia. Vol. 119.

725. Lettera di monsig. Davia, nunzio apostolico in Polonia, al card. Spada, segretario di stato.

(Foglio d’ awisi) Varsavia li 16 Dicembre 1698.

. . . I capi, et officiali de’ Cosacchi sudditi al Moscovita essendo stati invitati a Mosca han ricusato di comparirvi per timore d’ esser involti nell’ esecuzione ehe doveva farsi contro quelli ch’ erano stati poco fideli alia Maestä del Czaro nel tempo della di lui assenza dal proprio imperio.

Archivio Vaticano. Polonia. Vol. 119.

726. Lettera di C. Ruzzini, ambasciatore veneto in Germania, al Doge di Venezia.

D alle tende sopra Carlovitz li 19 D icem bre 1698.

. . . Occorse come supposi ehe Г ambasciator moscovita s’ innoltro a stringere le insinuationi havendomi scritto Г annessa lettera in cui dopo spiegate le pretese dei Turchi, le ragioni

1698 d£cembre

ddcembre Per поп concederla е per non cedere i quattro forti importanti ehe chiudono le bocche del Boristene, riferisce le minaccie ehe neil’ ultima conferenza gli fecero gli ambasciatori ottomani d’ essere abbandonato et escluso dagli altri alleati; indi eccitando a ponderare la giustitia della di lui causa ricerca assistenza per il debito della lega e principalmente per Г amicitia et unione ehe mai dovrä interrompersi della serenissima Repubblica con Sua Carea Maestä aggiongendo ch’ io non finisca i miei trattati antecedentemente ai suoi. Poi dicendo di dover riferire. tutto al suo sovrano et haver bisogno di dieci settimane per la ris- posta, insinua ehe Г anco per le difficolta della serenissima Re­

pubblica fosse opportuno alcun tempo, egli non passerebbe a definir la sua pace senza il comune consenso.

L ’ importanza di tali motivi, il riflesso ehe potrebbe esso pubblicare d’ havermeli scritti, e la ragione che habbia pur con gli ambasciatori cesarei passato alcun ufficio consimile mi per- suase a render ai medesimi la notitia d’ una tal apertura in testimonio non solo di confidenza, ma per oggetto di haver i necessarii confronti dei loro sentimenti e di quello pur con essi potesse esser occorso. Gradirono e dissero haver havuto quasi un’ egual lettera alia quale nella sostanza havevan risposto, ehe quanto alle voci de’ Turchi non poteva dubitarsi della fede dell’ Imperatore sempre con tutti religiosamente mantenuta e circa poi il tempo lungo ch’ egli dice di prendersi, essersi ri- messe alle direttioni della sua prudenza senza impegnarsi con verun assenso. Considerarono piu la vanitä delle massime со’ quali questo ministro governa la sua condotta. Parlar hora rissoluto sopra i quattro forti quando ne’ giorni decorsi si spie- gava con altro tenore, parendo fosse amico di temperamenti purche non fossero aperte cessioni. Cosi poter darsi ch’ anco di nuovo si cambi e si retiri insieme dal tempo delle dieci setti­

mane ehe riuscirebbe d’ un eccedente lunghezza.

Raccolti di tal modo i sensi e le misure dei cesarei nella risposta ehe diedi alio stesso Moscovita, mi parve di tener quelle che V. V. E. E. asserveranno nell’ occluso foglio con ufficiosita, e con cenni in alcuna maniera relativi ai di lui assunti, ma lon- tani dai positivi impegni ehe non stimai opportuni al stato del negotio, del tempo et degl’ interessi di Vostra Serenitä. E ben vero ehe anco Г altro oggetto di tener questo ministro nella confidenza e nella speranza di poter sostener et allungare il suo negotio, quello di raccogliere la sua offerta di non

acco-№ 726 567

starsi alia pace se non unitamente, senza obbligazioni in pro- d4Jf®fre messe di non finir previamente i miei trattati, m’ ha pur per- suaso a ricercar modi che potessero drizzarsi a piu d’ un oggetto.

Dove rispondersi quanto conveniva sopra li artifitiosi supposti dei Turchi, attestando la pubblica sinceritä, costanza, et unione, ma non credei opportuna altra spiegatione piü diretta e posi- tiva riguardo a tutti i casi che pur potrebbero arrivare a quei motivi, ehe giä da cesarei mi furono fatti se fossi in facoltä di sottoserivere solo con Г Imperatore, a quello s’ intese di preve- der e disporre con quei capitoli dei mediatori principalmente appoggiati ai dubbii d’ allora sopra le mässime dei Moscoviti e Polacchi et; alle mässime pubbliche conosciute di ferma unione principalmente al debito della sacra lega et all’ intelligenza con Cesare. Cosi senza darmi per inteso sopra il non finir prima i trattati, rilevai il suo senso di non accostarsi alla pace senza il consenso comune, et esponendo la confidenza ehe tutto unita­

mente possa terminarsi non dovei formar impegni sopra il lungo tempo delle dieci settimane, mentre quando i cesarei volessero tardar tanto a sottoserivere non potrebbe essere pubblico inte- resse dividersi da loro per unirsi agli altri, e quando poi anco senza impegno s’ affettasse di coltivare col Moscovita maggiori concetti sarebbe facile d’ incontrare il poco gusto degli ambas- ciatori imperiali e della loro corte.

Conoscendo perõ intanto non disutile al maneggio pubblico ehe ve ne sia anche un’ altro arenato tra le sue difficoltä, e posto in positiva d’ esser 1’ ultimo per il mio gentilhuomo ehe porto la risposta feci dire in voce al Moscovita, che il preciso di quelle meglio potessi dirle dipenderebbe dopo il ritorno del mio corriere, mentre all’ hora sarei con la puntualitä d’ avvi- sarle ciõ ehe occorresse. Mostrõ egli di restare in espettatione, ma quali si sian gli impegni anco autenticati dal seritto di questo ministro, io non posso prometter all’ Eccellentissimo Senato niente di piü del presente essendo Г avvenire e le di lui mässi­

me soggette a facilissimi cambiamenti . . .

Venezia. Archivio di stato. Senato. Dispacci Germania;

filza i8o, pag. 176— 179, disp. № 376.

1698

decem bre

727. Lettera di monsig. Davia, nunzo apostolico in

Polonia, al card. Spada, segretario di stato.

(F o g lio d ’ avvisi) Varsavia li 23 Dicem bre 1698.

. . . Scrivono di la ‘) e h e , i Cosacchi siansi intieramente sottratti dair obedienza del Czaro, e minaccino di unirsi in numero di8ora* per diffendersi da qualunqueinvasione de’ Moscoviti.

Archivio Vaticano. Polonia. Vol. 119.

728. Lettera di C. Ruzzini, am basciatore veneto in Germania, al D oge di Venezia.

D alle tende sopra Carlovitz li 23 Dicem bre 1698.

. . . Aggionsero ehe il Moscovita haveva prodotto un’ altra idea di progetto chiedendo non piu pace ne tregue ma solo un’ armistizio di due anni, acciö in questo tempo si possa poi trattar dell’ intiera pace alla Porta о per mezzo degli ambas- ciatori ehe andavano о per quello del Kam dei Tartari. Non haver mostrato i Turchi molto dissenso e percio vedersi ognuno degli altri in procinto di non perdere la congiuntura di stabi- lire i loro trattati, quando il pericolo d’ un improvvisa partenza dei Turchi li sollecitasse a raccogliere il frutto dei proprii maneggi . . .

S ’ e poi presto verificato il supposto ehe scrissi dei faci- lissimi eambiamenti del Moscovita, quando hieri mi fece sapere ehe non havendole le risposte dei cesarei lasciata molta spe- ranza per poter attendere dentro le dieci settimane gli ordini della sua corte haveva fatto proporre ai Turchi un’ altra specie di aggiustamento, qual sarebbe quello d’ un breve armistitio che fermando le hostilitä dasse maggior campo di stabilire ap- presso la Porta stessa gl’ intieri trattati della pace. Hora po- tendo mutarsi quello s’ era rissolto et eseguito, ravvivar la me­

moria di cio ehe in voce et in scritto haveva promesso per non concludere che unitamente. Se bene perõ confermi lui la stessa intentione, non puo darsi, come sempre dissi, sicurezza dell’

effetto, mentre vedendo la necessitä e Г esempio degli altri alleati per operare diversamente non si mostrarebbe egli molto tardo о renitente in seguirli quand’ occorresse . . .

Venezia. Archivio di stato. Senato. Dispacci Germania;

filza 180, pap. 194, 196— 197, disp. № 378.

1) La Russia, provincia di Polonia. E Sch.

№ 729

729. Lettera del card. Spada, segretario di stato, a monsig. Davia, nunzio apostolico in Polonia.

Roma li 27 Dicem bre 1698.

Si ё goduto qui di sentire, ehe non si siano verificate le voci precorse, come se al Czar di Moscovia fosse accaduto qualche sinistro incontro, e la certezza di tal notizia accresce la speranza, ehe possano per i stati di lui felicemente passare i noti missionary, secondo le diligenze che V. S. lll.ma non senza sua lode andava per cio continuando.

Archivio Vaticano Polonia. Vol. 188.

1698 decem bre

1699 .

730. Lettera di C. Ruzzini, am basciatore veneto in Germania, al D oge di Venezia.

„Dalle tende sopra Carlovitz

li 5 Gennaro 1698 more v en eto.“

. . . Fu hoggi appresso di me Г ambasciatore Moscovita, disse che giä haveva stabilito il suo armistitio di due anni.

Che in questo tempo si penserebbe del modo e del luoco per trattare la pace non havendo intanto voluto ricevere i motivi che gli facevano i Turchi di conservare Г ingerenza della me- diatione presente, mentre doveva dipendere la rissolutione dal suo sovrano. Poi in termini aperti mi ripromise che non sotto- scriverä il suo istromento se io non saro in positura di far lo stesso. Cercai di confermarlo in tali sensi con ogni miglior maniera di ringratiamento, sebbene come altre volte dissi, niente posso promettere delle di lui rissolutioni spesso come si vidde, capace d’ improvvisi movimenti. . .

Veneiia. Archivio di stato. Senato. Dispacci Germania;

filza 180, pag. 293—294, disp. № 384.

731. Lettera del segretario G. Alberti, residente veneto in Polonia, al D oge di Venezia.

Varsavia li 13 Gennaro 1699.

(1698 m. v.)

. . . Nel lungo discorso havuto con la Maestä Sua, hebbi pure campo d’ interrogare s’ era vera la scritta deputatione de Cosacchi per impetrare la protettione della Polonia contro del Czaro di Moscovia.

№ 73i 571 Mi disse, che non era venuto alcuno, et che in ogni caso si haverebbe dovuto abbracciare le genti, che ritornavano alla divotione di questo regno ; non haverne perö imaginabile avviso, anzi, che le recenti lettere di Moscovia li portavano, che il Czaro metteva tutti a dovere col sommo rigore.

II ressiclente di Moscovia mi ha detto, che il Czaro era passato a vedere la fabrica delle navi, et mi assicurö, ch’ era contento delli venetiani maestri, che lavoravano in quelle parti.

Non mi ha saputo, о non mi ha voluto dire di vantaggio. Gratie.

P. S.

Havendo io con un viglietto sovenuto al pallattino di Marienburgo di scrivere a quello di Postnania, che non segnasse la pace se non d’ accordo, et nel medesimo tempo con tutti g l’ altri collegati, mi ha risposto, che lo haverebbe fatto volen- tieri, ma che haveva poi di che parlarmi sopra di questa ma­

teria. Benche fosse 1’ hora prossim’ alla speditione sono andato ritrovarlo, et mi ha comunicata lettera del pallattino, che li partecipava di havere scuoperto, che li Turchi havevano nel loro idioma, messe alcune parole nel trattato di senso diverso dal lattino, si che li conveniva chiedere nuovo congresso per levare ogni scrupolo in avvenire.

Nel medesimo tempo manda copie di due lettere dell* am- basciator moscovito, et di due sue risposte tutte piene di agrezze per g l’ incidenti occorsi tra di loro, et come quanto al negotio della pace, il Moscovita chiedeva al Polacco di sospendere dieci settimane a sottoserivere il trattato, finche lui havesse risposte dal Czaro sopra le piazze del Boristene, prettese dalli Turchi, contro il preliminary uti possidetis, cosi il pallattino rispose al Moscovita, che havendo lui stesso a nome del Czaro giä accor- dato nei primi congressi, che questo punto si differirebbe alla decision in Costantinopoli, contentatosi di fare una tregua di due anni, et non una pace, non si poteva piü riandare un punto concluso, ciö contravenendo alle regole fissate in quei congresso, et molto memo poteva la Polonia far una tregua temporanea, quando cercava una pace perpetua. Comunicatemi tutte queste cose dal pallatino, mostro poi di compatire le angustie nelle quali sarebbe la serenissima Repubblica di rendere ciö che gli comple tenere, et che gli costa tanto sangue, tanti thesori.

Disse che haverebbe scritto al pallattino ch’ essendo stati sempre d’ accordo con 1’ Imperatore et la serenissima Repubblica diffe- risce a segnare la pace nel medesimo tempo con loro. Non

1699 j an vier

1699

j an vier sapere, se la parole equivoche del trattato turco, haverebbero

naturalmente portata qualche dilatione; pressentire, che li Turchi faciano delle difficoltä nuove sopra le cose accordate con Г Im- peratore, et m i. vole quasi dar ad intendere, che vi possano essere delle recenti sussittationi, per impedire la pace, doppo che il Re di Spagna s’ era rimesso in salute, et che penetrato il secreto di un testamento fatto da quel Re, possa da nuovo turbarsi la pace di cristianitä. Rifferisco tutto questo a cenni, come per appunto me lo ha detto, al che ho risposto solo, che lo pregavo di scrivere al pallattino, che sottoscrivesse nel mede- simo tempo con gl’ altri . . .

Venezia. Archivio di stato. Senato. Dispacci Polonia;-filza 18, disp. № 779.

732. Lettera di monsig. Davia, nunzio apostolico in Polonia, al card. Spada, segretario di stato.

V arsavia li 20 Gennaro 1699.

Animato dal generoso compatimento di V. Em. scriverö a monsig. Zalewski, che m’ informi di tutto quello potrassi ope- rare per costringer il Pelchowski nominato al vescovato di Alba Russia, accioche restituisca il privilegio che surrettitiamente fu estorto li mesi passati dalle mani della Maestä Sua. Spero che havremo tempo bastante per concertare i mezi piu proprij ad ottenere Г intento, mentre finora non sono state publicate le lettere universali per la convocazione della dieta, le quali se- condo le leggi del regno devono precedere Г adunanza per il corso intiero di sei settimane, e riserbandomi Г onore di render a V. Em. un esatissimo conto di quanto aijdarä succedendo in questo particolare alla medesima frattanto m’ inchino profon- dissimamente.

Archivio Vaticana. Polonia. Vol. 121.

733. Lettera del segretario G. Alberti, residente veneto in Polonia, al D oge di Venezia.

Varsavia li 3 Febbraro 1699.

(1698 m. v.)

. . . II medesimo conte Veuling huo modi molta sperienza, et credito nel suo paese, mandato qua per scuoprire a fondo, quali siano le intelligenze con la Moscovia, si lascia intendere, dubbitar assai, che il Czaro fatta la pace col Turco, muova la guerra alla Svezia, per impadronirsi di que’ porti, ch’ ha sopra

Im Dokument COMMENTATIONES АС ТА ■II (Seite 132-143)