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Le specie forestali per la zona castanile insubrica La crescita giovanile di specie forestali indigene ed esotiche nei rimboschimenti sperimentali di Copera

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Oxf.: 226 : 228.0 : 232.11 : 232.12 : 561

ROBERTO BUFFI

Le specie forestali per la zona castanile insubrica

La crescita giovanile di specie forestali indigene ed esotiche nei rimboschimenti sperimentali di Copera

Con 65 figure e 100 tabelle

Consegna del manoscritto il 14 gennaio 1986

EDITORE

ISTITUTO FEDERALE DI RICERCHE FORESTALI

Bd./Vol. 63 Heft/Fasc. 3 1987

(2)

ISSN 0251-4133 Editore responsabile:

Prof. R. Schlaepfer, Direttore dell'IFRF Indirizzo: Istituto federale di ricerche forestali

Adresse: Eidg. Anstalt fi.ir das forstliche Versuchswesen Adresse: Institut fédéral de recherches forestières Address: Swiss Federa! Institute of Forestry Research

CH-8903 Birmensdorf ZH (01) 739 2111

Stampa: Konkordia Druck- und Verlags-AG Citazione bibliografica:

Winterthur Eidg. Anst. forstl. Versuchswes., Mitt.

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Prezzo: Fr. 75.-

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Abstracts

Le specie forestali per la zona castani/e insubrica

Sono riportati i risultati della sperimentazione a Copera (Comune di S. Anto- nino, Cantone Ticino) di settantuno specie forestali, di cui quarantanove specie eso- tiche d'Europa, d'Asia e dell'America del Nord. In base alle osservazioni selvicol- turali effettuate sono valutati la loro capacità d'inserimento nell'ambiente d'introdu- zione e l'interesse ad un loro impiego per la produzione di legname d'opera nella zona castanile del Sud delle Alpi. In tal senso l'accento è messo sulla crescita in altezza dei primi anni dopo la piantagione. Si espongono inoltre le esperienze sulle provenienze di abete bianco, abete rosso, pino silvestre e douglasia. È fatto un accenno agli interrogativi di ordine estetico relativi all'inserimento degli esotici nel paesaggio dell'area castanile.

Baumarten filr die Kastanienzane Insubriens

Dargestellt werden die ertragskundlichen Ergebnisse der Versuchsaufforstungen von Copera (Gemeinde S. Antonino, Kanton Tessin), in denen 71 Baumarten unter- sucht wurden, davon 49 fremdlandische aus Europa, Nordamerika und Asien. Auf- grund ihres waldbaulichen Verhaltens werden Standortseignung und Wert ftir den Anbau zur Steigerung der Stammholzproduktion in der Kastanienzone der Alpen- stidseite diskutiert. Ausschlaggebend ftir die Beurteilung ist dabei das Hohenwachs- tum wahrend der ersten J ahre nach der Pflanzung. Ferner wird ti ber die durchge- ftihrten Provenienzversuche mit Fichte, WeiBtanne, Waldfohre und Douglasie be- richtet. Angesprochen wird auch die Frage nach der Eingliederung der fremdlandi- schen Baumarten in das Landschaftsbild der Kastanienzone.

Essences forestières pour la zane insubrienne du chataignier

Ce travail présente les résultats des essais de reboisement de Copera ( commune de S. Antonino, canton du Tessin), au cours desquels 71 essences forestières furent testées, dont 49 étrangères provenant d'Europe, d'Amérique du Nord et d'Asie.

Leur adaptabilité à la station et leur valeur pour la production de bois d'ceuvre dans la zone du chataignier au sud des Alpes sont discutées sur la base de leur comporte- ment sylvicole et compte tenu du critère déterminant que constitue la croissance en hauteur durant les premières années suivant la plantation. On traite, en outre, des tests de provenances réalisés avec l'épicéa, le sapin blanc, le pin sylvestre et le sapin de Douglas. Est abordée également, la question de l'intégration des essences fores- tières exotiques dans le paysage de la zone de chataignier.

411

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Tree species for the chestnut zone in the southern foothills of the Alps The results of growth trials at Copera ( commune of S. Antonino, Ticino) are pre- sented. 71 species were tested, 49 being exotics from Europe, North America, and Asia. Their silvicultura! performance is used as a basis for assessing their ecological suitability and possible cultivation as a means of increasing stemwood production in the chestnut zone of the southern slopes of the Alps. The main criterion is growth in height during the first years after planting. Trials with provenances of Norway spruce, silver fir, Scots pine, and Douglas fir are also discussed. The integration of exotic species into the landscape of the chestnut zone is treated.

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Indice

Abstracts . . . . . 411

Elenco delle figure 415

Elenco delle tabelle 417

1 Premessa . . 421

2 Introduzione 422

3 Scopi ed impostazione del progetto Copera 424

3 .1 Scopi di Co pera e ricerche di altri autori 424

3.2 Gli impianti sperimentali e le specie oggetto di studio 425

3.3 Le variabili rilevate e la metodologia 426

4 Le condizioni stazionali . 431

4.1 Geologia e pedologia 431

4.2 Il clima . . . . 431

4.3 La vegetazione . . . 433

5 La sperimentazione di specie forestali con approfondimento degli aspetti legati

alle provenienze 435

5 .1 Abies alba . . 435

5.2 Picea abies . . 442

5.3 Pinus silvestris 449

5 .4 Pseudotsuga menziesii 460

6 La sperimentazione di specie forestali senza particolare considerazione delle provenienze

6.1 Specie indigene . . . . 6.1.1 Acer pseudoplatanus 6.1.2 Betula pendula 6.1.3 Castanea sativa . 6.1.4 Fagus silvatica ..

6.1.5 Fraxinus excelsior 6.1.6 Juglans regia . . 6.1.7 Populus tremula . 6.1.8 Prunus avium . . 6.1.9 Quercus petraea 6.1.10 Quercus robur 6.1.11 Tilia cordata 6.1.12 Ulmus glabra . . 6.2 Specie esotiche d'Europa

6.2.1 Picea omorica . 6.2.2 Pinus nigra ...

6.3 Specie esotiche d'Asia 6.3.1 Abies nordmanniana 6.3.2 Castanea crenata ..

6.3.3 Cedrus deodara ...

6.3.4 Cryptomeria japonica 6.3.5 Fagus orientalis . . . 6.3.6 Metasequoia glyptostroboides

482 482 482 487 489 491 494 496 498 502 506 508 512 515 516 516 519 523 523 524 526 535 538 542 413

(6)

6.3.7 Picea orientalis . ..

6.3.8 Pinus wallichiana . . 6.3.9 Que rcus castaneifoli a

6.4 Specie esotiche dell'America del Nord 6.4.1 Abies grand is . .

6 .4. 2 Abies procera . . . . 6.4.3 Acer saccharum . . . . 6.4.4 Chamaecypa ris lawsoniana 6.4.5 Fraxinus americana . . 6.4.6 Liriodendron tulipifera 6.4. 7 Pinus ponderosa 6.4.8 Pinus resinos a . . . ..

6.4.9 Pinus strobus e P. strobus x P. wallichiana 6.4.10 Quercus rubra . . . .

6.4.11 Sequoia sempervirens . . . 6.4.12 Sequoiadendron giganteum 6.4.13 Thuja plicata . . . 6.4.14 Tsuga heteroph ylla 7 Il genere Larix . .

7 .1 Premessa . . . 7 .2 Larix decidua . 7 .3 Larix leptolepis 7.4 Larix x eurolepis 7. 5 Larix laricina . .

8 Risultati di specie con un limitato numero d'osservazioni 9 Confronto fra le specie in sperimentazione . . . .

9 .1 Premessa . . . . 9.2 Classificazione delle specie sécondo le altezze a 5 anni d'età 9.3 Specie consigliate nell 'area castanile . ..

10 L'inserimento delle nuove specie nel pae saggio 11 Conclusioni . . . . Riassunto: Le specie forestali per la zona castanile insubrica 11 Schlussfolgerungen . . . . Zusammenfassung: Baumarten flir die Kastanienzone Insubriens 11 Conclusions

Résumé: Essences forestières pour la zone insubrienne du chàtaignier 11 Conclusions

545 547 549 550 550 556 559 563 564 567 570 573 575 583 589 590 592 599 608 608 608 610 610 612 613 621 621 622 625 627 631 633 636 638 641 643 646 Summary: Tree species for the chestnut zone in the southern foothills of the Alps 648 Bibliografia . . . . 651

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Elenco delle figure

1 Posizione geografica dei rimboschimenti sperimentali di Copera . . . . . 428 2 Abete bianco: altezze medie in funzione dell'età . . . . 437 3 Abete bianco: sviluppo in altezza in presenza di piantagioni di protezione 439 4 Abete rosso: altezze medie in funzione dell'età . . . . 445 5 Pino silvestre: altezze medie delle provenienze in funzione dell'età . . . . 452 6 Pino silvestre: caratteristiche morfologiche dei tronchi in funzione dell'età e della

mescolanza . . . . 457 7 Pino silvestre: impianto D a 28 anni d'età . . . . 459 8 Pino silvestre: impianto Ha 19 anni d'età . . . . 461 9 Douglasia: distribuzione geografica delle provenienze 463 10 Douglasia, impianto A: altezze medie delle provenienze in funzione dell'età 466 11 Douglasia, impianto A: diametri medi delle provenienze in funzione dell'età . 467 12 Douglasia, impianto A: spostamenti di graduatoria fra 7 e 19 anni nelle

provenienze . . . . 468 13 Douglasia, impianto A: scarti fra le medie delle altezze delle singole provenienze

e la media generale delle stesse a 7, 9, 12 e 19 anni . . . . 468 14 Douglasia, impianto A: regressione delle altezze medie sui diametri medi delle

provenienze a 19 anni . . . . 469 15 Douglasia, impianto B: altezze medie in funzione dell'età 470 16 Douglasia, impianto B: diametri medi in funzione dell'età 472 17 Douglasia, impianto A: caratteristiche morfologiche dei tronchi 473 18 Douglasia, impianto A: variazioni dell'altezza in funzione della latitudine delle

provenienze . . . . 475 19 Douglasia, impianto A: regressione delle altezze sulle altitudini dei soprassuoli

d'origine (19 anni) . . . . 476 20 Sviluppo in altezza di un popolamento misto di larice del Giappone e douglasia 478 21 Douglasia: impianto B a 27 anni d'età . . . . 479 22 Acero di montagna: altezze medie in funzione dell'età, impianti A, B e C . . . 483 23 Altezze medie, a 3 anni, di popolamenti di acero di montagna in mescolanza con

douglasia e larice europeo, impianto D . . . . 484 24 Acero di montagna: impianto A all'età di 27 anni . . . . 485 25 Faggio: altezze e diametri medi in funzione dell'età . . . . . 492 26 Pioppo tremolo: altezze e diametri medi in funzione dell'età 501 27 Pioppo tremolo: impianto Dall'età di 28 anni . . . 503 28 Ciliegio selvatico, età 19 anni . . . . 505 29 Farnia e rovere: raffronto dello sviluppo in altezza 508

30 Farnia: impianto D all'età di 29 anni . . . . . 510

31 Tiglio riccio : altezze medie in funzione dell'età . . 515 32 Tiglio riccio: impianto C all'età di 28 anni . . . . . 513 33 Raffronto dello sviluppo in altezza dell'abete rosso, del peccio di Serbia e del

peccio orientale . . . . 518 34 Pino nero, età 29 anni . . . . 521

35 Cedro deodara: altezze medie in funzione dell'età 530

36 Cedro deodara: diametri medi in funzione dell'età 530

37 Cedro deodara: diagramma altezze-coefficienti di rastremazione 531 38 Cedro deodara: coefficienti di rastremazione in funzione dell'età 531

39 Cedro deodara: impianto D all'età di 27 anni 533

40 Crittomeria: impianto A all'età di 16 anni . . . . 537

415

(8)

41 Raffronto tra il faggio indigeno ed il faggio orientale nello sviluppo in altezza 540 42 Faggio orientale: impianto C all'età di 14 anni . . . . 541 43 Abete gigante: altezze medie in funzione dell'età . . . . 552 44 Altezze medie di abete bianco , abete gigante , abete nobile ed abete del Caucaso . 553 45 Abete gigante: impianto B all'età di 22 anni . . . . 555 46 Raffronto della crescita in altezz a dell'acero di montagna e dell 'acero bianco

americano . . . . 560 47 Acero bianco americano: impianto B all'età di 20 anni . . . . 561 48 Frassino indigeno .e frassino americano: raffronto dello sviluppo in altezza 566 49 Liriodendro: impianto A all'età di 27 anni . . . . 569 50 Pino strobo: altezze medie in funzione dell 'età . . . . 576 51 Altezze medie raggiunte a 4 anni in popolamenti di pino strobo, larice europeo ,

douglasia ed abete bianco . . . . 580 52 Pino strobo: impianto I all'età di 26 anni . . . . 581 53 Quercia rossa: altezze medie in funzione dell 'età . . . . 586 54 Quercia rossa, rovere e farnia: raffronto dello sviluppo in altezza 586 55 Quercia rossa: impianto L all'età di 26 anni . . . . 587 56 Tuia: altezze medie in funzione dell'età . . . . 594 57 Raffron to dello sviluppo in altezza di tuia e douglasia . 596 58 Tuia: impianto C all'età di 24 anni . . . . 597 59 Tsuga occidentale: altezze medie in funzione dell'età . 601 60 Lo sviluppo in altezza di douglasia e tsuga occidentale 603

61 Tsuga occidentale : impianto E all'età di 28 anni 605

62 Larice europeo, età 30 anni . . . . 609 63 Larice del Giappone , età 27 anni . . . . 611 64 Possibile differenziazione dell'area castanile al Sud delle Alpi in relazione

all'impatto paesaggistico di un impiego delle specie consigliate in questo lavoro 627 65 Elementi che in un determinato contesto culturale sono in relazione al valore

estetico del bosco . . . . 629

(9)

Elenco delle tabelle

1 Le specie forestali sperimentate a Copera . . . . 427 2 Dati climatici della stazione Copera, periodo 1972-1981 . . 432 3 Abete bianco: provenienze sperimentate e loro ubicazione 436 4 Abete bianco: altezze medie delle provenienze a varie età . 438 5 Abete bianco: caratteristiche morfologiche dei tronchi, impianti A e D a 16 anni . 440 6 Abete bianco: caratteristiche morfologiche dei tronchi, impianto B a 20 anni,

impianto Ca 15 anni . . . . 441 7 Abete bianco: caratteristiche morfologiche di un impianto scoperto e di un

impianto sotto betulla all'età di 9 anni . . . . 441 8 Abete rosso: provenienze sperimentate e loro ubicazione . . . . 443 9 Abete rosso: altezze medie delle provenienze a varie età . . . . 446 10 Abete rosso: caratteristiche morfologiche dei tronchi, impianto A a 16 anni,

impianto D a 12 anni . . . . 447 11 Abete rosso: caratteristiche morfologiche dei tronchi, impianto C a 18 anni 448 12 Pino silvestre: provenienze sperimentate e loro ubicazione . . . . 450 13 Pino silvestre: le caratteristiche degli impianti sperimentali . . . . 451 14 Pino silvestre: altezze e diametri medi, rapporto fra il diametro delle chiome e

l'altezza degli alberi . . . . 453 15 Pino silvestre: caratteristiche morfologiche dei tronchi . . . . 455 16 Douglasia: provenienze sperimentate e loro ubicazione . . . . . 462 17 Douglasia impianto A: crescita delle provenienze fra 7 e 19 anni 465 18 Douglasia, impianto A: analisi di varianza relativa ai diametri ed alle altezze

all'età di 19 anni . . . . 469 19 Douglasia, impianto B: crescita delle provenienze a 4, 7 e 14 anni . . . 471 20 Douglasia: raffronto tra lo sviluppo in altezza delle provenienze Faido

(var. glauca) e Corbaro (var. viridis) . . . . 473 21 Douglasia, impianto A: analisi di varianza relativa ai coefficienti di

rastremazione all'età di 19 anni . . . . 473 22 Acero di montagna: caratteristiche degli impianti sperimentali 482 23 Acero di montagna: altezze e diametri medi, impianti D ed E . 486 24 Acero di montagna: caratteristiche morfologiche dei tronchi, impianto D 486 25 Altezze e diametri medi di acero di montagna e di larice europeo all'età di

14 anni in un soprassuolo misto fuori sperimentazione . . . . 486 26 Acero di montagna: caratteristiche morfologiche dei tronchi, impianti A, Be C 486 27 Betulla bianca: le provenienze studiate . . . . 487 28 Betulla bianca: le caratteristiche degli impianti sperimentali 488 29 Betulla bianca: caratteristiche dei campioni studiati . . 488 30 Castagno: le caratteristiche degli impianti sperimentali 489

31 Castagno: caratteristiche dei campioni studiati 490

32 Faggio: la provenienza studiata . . . . 491 33 Faggio: altezze e diametri medi . . . . 491

34 Faggio: caratteristiche morfologiche dei tronchi 493

35 Frassino: le caratteristiche degli impianti sperimentali 494 36 Frassino: altezze e diametri medi . . . . 495

37 Frassino: caratteristiche morfologiche dei tronchi 495

38 Noce: le caratteristiche degli impianti sperimentali . 497 39 Noce: caratteristiche dei campioni studiati . . . . . 497 40 Pioppo tremolo: le caratteristiche degli impianti sperimentali 499

417

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41 Pioppo tremolo: caratteristiche dei campioni studiati 500 42 Ciliegio selvatico: caratteristiche del campione studiato 504 43 Rovere: le caratteristiche degli impianti sperimental i 506 44 Rovere: caratteristiche dei campioni studiati . . . . 507 45 Farnia: le caratteristiche degli impianti sperimentali . 509 46 Farnia: caratteristiche dei campioni studiati . . . . . 509 47 Tiglio riccio: le caratteristiche degli impianti sperimentali 512 48 Tiglio riccio: caratterist iche dei campioni studiati 514 49 Olmo di montagna: caratter istiche del campione studiato a 10 anni d'et à 516 50 Peccio di Serbia: altezze e diametri medi . . . . 517 51 Abe te rosso e peccio di Serbia: rapporto fra il diametro delle chiome e l'altezza

degli alberi . . . . 519 52 Pino nero: caratteristiche del campione studiato . . . . 520 53 Abete del Caucaso: altezze e diametri a 14 anni . . . . 523 54 Castagno del Giappone : le caratteristiche degli impianti sperimentali 524 55 Castagno del Giappone: caratteristiche dei campioni studiati . . . . 524 56 Cedro deodara: le caratteristiche degli impianti sperimentali 527 57 Cedro deodara: altezze e diametri medi, coefficiente di rastremazione 528 58 Cedro deodara: caratteristiche morfologiche dei tronchi . . . 534 59 Crittomeria: altezze e diametri medi . . . . 536 60 Faggio orientale: le caratteristiche degli impianti sperimentali 538 61 Faggio orienta le: caratteristiche dei campioni studiati . . . 539 62 Metasequoia: le caratteristiche degli impianti sperimentali . 543 63 Metasequoia: altezze e diametri medi . . . . 544 64 Metasequoia: caratteristiche morfologiche dei tronchi . . . 544 65 Peccio orientale: altezze e diametri medi . . . . 545 66 Pino del Bhutan: le caratteristiche degli impianti sperimentali 547 67 Pino del Bhutan: caratteristiche dei campioni studiati . . . . 548 68 Quercia a foglie di castagno: caratteristiche del campione a 5 anni d'età 549 69 Abete gigante: altezze e diametri medi . . . . 551 70 Confronto delle altezze di abete bianco ed abete gigante (soggetti dominanti

e condominanti) . . . . 554 71 Abete nobile: le provenienze studiate . . . . 556 72 Abete nobile: altezze e diametri medi, coefficiente di rastremazione 557 73 Abete nobile: sviluppo in altezza e diametrico delle provenienze . . 558 74 Acero bianco americano: le caratteristiche degli impianti sperimentali 559 75 Acero bianco americano: caratteristiche dei campioni studiati . . . . . 562 76 Cipresso di Lawson : caratteristiche del campione studiato all'età di 6 anni 563 77 Frassino americano : altezze e diametri medi . . . . 565 78 Frassino americano : caratteristiche morfologiche dei tronchi 566 79 Liriodendro: le caratteristiche degli impianti sperimentali . . 567 80 Liriodendro: caratteristiche dei campioni studiati . . . . 568 81 Pino ponderosa: le caratteristiche degli impianti sperimentali 571 82 Pino ponderosa: caratteristiche dei campioni stud iati 572 83 Pino resinoso: le caratteristiche degli impianti sperimentali . 573 84 Pino resinoso: caratteristiche dei campioni studiati . . . . 57 4 85 Pino strobo e pino ibrido : le caratteristiche degli impianti sperimentali 576 86 Pino strobo: caratteristiche dei campioni studiati . . . . 577 87 Pino strobo : analisi di varianza relativa a diverse provenienze 579 88 Quercia rossa: le caratteristiche degli impianti sperimentali 583 89 Quercia rossa: caratteristiche dei campioni studiati 585

(11)

90 Sequoia: caratteristiche del campione studiato . . 591 91 Tuia: le caratteristiche degli impianti sperimentali 592 92 Tuia: altezze e diametri medi . . . . 595 93 Tuia: diametri delle chiome e rapporto diametri chiome-altezze 595 94 Tuia: caratteristiche morfologiche dei tronchi . . . . 598 95 Tsuga occidentale: le caratteristiche degli impianti sperimentali 599 96 Tsuga occidentale: altezze e diametri medi . . . . 600 97 Tsuga occidentale: caratteristiche morfologiche dei tronchi 602 98 Confronto fra tsuga occidentale e douglasia sotto l'aspetto della morfologia

dei tronchi . . . . 606 99 Larice ibrido: caratteristiche del campione studiato . . . . 608 100 Classificazione delle specie secondo lo sviluppo in altezza giovanile ( altezze

medie a 5 anni d'età) . . . . 623

419

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(13)

1 Premessa

Questo lavoro è costruito sui dati raccolti a partire dagli anni cinquanta nei rim- boschimenti sperimentali di Co pera, impostati ed avviati con lungimiranza dal prof.

dott. Fritz Fischer in seguito all'apparizione del cancro corticale del castagno al Sud delle Alpi. Nel mio lavoro, che ho iniziato e portato a termine grazie alla benevo- lenza dimostratami dal dott. Walter Bosshard, defunto direttore dell'IFRF , sono stato assistito dal dott. Walter Keller, il quale mi ha sorretto nell'analisi stazionale del perimetro sperimentale, in particolare sotto l'aspetto fitosociologico. È a lui che devo l'ampia libertà d'azione ed il clima di indipendenza di cui ho goduto all'IFRF.

Nell'impostazione metodica del lavoro sono stato aiutato dal dott. Paul Schmid- Haas, al quale devo inoltre numerose utili critiche ed osservazioni. Nello spoglio elettronico dei dati mi ha sostenuto Bernhard Ramp; Paul Scherrer ha scattato per me le fotografie inserite nel testo. Non da ultimo sia qui ricordata l'indefessa opera dei forestali che sul terreno, giorno dopo giorno, hanno retto il progetto, i signori Emil Zehnder, Karl Kaiser, Fritz Ruf, Martin Bider, Albert Germann, Alfred Fisch- bacher, Fritz Ritter, Celso Pagnoncini, Tomaso Capelli e Dieter Trummer, nonché di coloro che l'hanno diretto, il dott. Theo Keller, l'ing. Giulio Beda, lo stesso prof.

dott. Fritz Fischer, il prof. dott. Alfred Kurth, il prof. dott. Jean-Philippe Schtitz, la signora ing. Carla Zingg ed il dott. Walter Keller.

Ai risultati delle ricerche su Larix decidua e Larix leptolepis farò in questo lavoro solo un breve accenno. Si è infatti ritenuto che queste due specie, particolarmente interessanti per la selvicoltura della zona castanile del Sud delle Alpi, meritassero un particolare approfondimento. Sarà perciò loro dedicata una pubblicazione a sé stante.

421

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2 Introduzione

Le origini del progetto Copera risalgono all'apparizione in Ticino del cancro cor- ticale del castagno, malattia che ha colpito la principale specie della parte centrale e meridionale del Cantone, coltivata prevalentemente a ceduo o a selva. I..:agente della malattia è l'Endothia parasitica (Murr.) And. e And. [(Cryphonectria) parasi- tica (Murr.) Barr], un fungo ascomiceta endemico in Cina, su Castanea mollissima, ed in Giappone, su Castanea crenata. Nel 1904 esso fu rinvenuto a New York, da dove si propagò sulla totalità del vastissimo areale della locale Castanea dentata, pro- vocandone , nel corso di cinquant'anni, la scomparsa praticamente totale (DILLER e CLAPPER, 1965). Proveniente dal Nordamerica la malattia raggiunse negli anni trenta il Sud dell'Europa, l'Italia in particolare, da dove l'epidemia contagiò la zona castanile del Sud delle Alpi che propriamente ci interessa.

Il rinvenimento dell' Endothia nel 1947 /48 nella zona del Monte Ceneri non potè che provocare grandi apprensioni, dovendosi temere che il castagno nostrano - Ca- stanea sativa - avrebbe subito la stessa tragica sorte del castagno americano, con tutte le immaginabili ed inimmaginabili conseguenze sulla stabilità ed abitabilità delle vallate del Ticino e del Grigioni italiano. Le inquietudini del servizio forestale e della classe politica furono confermate dai ricercatori Gaumann, Fischer ed Etter, i quali, in una lettera del 2 novembre 1950 all'indirizzo dell'allora ispettore federale delle foreste Hess , descrivono le cause , possibili effetti e conseguenze dell 'epide- mia, come pure i mezzi per alleviarne le conseguenze. Il decorso della malattia lasciava dapprima sperare nella possibilità di un suo arginamento tramite misure di carattere tecnico. Fu così che il 1° febbraio 1951 il Gran Consiglio del Cantone Ticino promulgò il «Decreto legislativo concernente la lotta contro il cancro della corteccia del castagno ed il mal dell'inchiostro». La lotta contro il cancro corticale fu dichia- rata obbligatoria in tutto il Cantone e l'Ispettorato forestale cantonale autorizzato ad ordinare l'abbattimento dei soggetti infestati. Di seguito, dal 1951 al 1953 si pro- cedette, in 45 Comuni , all'abbattimento di 2314 castagni, con una somma di risarci- mento ai proprietari toccati dal provvedimento di fr. 9857.- ( dal Messaggio del Con- siglio federale all'Assemblea federale circa un disegno di decreto federale concer- nente la partecipazione della Confederazione alla ricostituzione delle foreste pro- tettrici affette dal cancro della corteccia del castagno del 7 settembre 1956). Onde evitare l'estendersi del contagio ai castagneti a nord delle Alpi, peraltro di limitata estensione , e temendosi in quegli anni tl passaggio della malattia su altre specie quali quercia e faggio, fu disciplinato, tramite il Decreto del Consiglio federale su la lotta contro il cancro corticale del castagno (Endothia parasitica) del 26 settemb~e 1952 (nei decenni seguenti sostituito da altri strumenti giuridici), il commercio ed il tra- sporto in genere dei prodotti del castagno all'interno del paese e negli scambi con l'estero. Intanto il dèperimento del castagno ad opera dell'Endothia assumeva una gravità tale da superare le possibilità di reazione del Cantone Ticino, raggiungendo la portata di evento nazionale. Il 3 aprile 1953 il Consiglio di Stato del Cantone

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Ticino si rivolgeva al Consiglio federale chiedendo un'aiuto nell'opera di ricostitu- zione dei boschi di castagno colpiti, essendosi oramai affermata l'idea di dover pro- cedere alla sua sostituzione, su un'area di quasi 20 000 ha, con altre specie. La richie- sta sfociò nel «Decreto federale concernente la partecipazione della Confederazione alla ricostituzione delle foreste affette dal cancro della corteccia del castagno » del 21 dicembre 1956, la base per il finanziamento delle successive opere di risanamento ed anche dei lavori del progetto Copera in questione (il Decreto fu rivisto in qualche punto negli anni settanta).

Per una ricapitolazione globale delle questioni legate alla ricostituzione del bosco di castagno rimandiamo a KuRTH (1968), Autore che accompagna il suo esposto con un ampio apparato bibliografico relativo alla ricerca sul castagno dal 1950 al 1966, utile al lettore che vorrà maggiormente approfondire quanto in questa sede è stato esposto in forma giocoforza stringata.

Le ricerche intraprese a seguito dell 'apparizione del cancro corticale del castagno seguirono e seguono tuttora due fondamentali strade:

1. selezione di unità di castagno nostrano ritenute meno esposte alla malattia e in- crocio fra queste e specie esotiche di castagno immuni alla stessa, onde produrre un castagno resistente all' Endothia.

2. Ricerca di specie sostitutive al castagno.

Per una sintesi delle ricerche incentrate sulla selezione e l'allevamento del genere

· Castanea - intraprese dall'Istituto federale di ricerche forestali (IFRF) d'intesa con l'Ispettorato forestale del Cantone Ticino già nel 1950 - si veda BAZZIGHER (1981).

La ricerca di specie sostitutive al castagno è il tema centrale del progetto Copera e quindi oggetto del presente lavoro.

423

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3 Scopi ed impostazione del progetto Copera

3.1 Scopi di Copera e ricerche di altri autori

Gli scopi prefissi si incentrano sulla conversione diretta del ceduo e della selva di castagno, ovvero sulla sua sostituzione, per semina o per impianto, con specie forestali da stabilirsi. Scopo primo di Copera è la scelta di specie e provenienze ido- nee ad essere introdotte nell'area castanile, e di conseguenza, l'osservazione del loro comportamento selvicolturale nel luogo di introduzione. A tale scopo fu decisa la creazione di un rimboschimento sperimentale pilota d'impostazione centrale, scart- ando la possibilità di istituire impianti distribuiti su tutta l'area castanile, ciò anche per la possibilità offerta dal Cantone Ticino del demanio del Pian di Née una pro- prietà rivolta a settentrione dove appunto furono eseguite le esperienze di cui rife- riamo. La soluzione cosiddetta centralizzata rende possibile un paragone fra i risul- tati delle diverse unità impiegate, pone per il resto il problema della rappre- sentatività degli stessi rispetto all'insieme dell'area castanile. Ovviamente gli incon- venienti di tale via sono i vantaggi della soluzione decentralizzata e viceversa. Invero a suo tempo si voleva ripetere l'esperienza di Copera su un pendio esposto a meri- dione, precisamente a Cavigliano; si dovette rinunciare a quel progetto in seguito a difficoltà pratiche ed in particolare alla forte esposizione della zona agli incendi.

Complessivamente gli scopi ed i contenuti delle ricerche intraprese a Copera, di- rettamente o indirettamente deducibili dall'obiettivo principale già esposto sono riassumibili come segue:

a corto termine

- pianificazione dei rimboschimenti

preparazione del terreno da rimboscare (taglio del vecchio soprassuolo, esbosco del legname, decespugliamento, diserbo)

rimboschimento vero e proprio (trasporto delle piantine, tecniche di piantagione, età delle piantine)

tecnica degli interventi selvicolturali nei giovani soprassuoli prevenzione e lotta contro gli incendi

interventi di concimazione a medio e lungo termine - prove di distanziamento

scelta delle specie adatte alle condizioni stazionali del luogo d'introduzione ( comportamento selvicolturale e andamento della crescita, anche in relazione a struttura e mescolanza dei soprassuoli)

ruolo delle provenienze

trattamento selvicolturale delle specie esotiche osservazione fitopatologica dei nuovi popolamenti

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Oltre a ciò i rimboschimenti sperimentali erano e sono intesi quale palestra per forestali di ogni rango; in tal senso numerosi sono i corsi selvicolturali già condotti a Copera.

Le esperienze a corto termine sono state tutte ultimate, i risultati di quelle a me- dio e lungo termine sono l'oggetto del presente lavoro, con l'eccezione delle prove di distanziamento. Complessivamente, in relazione alle esperienze di Copera, sono stati pubblicati i seguenti lavori:

- KELLER, T.: La lotta chimica contro le erbe infestanti nell'ambito della ricostitu- zione dei boschi castanili. 1960.

- KELLER, T.: Ùber die Auswirkung einiger Unkrautbekampfungsmittel auf die mi- krobiologische Tatigkeit des Bodens einer Kastanienselve. 1961.

KELLER, T.: Considerazioni sulla lotta contro gli incendi di boschi nella Svizzera meridionale dell'Istituto svizzero di ricerche forestali. 1961.

- FrsCHER, F., e BEDA, G.: Zur Frage der kiinstlichen Bestandesbegriindung unter besonderer Beriicksichtigung der Ballenpflanzverfahren. 1961.

KELLER, T. : Zur Bekampfung von Grasern und Adlerfarn in der Kastanienzone der Siidschweiz mit Hilfe von Unkrautvertilgungsmittel. 1962.

- BEDA, G.: Arbeitstechnische Beitrage zur Aufforstung und Kulturpflege in der Kastanienzone des Tessins. 1963.

- KuRTH, A.: Il risanamento dei boschi di castagno sul versante meridionale delle Alpi. Esempio di pianificazione forestale. 1963.

FrscHER, F.: Gesichtspunkte zur Baumartenwahl. 1963.

- KELLER, T., e SURBER, E.: Zur Verwendung von Herbiziden in der Forstwirt- schaft. 1963.

- BEDA, G.: Ein einfacher Seilaufzug als Aufforstungsseilbahn. 1964.

- MAKSYMOV, J. K.: Die Ùberwinterung des LarchenblasenfuBes Taeniothrips lari- civorus Kratochvil und Farsky. 1965.

- BEDA, G.: Ein arbeitstechnischer Versuch iiber das Ausschneiden von Kulturen im Gebirge. 1966.

- ScHDTz, J.-P.: Enseignements et expériences sur la reconstitution des chàtaigne- raies en vingt ans de projet de reboisement expérimental à Copera (Tessin). 1977.

3.2 Gli impianti sperimentali e le specie oggetto di studio

I rimboschimenti sperimentali di Copera si trovano su proprietà dello Stato del Cantone Ticino ( demanio del Pian di Née), su un pendio esposto a nord, nord-ovest, fra 510 e 800 m s.l.m. (fig. 1).

La superficie toccata dal progetto misura 29 ha. L'inizio delle opere di pianta- gione risale al 1956.

Scarse essendo le conoscenze in quegli anni sulla composizione originaria del bosco di la tifo glie dell'orizzonte collinare al Sud delle Alpi, si dovette procedere alla 425

(18)

sperimentazione di una vasta gamma di specie forestali sia indigene che esotiche, di cui si poteva presupporre un'idoneità quale sostitute del castagno deperiente. Per la scelta degli esotici ci si avvalse delle esperienze di paesi vicini; inoltre si introdus- sero numerose specie in base al metodo degli analoghi climatici ed alle conoscenze che si avevano delle specie di luoghi con clima simile a quello del luogo d'introdu- zione, in particolare riguardo alle capacità produttive, alla plasticità ecologica, alla capacità di colonizzare con successo determinate stazioni (es.: terreni secchi), alla sicurezza fitosanitaria ed alle qualità morfologiche e tecnologiche del prodotto.

Complessivamente furono piantate 71 specie, di cui 37 latifoglie e 34 conifere. Gli esotici sono 49, le specie indigene 22 ( tab. 1).

Il ruolo delle provenienze fu studiato con diversi impianti sperimentali di cui rife- riamo in questo lavoro, limitatamente al larice europeo e giapponese, all'abete rosso, all'abete bianco, alla douglasia ed al pino silvestre.

La complessità delle questioni sollevate dalla ricostituzione dei castagneti e, èli riflesso, la molteplicità degli obiettivi del progetto, hanno imposto l'attuazione di numerosi e assai disuguali dispositivi sperimentali, dall'impianto munito delle neces- sarie ripetizioni per un'elaborazione statistica dei dati raccolti, fino alla parcella test di limitata estensione per una prima sommaria valutazione dell'idoneità di una spe- cie ad essere impiegata alle condizioni di Copera ed all'introduzione sparsa di pochi esemplari in un arboreto di 3620 m2 di superficie situato all'interno del perimetro del progetto. Riporteremo man mano le caratteristiche dei singoli dispositivi, cioè al momento di presentarne i relativi risultati.

Gli impianti sperimentali sono stati realizzati nell'ottica degli anni cinquanta, vale a dire nella previsione di dover intraprendere una vasta opera di ricostituzione dei boschi di castagno (vedasi il capitolo 3.1). Le esperienze avviate mirano ad una ridu- zione degli oneri di coltivazione dei giovani soprassuoli, con un peso determinante dato al primo sviluppo apicale. l;intendimento era quello di privilegiare specie ara- pido accrescimento giovanile, capaci di far uscire in pochi anni le piantagioni dal- l'oneroso stadio del novelleto. Le favorevoli condizioni stazionali della zona casta- nile favoriscono infatti un vivace sviluppo della vegetazione concorrenziale rispetto alle specie forestali messe a dimora; straordinaria è inoltre la capacità di ripresa dei polloni di castagno del vecchio soprassuolo, un fattore di grande disturbo delle pian- tagioni.

3.3 Le variabili rilevate e la metodologia

Le variabili rilevate ad ogni soggetto - ovviamente un riflesso degli obiettivi posti - sono :

1. h; altezza totale ( al dm)

2. d; diametro, in due misure perpendicolari l'una all'altra (al mm)

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Tabella 1 Le specie forestali sperimentate a Copera Specie indigene

Abies alba Mill.

Larix decidua Mill.

Picea abies (L.) Karst.

Pinus silvestris L.

Acer pseudoplatanus L.

Alnus incana (L.) Moench Betula pendula Roth.

Betula pubescens Ehrh.

Castanea sativa Mill.

Celtis australis L.

Fagus silvatica L.

Fraxinus excelsior L.

Fraxinus ornus L.

Specie esotiche America del Nord

Abies concolor (Gord. et Glend.) Lindl.

Abies grandis (Dougl.) Lindl.

Abies magnifica A. Murr.

Abies procera Rehd.

Chamaecyparis lawsoniana (A. Murr.) Parl.

Cupressus arizonica Greene Larix laricina (Du Roi) K. Koch Pinus contorta Dougl.

Pinus ponderosa Dougl. ex Laws.

Pinus resinosa Ait.

Pinus strobus L.

Pseudotsuga menziesii (Mirb.) Franco Sequoia sempervirens (D. Don) Endl.

Sequoiadendron giganteum (Lindl.) Buchh.

Thuya plicata Donn Tsuga canadensis (L.) Carr.

Tsuga heterophylla (Raf.) Sarg Asia

Abies nordmanniana (Stev.) Spach.

Cedrus deodara (D. Don) G. Don Cryptomeria japonica D. Don.

Larix leptolepis (Sieb. et Zucc.) Sieb. ex Gord.

Metasequoia glyptostroboides Hu et Cheng Picea orientalis (L.) Link

Picea spinulosa (Griff.) Henry Pinus wallichiana A.B. Jacks.

Europa

Picea amarica Purk.

Pinus nigra Arnold Pinus pinaster Soland Diversi

Larix x eurolepis Henry Pinus strobus X P. wallichiana

Juglans regia L.

Populus tremula L.

Prunus avium (L.) L.

Quercus cerris (L.)

Quercus petraea (Mattuschka) Liebl.

Quercus pubescens Willd.

Quercus robur L.

Tilia cordata Mill.

Ulmus glabra Huds.

Acer negundo L.

Acer saccharum Marsh.

Betula alleghaniensis Britt.

Fraxinus americana L.

Juglans cinerea L.

Juglans nigra L.

Liquidambar styraciflua L.

Liriodendron tulipifera L.

Nyssa aquatica L.

Prunus serotina Ehrd.

Quercus rubra L.

Acer ginnala Maxim

Ailanthus altissima (Mill.) Swingle Castanea crenata Sieb. et Zucc.

Cercidiphyllum japonicum Sieb. et Zucc.

Eucalyptus sp.

Fagus orientalis Lipsky

Quercus castaneifolia C.A. Mey.

Tilia dasystyla Stev.

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Figura 1 Posizione geografica dei rimboschimenti sperimentali di Copera.

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3. diametro o larghezza della chioma, in due misure, una parallela al terreno e l'al- tra nella direzione della massima pendenza dello stesso (al dm)

4. caratteristiche morfologiche dei tronchi, nelle seguenti categorie:

- tronco «diritto» ( espressione che utilizziamo in sostituzione di «esente da difetti»)

- curvilineo - forca

baionetta multiplo - doppio

- tronco a sciabola - morente

La crescita delle unità sperimentate è stata descritta ed interpretata in base all'in- tera gamma di osservazioni su tutto l'arco di vita dei popolamenti, quindi anche sulla scorta delle annotazioni di carattere fitosanitario dovute alla gentile collabo- razione di Bazzigher e Maksymov dell'IFRF - e selvicolturale in genere. Per ogni specie sono riportati unicamente i dati ritenuti interessanti da un punto di vista pra- tico, ciò per non allungare a dismisura il lavoro. È stato privilegiato, in rispetto del- l'impostazione data al progetto dai suoi fondatori, lo sviluppo in altezza quale crite- rio di giudizio delle singole specie e provenienze esaminate. Lo sviluppo in altezza si impone quale criterio chiave anche in considerazione della giovane età dei popo- lamenti in esame e quindi nell'ancor relativo interesse che assume la produzione vo- lumetrica. Inoltre lo sviluppo in altezza è notoriamente conservatore, dipendendo più di altri - ad esempio di quello diametrico - dai fattori della stazione e genetici e, inversamente, meno o non del tutto dalla concorrenza fra gli individui. Dato che in questo lavoro interessa la relazione crescita-fattori genetici (scelta delle specie e delle provenienze!) in relazione alla variabile tempo, tendiamo ad annullare l'in- flusso della concorrenza sulla crescita scegliendo una variabile poco o non del tutto ad essa soggetta, che è per l'appunto lo sviluppo in altezza.

In linea di massima sono ritenute interessanti ai fini di un impiego consistente nella zona castanile, le specie che abbiano raggiunto 1,8-2,0 m d'altezza media a 5 anni dalla piantagione. Questo limite è stato scelto non senza un certo arbitrio, in quanto non si dispone, per le nostre condizioni, di indicazioni sicure sull'interdipen- denza fra crescita di giovani popolamenti e relative necessità colturali. La sua appli- cazione è stata perciò giocoforza elastica, oltretutto altri essendo ancora i fattori che le influenzano.

Sono di volta in volta considerate unicamente le categorie relative alla morfologia dei tronchi con valori percentuali di una certa consistenza; le restanti sono riunite sotto «resto». Si tenga comunque presente la minore importanza selvicolturale che singolarmente un'unità della categoria dei curvilinei assume rispetto alle restanti ( «diritti» esclusi), eventualmente riunite sotto «resto».

429

(22)

L'età dei popolamenti è sempre riferita agli anni dalla messa a dimora; l'età all'anno dell'impianto non è dunque compresa nell'età di volta in volta riportata nel testo e sui grafici.

Le specie esotiche sono brevissimamente presentate (area di indigenato, caratte- ristiche selvicolturali, provenienze sperimentate). I relativi dati sono tolti da Fo-

WELLS (1965) per gli esotici del Nordamerica e da SCHENCK (1939) per i restanti, se non sono specificati altri autori. Per quanto possibile è inoltre stato valutato il com- portamento delle singole specie in relazione all'azione del fuoco, in quanto si è voluto sottolineare la sua importanza per la selvicoltura sudalpina, localmente senz'altro decisiva. Le relative informazioni sono tratte da CESCHI (1975/76), o da autori che riporteremo.

(23)

4 Le condizioni stazionali

4.1 Geologia e pedologia

I rimboschimenti sperimentali si trovanq ,su rocce cristalline della zona del Monte Ceneri. Sono rocce metamorfiche a reazione acida: ortho- e paragneiss ricchi di bio- tite e plagioclasio (Carta geologica generale della Svizzera, 1955; REINHARD e BER- NOULLI, 1964). Il cristallino è ricoperto da depositi morenici di diverso spessore, co- stituiti da blocchi e sabbia, a zone anche da argilla, come pure da falde detritiche (Carta idrogeologica del Cantone Ticino, 1978).

I terreni del perimetro interessato sono classificabili quali criptopodzoli humici secondo BLASER (1973), Autore al quale rimandiamo per una loro descrizione di det- taglio. Si tratta di terreni acidi, ricchi di scheletro, a forte percolazione e provvisti di un distinto orizzonte a humus. Secondo lo stesso Autore per l'economia idrica e di nutrienti di tali terreni assume un'importanza determinante l'orizzonte Ah. Sulla scorta dell'osservazione di oltre un centinaio di profili aperti a Copera, dobbiamo considerare l'esistenza di differenze nelle condizioni di crescita fra i singoli impianti sperimentali, inevitabile fattore di disturbo in ogni esperienza di tal genere. Tali va- riazioni stazionali non devono neppure essere sopravvalutate, visto che la zona casta- nile stessa - destinataria degli esperimenti in questione - è formata da un mosaico di microambienti che nel loro insieme dovrebbero assai bene essere rappresentati dal perimetro di Copera, ciò almeno per le esposizioni verso nord sotto i 1000 m s.l.m. circa.

4.2 Il clima

Per una sua descrizione particolareggiata rimandiamo a Buffi (in preparazione).

Il clima di Copera può essere definito come mite, ricco di precipitazioni sull'insieme dell'anno (amassimo estivo); un clima con tendenze oceaniche. È il clima insubrico, per una descrizione completa del quale si veda AMBROSETTI (1971).

Dal 1972 è in esercizio all'interno dei rimboschimenti sperimentali, a 665 m s.l.m., una stazione meteorologica, i cui dati sono esposti in tabella 2.

La media termometrica pluriennale è di 9,7°C, con un'oscillazione da 9,1 °Ca 10,4 °C nei 10 anni di osservazione. Le medie di gennaio, il mese più freddo, variano da -l,0°C a 4,9°C, con una media pluriennale di l,8°C. Fra il minimo (-9,6°C) ed il massimo (31,6 °C) assoluti vi è uno sbalzo termometrico di 41,2 °C. Il 7 gennaio 1985, fuori dal periodo decennale 1972-1981 considerato dunque, è stato misurato un valore termometrico di -13,5 °C, la temperatura più bassa dall'esistenza della sta- zione meteorologica di Copera.

Copera è una tipica stazione di pendio, non soggetta all'influsso del ristagno di masse d'aria fredda. Sono registrati in media 61,1 giorni di gelo, da novembre ad 431

(24)

aprile (ma anche ottobre presenta, a tal riguardo, qualche pericolo). Il periodo della vegetazione, definito secondo PRIMAULT (1972), risulta essere di 237 giorni all'anno in media, con valori varianti da 208 a 264 giorni. Sull'arco decennale considerato il 76 percento delle precipitazioni cadono durante tale periodo della vegetazione. Esse raggiungono un valore medio annuo di 1969mm (da 1473 a 2677mm). I mesi da no- vembre a febbraio risultano a tal riguardo per contro relativamente meno ricchi. Da notare che, nonostante il breve periodo d'osservazione, si delineano i massimi di maggio, luglio-agosto ed ottobre, tipici per l'Insubria ed il Sud delle Alpi in genere.

Sottoliniamo inoltre l'intensità a volte eccezionale che singoli eventi possono rag- giungere, come risulta dai dati esposti in tabella 2. È di notevole importanza l'osser- vazione del fatto che durante il periodo della vegetazione possono subentrare giorni di secco intenso, ciò in relazione alle condizioni pedologiche (vedasi capitolo 4.1) ed alla generalmente forte acclività dei pendii, oltre che a cospicui livelli di evapo- traspirazione.

Le precipitazioni nevose possono essere, in riferimento al singolo evento, abbon- danti, con relative temperature spesso non lontane da O °C.

Tabella 2 Dati climatici della stazione Copera ( 665 m s.l.m.), periodo 1972-1981

Mese Temperature Umidità Precipitazioni

dell'aria,

Medie Minimi Massimi Medie giornaliere medie Medie Massimi Massimi Copertura

mensili assoluti assoluti mensili mensili giorna- orari nevosa

minime massime !ieri (1975-81) massima

(1976-81)

oc oc oc oc oc % mm mm mm cm

Gen. 1,8 -9,6 17,7 -7,4 14,0 61 108 65 (11) 91

Feb. 2,6 -4,5 16,9 -2,7 9,7 63 96 79 6 115

Mar. 5,8 -3,3 15,3 -5,9 21,0 62 173 106 11 35

Apr. 8,9 -0,9 23,6 1,5 16,9 55 144 120 14 -

Mag. 12,9 1,0 28,3 4,4 20,8 64 211 113 17 -

Giu. 16,5 5,0 31,0 6,7 23,8 64 177 (98) 37 -

Lug. 18,5 8,5 31,6 10,4 24,0 65 215 (136) (40) -

Ago. 17,9 8,4 30,0 11,1 24,0 71 220 (135) (54) -

Sett. 14,5 1,0 26,5 6,7 21,0 73 200 (245) (51) -

Ott. 9,6 -0,3 20,0 0,6 16,7 70 234 (124) (21) 11

Nov. 5,1 -4,0 19,4 -2,5 13,9 59 110 (74) (7) 36

Dic. 2,5 -9,0 19,0 -6,8 17,0 58 81 (52) (8) 78

Anno 9,7 -9,6 31,6 -7,4 23,8 64 1969 (245) (54) 115

Strumentazione

- Temperature: termo-igrografo, dal 1.1.1977 microprocessore P. G. Debrunner (PT 100).

- Precipitazioni: pluviometro a ugello ribaltabile RG 200.1 Gertsch (registrazione oraria);

totalizzatore Hellmann.

- Umidità dell'aria: termo-igrografo.

(): valori approssimativi, a causa di guasti al pluviometro automatico, perlopiù in occa- sione di temporali ( errori per difetto!).

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La media annua dell'umidità atmosferica è del 64 percento; i valori più bassi sono di aprile, con marzo il mese con maggior frequenza di favonio. L'umidità dell'aria può scendere, nelle medie giornaliere, anche sotto il 20 percento, per alcuni giorni consecutivi. La stazione di Copera si trova ad essere assai ventilata, essendo sog- getta all'influsso dei venti di monte e di valle del Piano di Magadino (THAMS e ZENONE, 1955) e soprattutto dei venti nord-sud.

Da un punto di vista selvicolturale possono, riassumendo, essere messi in evi- denza i seguenti punti:

- le solitamente abbondanti precipitazioni durante lo sviluppo della vegetazione, associate a temperature relativamente elevate, combinazione favorevole al rigo- glio della vegetazione sia forestale che di quella concorrenziale ad essa, ciò in relazione ad un periodo della vegetazione lungo,

- i sempre possibili più o meno brevi periodi di secco durante il periodo della vege- tazione, che possono costituire un non trascurabile fattore di selezione,

- la regolare apparizione di pronunciati periodi di secco durante l'inverno e l'inizio della primavera, premessa allo scoppio di incendi,

- l'intensità a volte eccezionale della pioggia; ne segue l'importanza di una conti- nua e sufficiente copertura vegetale del terreno ed in particolare, limitatamente alle aree toccate dalle opere di piantagione, di un rapido sviluppo dei novelleti, le a volte copiose cadute di neve umida e quindi pesante, fattore di grande im- portanza selvicolturale,

- l'umidità atmosferica periodicamente molto bassa in concomitanza alla ripresa della vegetazione in primavera, elemento questo, eventualmente di notevole in- flusso sullo sviluppo delle plantule e quindi sul processo di rinnovazione naturale del bosco.

4.3 La vegetazione

Un campionamento sistematico di WINTER (1957, non pubblicato) e rilievi di KuHN (1975, non pubblicati) hanno permesso definire la presenza, all'interno del perimetro sperimentale di Copera, delle seguenti due associazioni forestali:

- Phyteumo betonicifoliae-Quercetum castanosum secondo ELLENBERG e KLòTZLI (1972) - corrispondente al Querco-Betuletum insubricum prov. ed al Querco-Fra- xinetum sarothamnetosum prov. di ANTONIETTI (1968) - su terreni da freschi a secchi, a reazione molto acida.

- Arunco-Fraxinetum castanosum secondo ELLENBERG e KLòTZLI (1972) - corri- spondente al Querco-Fraxinetum typicum prov. diANTONIETTI (1968)- su terreni da umidi a freschi, mediamente acidi.

433

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La composizione originaria del manto boschivo dovrebbe essere stata caratteriz- zata da quercia e betulla. Il bosco trovato prima dell'inizio delle opere di pianta- gione era una selva ed un ceduo di castagno; alcune zone minori erano coperte da betulla, ontano nero e nocciolo, infine alcuni pochi impianti di limitata estensione furono realizzati su pascolo. Per scrupolo di completezza siano inoltre ricordati i bo- schi di ontano nero e frassino degli ambienti di forra, in cui troviamo specie indica- trici di suoli umidi e bagnati (Stachys silvatica, Impatiens Noli-tangere, Angelica silve- stris, Deschampsia caespitosa e Filipendula ulmaria), ambienti quest'ultimi che non ospitano alcuno degli impianti oggetto di questo lavoro.

L'esistenza di differenze stazionali all'interno del comprensorio di Copera ha evi- dentemente posto qualche difficoltà nella valutazione delle singole specie, difficoltà che abbiamo riproposto all'attenzione del lettore quando se ne presentava la con- creta necessità, cioè nella descrizione e discussione dei risultati delle singole specie e nel paragone complessivo fra le stesse (cap. 9).

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5 La sperimentazione di specie forestali con approfondimento degli aspetti legati alle provenienze

5.1 Abies alba

La serie di provenienze di abete bianco (Abies alba Mill.) (tab. 3) è stata intera- mente collezionata dall'IFRF. Il numero delle piante madri va da 12 (1 caso) a 1 (5 casi). La n. 7 Colombi è riconducibile a selvaggioni raccolti nella zona degli impianti di Copera stessi.

Impianti e metodologia

L'esperienza è suddivisa in quattro impianti. L'impianto A comprende 143 par- celle elementari a 20,25 m2 ciascuna; vi sono sistemate le provenienze ticinesi se- condo un sesto iniziale di 0,75x0,75 m. In 22 parcelle l'abete bianco è accompagnato da betulla (provenienza: Corbaro), in 39 da pioppi, in gran parte tremolo (prove- nienze: Bellinzona, Celerina, Kiiblis e Truns). Tali specie sono state piantate se- condo un sesto di l,50x 1,50 m, assieme con l'abete bianco, quest'ultimo ad un'età variabile fra 2 e 3 anni.

L'impianto B è costituito da 24 parcelle elementari, a 12,8 m2 ciascuna. Gli abeti bianchi sono stati messi a dimora all'età di 5 anni (2/3), secondo una spaziatura ini- ziale di 0,80x0,80m. All'interno di ciascuna parcella elementare si hanno 5 diverse discendenze di piante madri, disposte a file.

Il terzo impianto C comprende 6 parcelle ad area fra 65 m2 e 102 m2 ciascuna, al cui interno le singole provenienze sono state sistemate a file. La piantagione è stata eseguita all'età di 5 anni (2/3), salvo che per la n. 7 Colombi, i cui selvaggioni sono

1 stati allevati in vivaio durante 3 anni.

Il quarto ed ultimo impianto D consta di due campi di complessivamente 6280 m2 • Vi troviamo la provenienza n. 8 Cascine, messa a dimora secondo un sesto di 1,5 x 1,5 m. Cetà delle piantine era di 3 anni. In uno dei due campi l'abete bianco è stato piantato con pioppo tremolo (provenienza Serneus; spaziatura 6,0x6,0m), successivamente diradato fino al suo totale allontanamento all'età di 13 anni.

Le difficoltà derivanti dalle diversità degli impianti di cui sopra ci hanno consi- gliato di presentare i risultati separatamente per ognuno d'essi. Abbiamo rinunciato al calcolo statistico relativo alle variazioni riscontrate fra le provenienze, dato il loro scarso peso.

Risultati

Sviluppo in altezza

A 6 anni le provenienze non raggiongono nella media 1 m d'altezza (fig. 2, im- pianti A e C).A quest'età solo la n. 18 Egerkingen supera tale limite (fig. 2, tab. 4).

Le variazioni fra le provenienze sono generalmente molto ridotte; invero la n. 5 Val- 435

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