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nel Cantone Ticino Il cancro corticale del castagno

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Il cancro corticale del castagno nel Cantone Ticino

Stadio attuale delle ricerche e prevedibili sviluppi

INDICE I. Parte

Indagini fitopatologische sull' Endothia parasitica, causa della moria del castagno

di G. Bazzigher

Istituto svizzero di ricerche forestali I. L'epidemia di cancro corticale del castagno nel 1955 2. Gli ospiti dell'agente patogeno

3. Le possibilità di lotta chimica 4. Le possibilità di lotta biologica 5. Miglioramento genetico della resistenza 6. Conclusioni e indirizzo dei futuri lavori 7. Bibliografia

II. Parte

Stato attuale dei lavori di allevamento del castagno

( Castanea sativa Miller) di F. Fischer e F. Ritter Istituto svizzero di ricerche forestali Osservazioni generali .

I. Premesse per l'allevamento del castagno 2. Situazione attuale dei lavori e primi risultati 3. Bibliografia

III. Parte

Sguardo all' attività sperimentale futura

di A. Kurth

Direttore del Istituto svizzero di ricerche forestali Zusammenfassung, Résumé, Summary .

443 226

Pagina 34 35 37 38 38 42 44

45 46 51 61

63

65

(2)

I. PARTE

Indagini fìtopatologiche sull' Endothia parasitica causa della moria del castagno

di G. Bazzigher

I. L'epidemia di cancro corticale del castagno nel 1955

Nel Ticino i primi vasti focolai di infezione prodotta dall' Endothia furono quelli di Soresina e di Cabbio, entrambi importanti per gli effetti violenti e acuti dell'epidemia.

Sia nell'una che nell'altra regione la grandine aveva simultaneamente causato una quan- tità di contusioni e di ferite, aprendo così le porte all'agente patogeno. La progressione naturale dell'epidemia dovuta all' Endothia non ebbe di conseguenza il suo tipico svi- luppo e si manifestò inoltre abbreviata nel tempo, per le ferite e le infezioni alla corona che tradiscono la malattia assai prima delle infezioni al tronco. Nei confronti di una esplosione così atipicamente violenta della epidemia nei due focolai di origine, il cancro della corteccia che serpeggia nelle altre selve castanili del Ticino offre a chi osservi su- perficialmente un quadro innocuo ( alme. no fino a due o tre anni or sono) ; va però espressamente sottolineato che tale apparente innocuità è una caratteristica di questa epi- demia e che non dovrebbe in nessun caso dare origine a illazioni fallaci. Va piuttosto osservato che noi ci troviamo attualmente nella prima fase ( che è la fase progressiva) della epidemia. Secondo le esperienze fatte dagli Americani, la seconda fase ( quella della moria) dovrebbe accadere entro 4-5 anni. Ma date le nostre condizioni climatiche e la nostra popolazione di Castanea sativa

è

possibile che l'inizio della seconda fase su- bisca un ritardo di qualche anno.

La pubblicazione del Bi rag h i (1951) «Caratteri di resistenza in Castanea sativa

nei confronti di Endothia parasitica» descrive una forma finora sconosciuta di «sposta-

mento di resistenza». I polloni delle ceppaie di alberi di castagno già gravemente am-

malati rivelano, secondo le sue osservazioni, un maggior grado di resistenza, nei con-

fronti di Endothia parasitica. Gran parte di essi riescono ad ostacolare lo sviluppo del

fungo e financo a guarire. Secondo le indicazioni del Biraghi questa diminuita recetti-

vità si spiega con la formazione di barriere di sughero che impediscono al fungo di

raggiungere il cambio. Tali tessuti protettivi che traggono origine dall'infezione rappre-

sentano i prodotti di vere e proprie reazioni difensive (definizioni: immunità, resi-

stenza, reazione difensiva, ecc., vedi G a u man n, 1951). Molto probabilmente essi

insorgono contro l'agente patogeno stesso (reazione difensiva antiparassitica) e non si

può escludere che in questo caso entri pure in gioco una reazione difensiva antitossica

(3)

{reazione difensiva contro prodotti di metabolismo del fungo). L'accresciuto potere, proprio ai polloni, di dare origine a una tale reazione difensiva conferma l'esistenza di una più debole reoettività di Castanea sativa verso la malattia rispetto a Castanea dentata, fatto già constatato in altre occasioni.

Ci troviamo pertrunto di fronte a nulla di nuovo. lno1tre emerge dalle nostre in- dagini che le pianticine (nate da seme) offrono una resistenza maggiore che non le piante adulte. Tutte queste modificazioni della resistenza, rispettivamente della recetti- vità alla malattia, sono in certi casi correlative allo spostamento ontogenetico della dis- posizione, che è noto nel castagno. Questo fenomeno illustrato dal Biraghi è molto in- teressante, anche se ha dato origine, da noi, a conclusioni errate o affrettate. Un giudi- zio definitivo, da un profilo epidemiologico, potrà forse essere possibile entro un de- cennio. Analoghi fenomeni di resistenza non sono ancora stati osservati fino ad oggi, da noi. Il risanamento delle selve ammalate, imperniato sul ceduo, non

è

attuabile nel Ti- cino anche per altri motivi. Tuttavia estenderemo i nostri esperimenti fitopatologici anche allo studio delle reazioni difensive, nella speranza di poter più tardi riferire in merito.

2. Gli ospiti dell'agente patogeno

Per ogni nuova malattia è di grandissima importanza conoscere gli ospiti dell'agente patogeno. LeFagaceae e, nell'ambito di questa famiglia,il genereCastaneafigurano tra i principali ospiti dell'Endothia parasitica. Nell'ordine delle Fagales troviamo i princi- pali ospiti secondari, pur non mancando i casi di recettività anche tra le ]uglandales, le Polycarpicae e le Terebinthales. Queste però sono nozioni acquisite nel Nord-America, dove la grande varietà della flora offre naturalmente un maggior numero di ospiti po- tenziali che non la flora europea. Da qualche anno sono noti anche in Europa come nuovi ospiti dell'Endothia parasitica la Quercus pubescens Willd., la Quercus petraea (Mattuschka) Lleblein e la Quercus llex L. NeHa primavera del 1952 questo fungo fu trovato, in diverse regioni del Ticino, su Quercus pubescens e Quercus petraea. L'agente patogeno, isolato dal materiale di quercia e inoculato nel castagno, ha dato la nota sin- drome. Questo risultato sperimentale permette di concludere che si tratta di un normale ceppo di Endothia, conosciuto sul castagno. Negli esperimenti di inoculazione su querce e castagni con gli agenti isolati da querce e da castagni non si sono potute constatare differenze attribuibili a una eventuale specializzazione e relative alla patogenità.

Per ottenere un quadro più preciso degli ospiti dell' Endothia parasitica furono in-

oltre fatti esperimenti d'infezione su diversi alberi e cespugli. Questi esperimenti fu-

rono eseguiti all'aperto e, nel limite del possibile, anche in serra. I risultati finora noti

dicono che, oltre alle suindicate specie di quercia, è recettiva alla Endothia parasitica

anche Fagus silvativa L. Dal materiale di questo faggio fu isolato il fungo e reinoculato

con successo nel castagno ( B a z zig h e r, 1953) . Inoltre bisogna includere nella cerchia

degli ospiti potenziali dell' Endothia: Quercus Robur L., Ostrya carpini/olia Scop., Car-

(4)

Dicotyledones

Choripetalae

M onochlamydeae Dialypetaleae V erticillatae

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Fagales

Myricales --...,,~ Balanopsidales

\ Leitneriales

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]uglandales

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I \ \ Polygonales

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Centrospermae

\ H amamelidales

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Polycarpicae Rhoeadales Parietales Guttif erales

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Rosales 'i..Myrtales

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ricoccae~

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( Columniferae Gruinales /

1~Terebinthales

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( Celastrales 2 I

• \ Rhamnales

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-.Umbelliflorae

Ospiti dell' Endothia parasitica Castanea dentata (Marsh.) Borkh.

Castanea sativa Miller

Castanea henryi Rehd and Wjls.

Castanea ozarkensis Ashe Castanea pumila (L.) Mili.

Castanea alabamensis Ashe Castanea alni/olia Nutt.

Castanea ashei Sud.

Castanea floridana ( Sang.) Ashe Castanea seguini Dode

Castanea crenata Sieb. and Zucc.

Castanea mollissima BI.

Castanopsis chrysophylla (Hook.) DC Castanopsis (specie asiatiche) Quercus stellata Wangenh.

Quercus montana Willd.

Quercus petraea (Mattuschka) Lieblein Quercus pubescens Willd.

Quercus Ilex L.

Quercus velutina Lam.

Quercus alba L.

Quercus prinus L.

Quercus falcata Michx.

Quercus Muehlenbergii Engelm.

Quercus coccinea Muench.

Quercus Robur L.

F agus silvatica L.

Ostrya virginiana (Mili.) K. Koch Ostrya carpini/olia Scop.

Carpinus caroliniana Walt.

Carpinus Betulus L.

~

Carya ovata (Mili.) K. Koch

~

Liriodendron tulipifera L.

Rhus typhina L.

Acer rubrum L.

Acer pennsylvanicum L.

Acer saccharum Marsh.

Acer palmatum Thunb.

Per le letteratura eone. gli ospjti di

Endothia parasi ti ca vedi: B a z z i g h e r , 1953

(5)

pinus Betulus L. (Ba z zig h e r, 1954). In questi ultimi tre ospiti sembra tuttavia che la malattia abbia un decorso più lento e più mite che non sul faggio. Risulta inoltre che il parassita cresce nel faggio in modo altrettanto rapido che nel castagno. Nei menzio- nati esperimenti di reinoculazione su piante di castagno si potè osservare che il fungo era divenuto più virulento del solito. II passaggio attraverso questo nuovo ospite sembra averne esaltato la virulenza. Se ciò è possibile lo vedremo in ulteriori esperimenti; non è escluso, perchè anche in vitro accade ch'e le colture di funghi modifichino la loro virulenza. II fatto che il faggio può essere colpito in maniera tanto forte dall' Endothia parasitica dimostra che sui nostri faggeti incombe un pericolo latente. Non è stato fino ad oggi spiegato per quale motivo non si conosce ancora la malattia sul faggio. E' possi- bile che l' Endothia parasitica incontri la principale difficoltà non tanto a proliferare nel tessuto del faggio, quanto a insediarsi in questo ospite (all'atto dell'infezione). Ci troviamo di fronte a una significativa recettività alla malattia e a una ridotta disposi- zione all'infezione. Si stanno attualmente compiendo altri esperimenti che dovrebbero chiarire se trattasi di una nuova mutazione o se invece non sia un caso accidentale di disposizione individuale. Il pericolo che l'Endothia parasitica colpisca il faggio deve essere tenuto in considerazione, fin quando non saremo in possesso dei risultati di questo esperimento e non sarà quindi possibile trarre una conclusione definitiva.

3. Le possibilità di lotta chimica

La lotta contro i funghi parassiti mediante i classici prodotti chimici (zolfo, rame,

ecc.) appare problematica non tanto in relazione all'efficacia quanto per i problemi

tecnici inerenti. La possibilità che l' Endothia parasitica infetti il nostro castagno per-

dura praticamente tutto l'anno. Per intraprendere una lotta profilattica con questi pro-

dotti bisognerebbe ricoprire, con un manto protettivo durevole tutto l'anno, le piante

da salvare. Ciò non è praticamente possibile. Contro altre micosi aventi spesse volte un

potere di infezione solo stagionale sarebbe invece applicabile la lotta chimica. Nel caso

dell' Endothia ci sarebbe la possibilità di far ricorso a prodotti sistemici che permeando

per così dire la pianta dall'interno all'esterno la rendano resistente all'infezione. Cono-

sciamo un'applicazione di questi prodotti solamente contro le tracheomicosi (Ho r s -

fa 11, 1945). Parlare di «fungicidi» è però inammissibile, perchè essi prodotti siste-

mici non ostacolano direttamente nè uccidono il fungo, ma ne disintossicano piuttosto

i prodotti del metabolismo (l'intero meccanismo dell'azione è ancora troppo poco

chiarito per soffermarci ora a lungo su questa possibilità). Nella letteratura inglese si

usa non a torto l'espressione «Antidoting». Per le malattie della corteccia ci manca

ancora ogni esperienza relativa a questi nuovi prodotti chemoterapeutici. Esperimenti

del genere sono stati iniziati dall'Istituto federale di ricerche forestali nel vivaio speri-

mentale di Bellinzona durante la primavera del 1955. Essi dimostreranno le possibilità

di una eventuale applicazione di questo metodo in selvicoltura, agricoltura e giardi-

naggio.

(6)

4. Le possibilità di lotta biologica

La lotta biologica, così come oggi si esplica con grande successo contro gli insetti, è ancora praticamente sconosoiul:1a nella lotta anticrittogamica. In verità anche in casi di malattie infettive vegetali, svariati esperimenti intrapresi finora hanno dato risultati che almeno in parte preludono a utili applicazioni. Lavori che ci riempiono di speranza sono quelli che si compiono attualmente per combattere le malattie delle piantine nei semenzai. W a k s man (1952) e numerosi altri sperimentatori, accumulando una enorme quantità di materiale concernente l'antagonismo dei microorganismi del suolo hanno schiuso nuove vie alla lotta biologica contro le malattie radicali. L'azione dell'an- tagonismo dei microorganismi è dovuta principalmente alla secrezione di antibiotici e di tossine altamente efficaci. Tutta una serie di tali produttori di antibiotici, che appar- tengono alla flora del terreno, è oggi conosciuta. Osservazioni dirette ci hanno per- messo di stabilire che un'antibiosi è possibile anche sull'Endothia parasitica. Essa è stata constatata nelle infezioni artifici, ali mediante inoculazione di colture su agar al malto. Gli strati superficiali della corteccia dell'ospite sono sempre ricoperti da una flora saprofitica di microorgarnsmi, più o meno eterogenea. L' Endothia parasitica è per- tanto esposta a questi funghi e a questi batteri, segnatamente all'atto dell'infezione; se assecondata da condizioni favorevoli, la flora antagonista può arrestare completamente l'infezione, all'inizio. Esperimenti in laboratorio hanno chiaramente dimostrato l'effi.

cacia dell'azione antibiotica di alcuni microorganismi del genere. U n siffatto antago- nismo non può tuttavia trovare pratica applicazione nella lotta biologica perchè nell'am- biente naturale in cui avviene l'infezione mancano generalmente le premesse indispen- sabili e l'azione risulta troppo debole.

5. Miglioramento genetico della resistenza

La ricerca dii individui resistenti costitu~sce uno dei mezzi più efficaci di cui la fito- patologia dispone per lottare coni tro le malattie infettive; nel ca:so pal'ticolare dell' En- dothia parasitica tale mezzo è il solo che prometta una efficacia duratura. Condizione indispensabile è ohe si conseguano risultati tangibili, in tempo ancora utile. Le genera- zioni degli alberi silvestri si avvicendano più lerutamente nel tempo che non quelle della maggior parte delle altre piante cohivate. Ciò moltiplica nel campo forestale le dlifficoltà, appunto in relazione al tempo occorrente, e implica di conseguenza sacrifici straordinari.

Diverse specie asiatiche di Castanea si sono affermate come materiale di partenza utile

a queste ricerche. Tra le varie specie è la Castanea mollissima quella che ha rivelato

finora il massimo di resitenza. I nostri lavori non si concentrano però sulla esaltazione

genetica della resistenza, bensì sulla selezione relativa. Cerchiamo di ottenere cioè per

via selettiva, dalle nostre popolazioni castanili, materiale resistente. Queste questioni

sono state esaurientemente trattate nella pubblicazione del Dr. F. F i s che r.

(7)

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Fig. 1

L'azione antibiotica di un actinomicete sulla Endothia parasitica (Murr.) And. 2/3 della grandezza naturale

Fig. 2

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II

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Decomposizione enzimatica delle sostanze tanniche e dei fenoli provocata dalla Endothia in vivo.

Cromatografia bidimensionale su carta dei tannini di Castanea sativa. A= tannini di corteccia sana;

B = tannini della zona marginale di una lesione di Endothia; C = tannini della zona marginale di una lesione di Endothia (stadio avanzato di decomposizione); D = tannini del mezzo della lesione; S=punto di partenza; !=prima direzione di diffusione con n-butanol: acido acetico: HOH=4:l:5;

II= seconda direzione di diffusione con soluzione tampone fosfatica con aggiunta di FeC!s. Carta Whatman Nr. 1 Reagente: 1. soluzione ammoniacale di nitrato di argento; 2. acido sulfanilico

diazotato. Cromatogrammi ridotti a 1/7 (metodo: Ba z zig h e r, 1955).

(8)

Tanto la selezione quanto le prove comparative della resistenza sono inconcepibili in mancanza di idonei metodi di esame. Con essi si deve poter stabilire se la pianta è resistente o no. A tale scopo si possono prendere in considerazione i seguenti metodi:

a) Prova della recettività mediante selezione naturale.

b) Prova della recettività mediante infezione artificiale.

c) Prove biologiche e biochimiche.

a} La selezione naturale

La prova della recettività all' Endothia parasitica mediante selezione naturale offre limi- tate possibilità di applicazioni e non si presta quindi a un lavoro intensivo. Applicando questo metodo si espone la pianta esaminata in un ambiente il più possibile infetto. Le infezioni si producono così casualmente, poco importa quando e dove. Secondo indi- cazioni america111e la «probabilità di sopravvivenza» di un effettivo colpito dalla malattia si limita a circa 15-20 anni. Entro questo termine tutte le piante suscettibili all'Endo- thia parasitioa si ammal• ano e quasi sicuramente soccombono. I singoli individui si am- malano in tempi successivi, non per una loro diversa possibilità di reazione o per i loro diversi caratteri di resistenza, bensì, in prevalenza, per cause accidentali che aprono le porte d'entrata all'agente patogeno e per altre cont~ngenze che determ~nano la disponi- bilità di materiale infettante. La grandezza e la specie di queste porte d'entrata e la con- sistenza numerica delle spore presenti sono di primaria importanza per la riuscita della infezione; anche il quadro della malattia e il suo decorso possono in certi casi portarne le impronte più palesi. Questo metodo non è applicabile per una prova quantitativa, appunto perchè le singoli infezioni cadono in tempi tanto diversi e perchè una straordi- naria variabilità affetta i fattori incidenti sul decorso della malattia.

b) Prova della recettività mediante infezione artificiale

Solo con la prova della recettività mediante infezione artificiale si può ottenere un quadro esatto sulla recettività e sulla resistenza delle piante prese in esame. Nell'appli- cazione di questo metodo si cerca, il più possibile, di escludere ogni interferenza acci- dentale. Si tende invece a ottenere la massima uniformità per tutti i fattori particolar- mente determinanti. Dirigendo il più possibile il processo infettivo si ottiene una mi- gliiore comparabilità dei risulitaJti, oosì che, nella valutazione, è più faoile comprendere l'incidenza del genotipo. Una distinzione sommaria della reazione opposta dall'ospite alla malattia può essere riassunta nei seguenti tre tipi di lesioni: 1. Ipertrofia. 2. Lesione con margine ipertrofico. 3. Lesione senza ipertrofia e lesione atrofica. Questi tipi offrono indicazioni relative alla reazione dell'ospite di fronte al fungo. L'ipertrofia è l'espres- sione di un mite decorso della malattia, l'atrofia è l'espressione di un forte decorso.

Questi tipici modi di reagire non si escludono a vicenda, ma secondo gli esperimenti

fatti (Ba z zig h e r, 1953), si possono riscontrare nel medesimo individuo colpito. Ciò

(9)

significa che non c'è correlazione tra la resistenza genetica e questi tipi di lesioni, che sembrano piuttosto dovuti a cause ambientali. L'epoca dell'infezione durante la stagione ( clima, stato vegetativo dell'ospite, ecc.), la qualità e la quantità delle porte d'entrata (ferite) e le condizioni del terreno sono fattori la cui azione cumulativa è di primaria importanza. Parimenti non c'è traccia di correlazione tra i tipi di reazione innanzi ricor- dati e la proliferazione (accrescimento, moltiplicazione) dell'agente patogeno nel tes- suto dell'ospite ( dedotta dalla ampiezza della lesione), per la semplice ragione che, a parità di velocità di accrescimento, tutti i tipi di reazione sono stati osservati ( B a z - zig h e r, 1953). In genere l'accrescimento non dipende dal diametro dei rami e dalla età dell'albero (la proliferazione è più o meno costante per una popolazione di Castanea sativa). Per contro è stato constatato che la variabilità dell'accrescimento del fungo, in epoche diverse dell'anno, è molto ampia. Questo fenomeno è correlativo alle esigenze termiche dell'Endothia parasitica. In vitro la temperatura ottima per l'accrescimento del fungo oscilla tra i 24 e i 30° c. L'ottimo dell'accrescimento in vivo cade conseguente- mente, come gli esperimenti confermano, nei mesi estivi più caldi (luglio, agosto). Nei mesi invernali (novembre, dicembre, gennaio, febbraio) il fungo cresce molto poco.

Inoltre la malattia dipende fortemente dalla quantità e dalla qualità dell'inoculo. Altri esperimenti dimostrano che è in primavera che i castagni sono quanto mai ricettivi all'infezione di Endothia parasitica. Tutte queste indagini e altre ancora sono valse a creare le basi per un'utile prova comparativa da applicare nella selezione di castagni resistenti. A tenere in considerazione i risultati di questi esperimenti preliminari, i me- todi di infezione devono rispondere ai seguenti requisiti:

1.

Uniformità di età dell'inoculo impiegato.

2. Uniformità di quantità di inoculo impiegato.

3. Uniformità di epoca in cui eseguire l'infezione.

4. Uniformità di dimensione delle porte d'entrata (ferite).

5. Uniformità di luogo in cui eseguire le prove comparative ( tests).

Considerando i punti anzidetti, abbiamo elaborato il seguente metodo di infezione:

Le piante vengono incise con un succhiello in modo da avere una ferita fino al cam- bio. Si adopera sempre un succhiello dello stesso diametro ( e/) = 0,5 cm). Successiva- mente, con il medesimo succhiello, si prelevano da un'altra pianta piccoli pezzi freschi di corteccia, là dove è manifesta una lesione ( di un anno di età) . Questi piccoli pezzi vengono inseriti nel foro precedentemente praticato. Il fungo inoculato a questo modo ha una virulenza e una patogenità meno variabile che non quello cresciuto in vitro. I pezzetti di corteccia vengono fatti aderire al cambio dalla parte del micelio e tutta la porzione così inoculata viene accuratamente avvolta con nastro gommato di cellofane.

Applicando questo metodo l'infezione riesce ottimamente.

Il nostro metodo di prova mira anzitutto a scartare possibilmente tutto il materiale

recettivo e a compiere questo al più presto. Non possiamo fare a meno di applicare le

prove su piante giovani e su pian/te giovanissime. Il fatto, proprio al castagno, di uno

spostamento ontogenetico della recettività all'Endothia parasitica non facilita le prove

(10)

da eseguirsi su piante di tenera età. Con questa prima prova non facciamo altro che una selezione negativa. Le piante che si ammalano nel periodo giovanile sono recettive e lo saranno pure in uno stadio più avanzato di età. Ma anche le giovani piante resi- stenti possono ancora tradire, un po' più adulte, una cospicua recettività. La conclusione che si ricava è che la prova vera e propria della resistenza deve essere eseguita in di- verse fasi:

1. Una eliminazione sommaria del materiale recettivo mediante prove su piante di 2-4 anni.

2. Gli individui che non si ammalano devono sottostare a nuovi e ripetuti esami prima di potersi dire veramente resistenti.

Ciò significa che solo dopo 10-15 anni noi possiamo ricavare una conclusione pre- cisa circa la recettività e che quindi per forza maggiore - per non lavorare a vuoto - occorre operare su copioso materiale. Una tale indagine implica anzitutto molto spazio e molto lavoro. II metodo della moltiplicazione vegetativa di individui castanili ( F i - s c h e r) ci consente di eseguire prove sulla resistenza, in mancanza delle quali non sarebbe possibile l'atteso mriglioramento genetico della resistenza.

c) Prove biologiche e biochimiche

Una prova tempestiva dei caratteri di resistenza del castagno nei confronti dell' Endothia incontra particolari difficoltà. Come già innanzi ricordato, la prova della recettività mediante infezione artificiale deve essere più volte ripetuta, così che solo dopo 10- 15 anni dall'inizio della prima prova si può avere una indicazione precisa sulla resistenza.

E' quindi interessante elaborare altri metodi di esame, al fine di trovare un metodo di prova più rapido e più precoce.

Essendo l'axenia legata alla struttura genetica, non sembra preclusa la possibilità di

individuare ed esaltare la resistenza. Ma senza una precisa conoscenza dei fattori che

determinano la resistenza, le prospettive di successo sono poche. Lo studio approfondito

delle reazioni difensive dei castagni può indubbiamente fornirci nuove conoscenze circa

questi fattori ed eventualmente accelerare i nostri lavori nel campo della selezione. In

taluni casi la resistenza alla espansione è determinata da particolarità chimiche del con-

tenuto cellulare. Circa la correlazione tra contenuto di tannino e di fenoli nei tessuti

vegetali e la loro inospitalità sono già state fatte a più riprese diverse communicazioni

(Cook e Taubenhaus, 1911; Cook, Bassett, Thompson e Tau-

b e n ha u s, 1911; New t o n e A n de r son, 1929, e altri). N i e n sta ed t, 1953,

ascrive ai rispettivi tannini la diversità di resistenza, nei confronti dell'Endothia para-

sitica, che presenta la Castanea dentata rispetto alla Castanea mollissima. Questi tannini

si decompongono in fenoli di diversa efficacia e così si spiega come i fenoli del tannino

della Castanea mollissima possano intossicare l'agente patogeno più facilmente che non

quelli del tannino della Castanea dentata. Questa scissione delle sostanze tanniche viene

scatenata dagli enzimi dell'agente patogeno, per cui si può parlare di suicidio, per avve-

(11)

lenamento, del parassita. Le tannasi e le esterasi sono appunto enzimi che presiedono alla scissione dei tannini. I fenoli vengono decomposti ad esempio dalle perossidasi e dalle polifenolossidasi. I nostri esperimenti ( B a z z i g h e r , 1955) dimostrarono che l'Endothia agisce anche mediante questi due · enzimi. In particolare si distingue l'attività straordinariamente forte di 11111a polifenolossidasi del tipo laccasi. Oltre a questi enzimi atti a scindere i tannini e i fenoli ci sono ancora altri enzimi che concorrono alla de- composizione totale delle sostanze tanniche. L'esperimento riportato nella fig. 2 dimo- stra come sia totale una tale decomposiziOIIle.

Le sostanze ~anniche ci interessano anche per un'altra ragione. E' noto infatti ohe, per la loro proprietà di formare precipitati proteici, possono inibire l'azione di molti enzimi ( Eh re n ber g, 1954). L'azione distruttiva della maggior parte degli agenti di malattie infettive delle piarnte è principalmente dovuta a scissioni enzimatiche nel tes· - suto dell'ospite. Nel caso dell'Endothia parasitica è facile pensave che la maggior parte degli enzimi ai quali è dovuta l'azione specifica non possano agire prima che siano scom- pa11se le sostanze tanniahe ( cioè solo dopo che gli enzimi atti a scindere i tannini e i fe- noli abbiano agito) così che la vera e propria fase patogena ha inizio solo dopo. Ora,

,se

nella pianta ospite si trova una sostanza naturale atta a imbrigliare l'azione degli enzimi tannici e fenolici e a impedire così la demolizione delle sostanze tanniche, si può rite- nere che la patogenità dell' Endothia parasitica nell'individuo in questione venga forte- mente ridotta e che le reazioni di difesa così avviate possano arrestare l'agente pato- geno. Se questa ipotesi è valida, dovrebbe essere possibile trovare una attendibile prova biochimica. Ma prima di formulare un giudizio definitivo sulla idoneità o inidoneità di una tale prova, occorre eseguire una quantità di indagini (indagini comparative su ma- teriale recettivo e resistente). Su questo speriamo di poler riferire in una futura pubbli- cazione.

6. Conclusioni e indirizzo dei futuri lavori

Gli esperimenti relativi alla gamma delle specie colpile avevano carallere puramente orientativo. Le nozioni acquisite sugli ospiti polenziali dell' Endothia parasitica ci con- sentono di prevedere e prevenire i pericoli che possono incombere sulle nostre foreste.

Da un profilo economico i danni riscontrali su singoli alberi non sono determinanti.

Poco importa se alcune quercie vengono colpile dall' Endothia parasitica o se un faggio

soccombe per essa. Importa piuttosto sapere se su ques ti ospiti, per noi nuovi, può dila-

gare una epidemia. I risultati delle indagini da noi intraprese finora non ci permettono

di formulare una conclusione sicura. Bisogna ancora intraprendere particolari esperi-

menti che chiariscano la mutabilità dell'Endothia parasitica. Di particolare interesse è

sapere se è la medesima razza patogena che allacca le querce e i castagni. I risultati di

questi esperimenti potranno eventualmente giuslificare l'adozione di nuovi provvedi-

menti o la modifica di quelli già presi ( vedi il decreto del Consiglio federale del 26 set-

tembre 1952). (Eventualmente gli stessi potranno anche essere parzialmente abrogati.)

(12)

In attesa, non dobbiamo sottovalutare la minaccia incombente sulle nostre foreste. Non ci si può assumere la responsabilità di propugnare già ora più miti provvedimenti.

Per le nostre condizioni, ne~ Cantone Ticino, sono stati adottati provvedimenti fito- sanitari adeguati alle particolari esigenze. Si dovrà attuare un risanamento esauriente, senza dimenticare che al castagno dovrà essere riservato, anche in avvenire, il posto al sole che gli spetta. Le varietà recettive devono essere sostituite con varietà resistenti. La sele- zione può essere ritenuta un mezzo di fondamentale importanza per il conseguimento dello scopo anzidetto. Il metodo della riproduzione vegetativa elaborato dal Dr. F. F i - s c h e r, se applicato su vasta scala, ci permette di produrre entro un termine ancora utile un numero maggiore di piante rimpiazzanti. Ci sia concesso di ricordare a questo punto un eventuale pericolo incombente, che tuttavia potrà essere scongiurato agendo con la necessaria prudenza e destrezza. Se le nostre speranze si realizzeranno, attraverso i nostri lavori individueremo una certa quantità di cloni resistenti di castagni, i quali potranno servire a sostituire la popolazione distrutta. I cloni sono sempre estremamente minacciati da nuove malattie infeùtive, avendo tutti il medesimo corrredo ereditario (anche in fatto di recettività alle nuove malattie). Non è quindi lecito far capo a un unico clone per ricostituire ex novo un intero effettivo, ma bisogna invece ricorrere a un miscuglio di cloni, se possibile anche con l'inclusione di Castanea mollissima e altre.

Con il ringiovanimento naturale, da un siffatto miscuglio trarrà origine in progresso di tempo una popolazione che presumibilmente avrà ancorati ottimi caratteri di resistenza.

I castagni dovrebbero inoltre, se appena possibile, essere piantati in consociazione con alberi di altre specie, mentre le selve castanili monofitiche si dovrebbero mantenere solo in vicinanza dell'abitato. Solo così possiamo prevenire un pericolo

che

potrebbe dare origine a grandi disillusioni. Anche in avvenire, nell'ambito delle nostre indagini, il fito- patologo si occuperà anzitutto di problemi di immediata importanza pratica.

Alla soluzione di molti problemi si dovrà lavorare partendo da capo, in parte con nuovi metodi e seguendo nuovi profili. I principi basilari, alla cui ricerca intendiamo indagare coerentemente, sono anch'essi correlativi a questioni pratiche. Sorgeranno molti nuovi problemi che, per il loro interesse piuttosto pertinente alla scienza pura, saranno trattati da istituti universitari. Accanto alle indagini innanzi ricordate sulla gamma degli ospiti dell'agente patogeno, le quali saranno proseguite seguendo profili in parte nuovi, bisogna inoltre approfondire la questione della lotta biologica e chi- mica. I nostri lavori si concentreranno sulla

selezione

di castagni resistenti e dipende- ranno dai risultati parziali ivi conseguiti. La moltiplicazione vegetativa ci consentirà di intraprendere, su materiale geneticamente uniforme, importanti indagini relative alla patogenesi. Dallo studio delle relazioni definitive si potranno pure ricavare nozioni importanti al fine del lavoro selettivo. Lo stesso dicasi dei lavori sugli enzimi dell' En- dothia parasitica e sulla azione enzimatica di agenti dell'ospite. Speriamo di trovare con questi esperimenti i metodi atti ad abbreviare sensibilmente nel tempo i nostri lavori selettivi. Meno impellente è un'altra serie di esperimenti, tuttavia importanti. La varietà di piante che serviranno più tardi alla sostituzione hanno, come tutte le piante, le loro malattie, più o meno pericolose. Conoscere queste malattie è nostro precipuo dovere.

A tal fine si rendono necessari studi approfonditi, onde poi essere in grado di esplicare

(13)

un'utile consulenza pratica. Prossimamente disporremo di efficenti impianti sperimen- tali che ci dovrebbero consentire di adeguare immantinente le nostre indagini alle spe- ciali condizioni. Una vasta elasticità di manovra

è

di primaria importanza nelle indagini fitopatologiche, segnatamente quando si miri a risultati da applicare al più presto nella pratica.

7. Bibliografia

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(14)

Il. PARTE

Stato attuale dei lavori di allevamento del castagno (Castanea sativa Miller)

di F. Fischer e F. Ritter

Osservazioni generali

Già nel 1949 appariva ormai certo che Endothia parasitica (Murr.) A. &

A. ( Heald,

G a r d ne r e S tu d ha Iter, 1915) era la causa della malattia delcastagno osservata perla prima volta in Svizzera nelle selve di Soresina, sul Monte Ceneri. Si trattava dello stesso fungo che mezzo secolo prima (si veda M u r r i 11, 1906) aveva scatenato una delle massime pandemie delle piante che mai sia stato dato di vedere ( G ii u m a n n, 1951) . Nello spazio di poco più di quarant'anni il castagno americano (Castanea dentata (Borkh.) - albero spontaneo costituente anche più del 30 % delle foreste di frondifere miste, negli Stati Uniti orientali - venne praticamente estinto. Sopravvivono i getti de- formi delle ceppaie, ma solo negli ambienti pedologicamente più poveri, dove gli indi- vidui colpiti hanno ancora potuto in qualche modo difendersi dalla concorrenza delle altre frondifere.

Appunto conoscendo il decorso della malattia osservato negli Stati Uniti, nel 1949 una sola prognosi era, ed è tuttora possibile: non è escluso che il cancro del castagno possa svilupparsi nelle selve del Ticino un po' più lentamente; ma presto o tardi, indub- biamente, gli attuali castagneti periranno. L'esperienza americana sta inoltre a testimo- niare l'inefficacia degli odierni mezzi di lotta attiva e lo scarso o nullo effetto di quelli passivi. (Per quanto concerne l'Italia si veda Bi rag h i, 1947, 1948, 1950.)

Malgrado questa prognosi scoraggiante, le Autorità competenti

1

decisero di tentare con ogni mezzo possibile di mitigare le conseguenze della malattia. Questa decisione era peraltro suffragata dai seguenti argomenti:

-

Non si può dimostrare con sicurezza se la malattia è stata importata oppure se è sorta spontaneamente nel luogo medesimo ( G ii u man n et al., 1950). In entrambi i casi sarebbero valevoli solo in parte le esperienze americane, date le condizioni ecologiche assai diverse della Svizzera meridionale. Negli Stati Uniti il fungo attaccò un'altra specie castanile, in associazioni forestali completamente diverse.

-

Ciò che vale per l'ospite, vale anche per il fungo: bisogna studiarne la biologia nelle nostre condizioni.

1 Ispettorato forestale federale, Berna; Consiglio di Stato del Cantone Tjcino; Istituto di botanica speciale del Politecnico federale; Istituto federale di ricerche forestali.

(15)

- Castanea sativa è l'albero di gran lunga dominante sulle pendici meno elevate della Svizzera meridionale (Lii di, 1941), fino a circa 1000 m sul mare ( E i se I in, 1932; Me r z, 1919), e occupa una superficie di 15 mila ettari. La scomparsa del castagno aumenterebbe imprevedibilmente i pericoli di erosione. Per contro negli Stati Uniti il castagno era una specie associata a molte altre frondifere ( A n o - n imo, 1914); perciò, dopo la morìa del castagno, altre piante ne presero subito il posto, senza che l'uomo dovesse intervenire; nella sua consistenza quantitativa, il complesso forestale non fu mai minacciato.

- L'importanza economica del castagno, nella Svizzera meridionale, è gradualmente scemata in quest'ultimo secolo. Esso non

è

più, come un tempo, l'elemento indispen- sabile all'esistenza della famiglia paesana. Epperò, malgrado il processo di trasfor- mazione rurale tuttora in corso, il castagno rimane l'insostituibile produttore di frutti, fogliame, legna e legnami, e l'albero tutore dei pascoli pedemontani ( A r r i - g o n i, 1951) . Solo rivoluzionando i tradizionali ordinamenti agricoli, si potrà rinunciare alla funzione protettiva di questo albero. Una simile rivoluzione non si può disgiungere da un più vasto riordinamento dello sfruttamento del suolo.

1 Premesse per l'allevamento del castagno

Per le ragioni innanzi esposte, ebbero inizio nel 1950 le prime ricerche fitopatolo- giche e selettive. L'allevatore forestale doveva studiare anzitutto alcuni problemi e quindi redigere il suo piano di lavoro.

11 C. sativa denota di possedere un certo grado di resistenza nei confronti di Endothia parasitica?

Dovrebbe trattarsi di un grado di resistenza praticamente equivalente ad una immunità.

Servirebbe poco ad esempio un periodo relativamente lungo intercorrente tra l'infezione e la morte dell'albero, anche se attribuibile a un maggiore potere di resistenza. G r a - v e s ( 1950), che studiò la resistenza di diverse specie castanili, addivenne alla seguente classifica :

Classe I: resistentissima; dopo l'infezione il fungo non si sviluppa:

Castanea mollissima BI., castagno cinese.

Classe II: resistente; l'inoculo si sviluppa debolmente; in seguito la pianta guarisce, grazie a un callo che si forma attorno alla necrosi:

C. crenata Sieb. e Zucc., il castagno giapponese e in parte anche C. seguini

Dode, un castagno cespuglioso della Cina.

(16)

Classe III: debolmente recettivo; l'inoculo si sviluppa lentamente: può formarsi un callo, che il fungo può anche superare nuovamente:

C. pumila Mili., il castagno nano di Allegany, in parte anche C. sequini e C. ozarkensis Ashe, il castagno nano di Ozark.

Classe IV: recettivo; l'inoculo si sviluppa abbastanza in fretta; non c'è formazione di callo:

C. henryi (Skan) Rehd & Wils., Henry's Chinkapin, un castagno cinese, non- chè C. sativa Mili., il castagno europeo; in parte anche C. seguini e C. ozar- kensis.

Classe V: molto recettivo; l'inoculo si sviluppa molto in fretta, non si forma callo:

C. dentata Borkh., il castagno americano.

Rileviamo da questo quadro sinottico (si veda anche: Ba z z i g h e r, 1953, 1955;

N i e n sta ed, 1953) la posizione per nulla favorevole del nostro castagno, nonchè l'amplitudine della variabilità propria ad altre specie, come ad es. C. seguini. Però -su questa specie l'autore (Grave s) ha potuto eseguire un numero ben maggiore di prove che non su C. sativa. Inoltre si tratta di esperienze fatte nel Conneticut, a Walling- ford presso New Haven, in condizioni climatiche poco propizie per il castagno europeo;

in questo Stato americano l'escursione termica stagionale è assai maggiore che non in Svizzera. In ogni caso i risultati degli esperimenti di G r a ve s possono avere grande valore per le regioni con clima analogo a quello del Conneticut, ma non si possono senz'altro applicare alle condizioni che si verificano nel Cantone Ticino. Caratteri di resistenza in C. sativa furono descritti da A. Bi rag h i (1948, 1951, 1952, 1953, 1954). Egli potè constatare che i polloni delle ceppaie di castagni già gravemente col- piti dall'Endothia si dimostrano meno recettivi e superano più facilmente l'infezione.

Mancano però ancora i dati sperimentalmente assicurati. E' possibile che questa dimi- nuzione della recettività sia limitata nel tempo. Potrebbe infatti dipendere dal vigore iniziale dei polloni, i quali profittano del potentissimo apparato radicale della ceppaia.

Questa resistenza secondaria osservata dal B i r a g h i, anche se per intanto è da accet- tare con riserva, sta però sempre ad indicare la possibilità che in C. sativa compaiano alcuni fattori di resistenza. Il decorso della malattia finora osservato nel Cantone Ti- cino è meno acuto di quello descritto dagli autori americani (Anonimo, 1914;

Grava t t, 1930, 1951?). In verità non ci sono però noti casi di castagni che abbiano resistito alla malattia. Invece, sia nelle selve che nei vivai sperimentali, sono relativa- mente frequenti le energiche reazioni di difesa, con formazione di forti ipertrofie, anche se alla lunga inefficienti .

Ma a parte queste considerazioni, che non escludono la possibilità di scoprire in C. sativa caratteri di resistenza praticamente efficace, è necessario soppesare anche

altre soluzioni:

(17)

12 Può servire la piantagione di castagneti di specie non europee?

Anche questa possibilità va presa in considerazione e va chiarita preliminarmente, essendo oltremodo incerto l'esito degli esperimenti selettivi. Come risulta dal quadro . di G r a v es sulla relativa resistenza delle diverse specie castanili nei confronti di En-

dothia, per rimpiazzare il nostro castagno entrerebbe anzitutto in linea di conto C. mol- lissima. Alla luce di esperimenti colturali, condotti a lunga scadenza, si devono però an- cora chiarire le sue possibilità di adattamento alle condizioni climatiche della Svizzera meridionale, il suo potere di accrescere e di fruttificare, il suo carattere morfologico di albero e le proprietà del rispettivo legno. In fatto di potere di resistenza C. crenata è la specie più vicina a C. mollissima; ma anche la possibilità di coltivare questa specie nel Ticino è ancora sconosciuta.

Entrambe le specie, secondo le esperienze americane ( G r a v e s, 1940 ff.; D i 1- 1 e r, 1947) non sono veri e propri alberi forestali. C. crenata ha le caratteristiche di un albero fruttifero. A C. mollissima, secondo gli stessi autori,

è

propria una maggiore variabilità morfologica, ma produce frutti meno saporiti di quelli di C. crenata. Secondo

Re h de r ( 1915) questa specie raggiungerebbe altezze massime di soli 18 metri.

Se l'una e l'altra possibilità - (1) selezione di individui resistenti di C. sativa e

(2)

sua sostituzione con specie castanili extraeuropee - dovessero fallire, ci resterebbe solo la possibilità di creare nuovi tipi mediante l'allevamento generntivo.

13 Creazione di nuovi tipi mediante allevamento generativo

Per vari motivi, che sintetizzeremo ora, rinunciamo provvisoriamente a caricare il

nostro programma di lavoro con un cumulo di questi esperimenti. Negli Stati Uniti,

dopo la comparsa dell' Endothia sono stati compiuti innumerevoli sforzi per combinare

i caratteri di resistenza propri a C. mollissima con l'attitudine al forte accrescimento di

C. dentata, mediante la creazioni di ibridi interspecifici (CI a p per, 1954,; G r a -

va t t, 1953; Grave s, 1940, 194, 1, 1944-1947). Ma l'allevamento generativo delle

specie castanili ha le sue difficoltà, tecniche e metodiche. Secondo le più recenti ricerche

di N. Breviglieri (1951, 1955b), le specie castanili si valgono dell'impollina-

zione anemofila. Si rende quindi necessaria una perfetta isolazione, che sugli alberi è

sempre difficile ottenere e anche controllare: nei sacchi di isolazione si riscontrano tem-

perature che possono toccare i 50° C; l'acqua piovana entra in questi sacchi; per l'im-

pollinazione bisogna allontanare questi sacchi; i pesanti mezzi di isolazione descritti da

C u mm in g e

R

i g h te r ( 19L 18) non entrano in linea di conto per il castagno; a

parte questo, l'epoca della fioritura delle diverse specie non cade simultaneamente; per

ogni isolazione si possono trattare al massimo tre fiori femminili, dai quali si ottengono,

nel migliore dei casi, 6-9 castagne. E appunto in considerazione della scarsa probabi-

lità che sortano da questi incroci interspecifici combinazioni utilizzabili, bisogna pra-

(18)

ticare un gran numero di isolazioni, ciò che trae seco una considerevole punta lavorativa - di un genere di lavoro tutt'altro che agevole - nel periodo relativamente breve della fioritura.

La maggior critica che si può muovere all'allevamento generativo diretto ad ottenere ibridi interspecifici non è però correlativa alle difficoltà tecniche supplemeilltari oppo- ste dalle specie castanili. Le difficoltà tecniche si possono sormontare, anche se, a ben guardare, i metodi l, avorativi del selezionatore forestale non sono più progrediti da lungo tempo. Nella creazione di ibridi interspecifici la vera e propria debolezza va piuttosto ricercata nella fatale dipendenza del relativo successo dal caso. Ogni specie botanica si suddivide in razze ed ecotipi e questi ultimi in individui. Sulla variabilità dei diversi caratteri generalmente si indaga poco; tuttavia, proprio nelle specie a impollinazione obbligatoriamente incrociata, questa variabilità è assai ampia. Quali individui della specie incrocianda si devono scegliere? Già all'inizio dei nostri lavori era, ed è ancora attualmente, difficile dire se il castagno cinese rappresenti una desiderabile specie d'accoppiare, nelle nostre condizioni (si veda ad esempio Di 11 e r, 1947). Erano allora sconosciuti, come in parte lo sono ancora attualmente, i caratteri di resistenza del castagno indigeno. Perciò questi esperimenti d'incrocio non consentono prognosi alcuna sulle proprietà dei rispettivi prodotti.

Quand'anche la costituzione genetica delle linee parentali idonee fosse meglio cono- sciuta, resterebbe ancora da provare e riprovare per un periodo relativamente lungo la loro discendenza. E appunto il tempo necessario per queste richerche diventa un osta- colo quasi insormontabile. E' indubbio che l'allevamento forestale non offre prospettive di realizzazioni paragonabili a quelle della selezione cerealicola!

Quando poi per finire, provando e riprovando, sortisse il desiderato prodotto, non sarebbe poi facile riprodurlo, perchè un siffatto materiale parentale eterozigoto produce gameti di variabilissima combinazione di geni. Ancora più ardui e intricati problemi sorgerebbero qualora si ottenessero buoni risultati - come lasciano sperare diverse pubblicazioni (Clapper, 1954; Graves e Nienstaedt, 1952, 1953?) - reincrociando gli ibridi F 1 con uno dei genitori resistenti. Così ad esempio si sono già ottenuti buoni risultati incrociando gli ibridi C. crenata x C. dentata con C. mollissima ( G r a v e s , 1949? a, b, 1950 a, b; G r a va t t , D i 1 1 e r, B e r r

y ,

G r a v e s e N i e n sta ed t, 1953). Ma anche in aziende specializzate nella produzione di semi dovrebbe essere difficile produrre ibridi doppi di questo genere, in quantità sufficiente.

II maggiore ostacolo che si oppone alla pratica utilizzazione di questo metodo è dato dalle diverse epoche in cui cade la fioritura delle linee parentali.

Negli Stati Uniti le prospettive per un ulteriore positivo sviluppo dell'allevamento generativo del castagno sono migliori, grazie al lavoro preliminare compiuto in alcuni decenni ( N i e n s t a e d t e

G

r a v es, 1955). Per le condizioni svizzere è difficile postulare la necessità di investire in misura analoga tempo e capitale, dato anche che il probabile successo arriverebbe tardivamente, a scopi pratici.

Risultati positivi relativamente tempestivi si potrebbero conseguire attraverso l'alle-

vamento generativo di materiale castanile - e anche di altre specie forestali - quando

fossero simultaneamente disponibili idonei mezzi di moltiplicazione vegetativa, per fis-

(19)

sare e mantenere così le combinazioni genetiche favorevoli, non verificandosi in questo caso la disgiunzione propria alla riproduzione sessuale.

Poichè anche applicando un metodo selettivo relativamente semplice

(cfr.

cap. 11) la probabilità di imbattersi nel desiderato · grado di resistenza è molto limitata, ci siamo posti la seguente domanda, già all'inizio dei nostri lavori:

14 E' possibile una moltiplicazione vegetativa diretta, escludente le varie specie d'innesto?

Dalle pubblicazioni americane risulta che la moltiplicazione agamica dei castagni me- diante talee non dà che pessimi risultati. Furono fatti esperimenti con le parti più sva- riate della pianta, cioè con talee vere e proprie, come nella moltiplicazione dei pioppi, oppure con talee d'occhi. Risultati migliori sembrano quelli descritti da C. S c ha ad et al., 1951, ottenuti con il sistema della margotta, noto nel vivaismo frutticolo (produ- zione di portanesti) e anche nella arboricoltura pratica ( K rii s s man n, 1949; Ma u • re r, 1939). L'individuo vegetale da moltiplicare viene tagliato al piede e così obbli- gato a emettere polloni. Quando i polloni hanno raggiunto una certa altezza vengono legati alla base con un filo e quindi rincalzati con materiale acido. Nel corso dell'anno successivo avviene l'emissione delle radici. Questo procedimento ci parve promettente.

Visto l'esito positivo di alcuni esperimenti preliminari, ci siamo decisi di proseguire, sulla strada tracciata da S c h a a d. Da diversi punti di vista, lo sviluppo di questo metodo di moltiplicazione agamica, che consente un lavoro economico e risultati si- curi, potrebbe tornare di grande utilità. Avendo a disposizione materiale di cloni è assai più facile chiarire le questioni morfologiche e fisiologiche; anche le diverse corre- lazioni tra ospite (Cast. spec.) e agente patogeno ( E. parasitica) sono analizzabili solo su materiale clonale.

La moltiplicazione vegetativa di individui sufficientemente resistenti rappresenta

l'alternativa più spiccia da realizzare, onde salvare in tempo utile il castagno. Tuttavia

non si può dimenticare ciò che generalmente vale in tutto l'allevamento vegetale, ossia

che un progresso ottenuto per via selettiva ha solo valore transitorio di fronte a una

malattia. L'agente patogeno, che è pure un organismo vegetale, ha la possibilità di ge-

nerare nuovi biotipi, tra cui presto o tardi anche di quelli «adattati» alle modificate

condizioni dell'ospite ( G a u man n, 1951). La moltiplicazione vegetativa dell'ospite

potenziale è null'altro che la copiatura pura e semplice di uno o di alcuni individui. La

naturale variabilità geneticamente ancorata viene a questo modo ristretta e migliorano

di conseguenza le condizioni che possono assecondare la moltiplicazione in massa degli

agenti patogeni che trovano condizioni oltremodo uniformi. Il vantaggio che offre la

moltiplicazione vegetativa può dunque divenire uno svantaggio; l'allevatore forestale

deve tenerne conto, cercando di trovare un numero possibilmente grande di individui

diversi, che abbiano però tutti il carattere ricercato, cioè, nel nostro caso, un alto potere

di resistenza nei confronti dell' Endothia.

(20)

Nelle specie forestali, siccome perenni, queste correlazioni si estrinsecano ancora più acutamente che non nelle specie agronomiche, che hanno durata più breve; nella foresta la malattia veramente riesce a «costruire».

In queste considerazioni sono racchiuse le direttive del nostro programma di lavoro.

Nè si può dimenticare tutta una serie di questioni marginali, dalla cui preventiva solu- zione dipendeva l'elaborazione delle direttive anzidette; si tratta della messa a punto dei metodi di lavoro e anche di ricerche basilari. Senza entrare in dettagli, indicheremo solo i punti principali che si sono dovuti studiare e che formano ancora oggi oggetto di indagine:

15 Richerche sulla conservazione della semente, sui metodi di semina e di trapianto.

16 Ricerca del metodo d'innesto più vantaggioso e selezione di portanesti idonei, segnatamente per gli innesti eterospecifici.

17 Ricerca del metodo d'infezione più vantaggioso, per trasmettere artificialmente la malattia, onde chiarire le condizioni di resistenza.

18 Ricerca sulla periodicità dei fenomeni di accrescimento (fenologia) e sulla bio- logia della fioritura.

19 Elaborazione di metodi per isolare i fiori, base dell'impollinazione controllata.

llO Sperimenti di fertilizzazione, di potatura e ricerche sulla conservabilità e sulla qualità dei frutti, come base per la produzione di castagne di qualità ( castagno come albero fruttifero).

lll Sperimenti di lotta diretta, contro il cancro corticale del castagno.

2 Situazione attuale dei lavori e primi risultati

Per i lavori sperimentali il Cantone Ticino ci mise a disposizione presso Bellin- zona (nelle adiacenze del castello di Svitto o Montebello) una superficie molto indicata.

Poichè l'Endothia parasitica colpisce in particolare Quercus petraea (Mattuschka) Lieblein (Gravatt, 1952; Bazzigher, 1953) e anche altre specie (cfr.

pag. 36) non si possono eseguire, per ragioni evidenti, esperimenti del genere al nord delle Alpi.

2! Scelta degli alberi per

/,a

raccolta dei frutti, conservazione dell,a semente e semina

Nell'ottobre del 1951 si fecero le prime raccolte. Furono scelte dapprima 13 località per lo più situate nella regione del Ceneri e del Sotto-Ceneri, nelle cui selve appunto erano già accesi i primi focolai di infezione. Gli alberi furono scelti con i seguenti criteri:

a) stato di sanità esteriormente rilevabile ( «esteriormente sano») e

b) conformazione dell'albero, con particolare riguardo alla regolarità e continuità del

(21)

tronco, alla simmetria della corona e alla proporzione esistente tra la stessa e la grandezza totale dell'albero.

Il castagno non forma mai nel Cantone Ticino delle vere e proprie foreste, ma piut- tosto delle selve, dove si raccolgono frutti e fogliame e dove il bestiame può pascolare.

La fittezza degli alberi castanili è molto variabile, ma raramente si contano più di 100 piante per ettaro. Qua e là, in misura sempre crescente, le selve vanno però rimboschen- dosi, man mano che vien meno lo sfruttamento pastorale e così la selva castanile si arric- chisce spontaneamente di altri alberi. Non è il caso di soffermarci a considerare le cause di questa trasformazione spontanea del castagneto; essa dipende dalla progressiva in- dustrializzazione del Cantone e dai relativi fenomeni di spostamento demografico e di estensificazione dello sfruttamento del suolo.

Nei tipi di bosco in cui troviamo il castagno è difficile imbattersi in fenotipi eccel- lenti, a considerare le esigenze delle specie forestali

.

Ma appunto in questo ambiente assai povero è lecito ricollegare la buona conformazione di un albero ad una disposi- zione ereditaria corrispondentemente buona. Scegliemmo in totale 47 alberi. Raramente

si potè accertare che si trattava di soggetti innestati. I contadini usano denominare le

castagne con questo o quel nome di varietà. Ma da quanto ci risulta, queste denomina- zioni sono imprecise e variano di luogo in luogo. Per le castagne non si conoscono assor- timenti delle varietà riconosciute! ( F e n aro 1 i, 1945; B re vi g 1 ieri, 1955 a.) Per non creare inutili confusioni di nomi e per avere altresì un controllo esatto della ubicazione degli alberi produttori di semente, numerizzammo gli stessi. Evitammo di raccogliere materiale uniforme, facendoci indicare tra altro da un concoscitore di ca- stagne 23 varietà tra le più note. Questo assortimento di varietà definite venne in seguito elaborato separatamente. Il materiale di partenza per i principali esperimenti fu sempre la semente dei 4 7 castagni innanzi ricordati.

Tutta la semente, rigorosamente separata, albero per albero, venne raccolta dal nostro personale che dopo aver disposto delle tele sotto ogni albero ne scuoteva i rami.

A questo modo furono raccolti solamente i frutti caduti direttamente dall'albero sulla tela.

Invece di conservare la castagne così raccolte in luogo fresco e asciutto, si pensò di ricorrere al metodo della stratificazione. Cioè i frutti, mescolati con sabbia, vengono de- posti in casse di legno, infossate a livello del terreno e munite di uno scarico per l'acqua piovana. Il fondo e anche il coperchio della cassa devono essere protetti dall'invasione dei piccoli mammiferi con una rete metallica dalle maglie strette. Con questo metodo si riesce a svernare la semente del castagno senza perdite di sorta

.

La germinazione inizia di regola nella seconda metà di marzo, nelle cassette di stratificazione; a questo modo è facile individuare i semi idonei. I semi già germinati vengono poi trapiantati in appositi solchi, alla distanza voluta. Grazie alla prima semina dell'anno 1951 si alle- varono a questo modo circa 25 mila piantine.

Il peso dei semi varia considerevolmente

;

per un chilo, secondo l'albero e secondo la

varietà, possono occorrere da 60 a 210 castagne. Corrispondentemente varia pure l'al-

tezza delle, piantine, almeno dopo la prima fase di sviluppo, a fine giugno circa. Nella

(22)

seconda fase, prevalentemente autotrofa, la correlazione tra peso del seme e altezza all'apice della piantina diventa invece confusa. Come le ghiande di quercia e le noci, anche la castagna dà origine a una piantina avente una robusta radice a fittone. Ci si pose anche qui la domanda, se con la potatura della radice embrionale venga impedita la formazione della radice a fittone e inoltre quale sia l'effetto di questa potatura sull'al- bero. Si dovette inoltre stabilire se il castagno sopport~ l'amputazione dell'intera radice embrionale.

Dovendo infatti manipolare castagne già germinate, è inevitabile che un certo nu-

mero di queste radichette si rompa.

Tabella 1

Radice embrionale raccorciata circa 1 cm Radice intatta

lunghezza lunghezza

Varietà peso della numero radice totale della peso della numero radice totale della piantina \!elle radici più lunga pianta, piantina delle radici più lunga pianta,

fresca principali radice fresca principali radice

compresa compresa

g cm cm g cm cm

- - -

1 33,5 10,2 31,1 61,6 35,1 1,3 40,4 69,4

2 30,5 6,4 31,9 62,3 33,5 1,3 39,3 71,6

3 56,4 9,6 35,8 87,0 72,5 1,1 42,8 103,9

4 53,1 7,5 27,6 82,1 60,4 1,4 42,1 95,9

5 43,6 10,1 33,9 73,5 55,5 1,1 45,3 91,4

media di 30 piante per varietà

Questa tabella indica che il peso delle piantine fresche che ebbero la radice embrio- nale raccorciata di circa 1 cm è generalmente inferiore al peso delle piantine intatte;

le piantine dalla radice potata denotano inoltre di emettere radici meno lunghe e di avere altresì una lunghezza totale inferiore. Per contro le piantine con radice embrionale rac- corciata formano un numero nettamente superiore di radici principali (7-8 volte).

Tabella 2

Altezza Altezza Numero Peso delle

Trattamento all'apice al 9.5.52 all'apice al delle radici 20.3.53 principali fresche al piantine 20.3.53 Deformazioni del tronco

cm cm g

Posizione normale, amputa- zione completa della radice

embr.ionale 6,3 38,9 6,4 42,5 nessuna

semi rovesciati, radice em- brionale volta all'insù, non

amputata 5,1 26,9 5,5 27,2 molto forti

posizione normale, radice em-

b~ionale potata a metà 8,9 31,4 10,3 30,6 lievi

posizione normale, radice em-

brionale non potata 10,3 46,9 4,5 47,5 abbastanza

forti Media di 30 piantine per varietà

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