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WALTER BERSCHIN

Il greco in Occidente : conoscenza e ignoranza (secoli

IV-XIV)

aus / Greci t.3:1 Greci oltro

la Grecia, Turin 2001

(2)

11 0 7

W A L T E R BERSCHIN

Il greco in Occidente : conoscenza e ignoranza (secoli iv-xiv)

Per farsi u n ' i d e a della situazione della lingua greca n e l l ' O c c i d e n t e tardoantico è i l l u m i n a n t e la biografia di s a n t ' A g o s t i n o . A i suoi t e m p i esistevano ancora insegnanti di greco e i n alcune famiglie si faceva ap­

prendere ai b a m b i n i la lingua straniera, il greco, p r i m a ancora d i ap­

p r o f o n d i r e le c o n o s c e n z e della lingua m a d r e , il l a t i n o ; t u t t a v i a la pa­

d r o n a n z a della lingua greca era d i v e n u t a p i ù rara. A g o s t i n o temeva i suoi insegnanti di greco e o d i a v a la lettura d i O m e r o1; nella maturità si ram­

maricò p o i d i queste sue m a n c a n z e e cercò in parte d i recuperare il tem­

p o perduto2. I n O c c i d e n t e i n generale la conoscenza del greco d i m i n u ì : n o n scomparve del t u t t o - anche nei decenni p i ù b u i del M e d i o e v o si sapeva ancora cosa significassero A Q e Kyrie eleison - , tuttavia essa si ridusse a dei r u d i m e n t i .

U n e s e m p i o n e è l ' a l f a b e t o greco, il quale rimase f a c i l m e n t e repe­

ribile i n qualsiasi biblioteca medievale di m e d i e d i m e n s i o n i per chi v i fosse interessato5. I n f a t t i questo alfabeto era parte integrante di m o l t e opere di grande d i f f u s i o n e : le Etymologiae d i Isidoro di Siviglia, il De temporum ratione d i B e d a , il De computo di R a b a n o M a u r o e il De gram­

matica d i U g o d i San V i t t o r e . Spesso sono annotati anche i suoi valori numerici. \J epistola formata, u n tipo di lettera credenziale ecclesiastica, r i c h i e d e v a i n f a t t i u n a c o n o s c e n z a del valore n u m e r i c o delle lettere dell'alfabeto greco: i n essa il valore d i determinate lettere presenti nel n o m e dello scrivente, dell'accreditato, del destinatario e del l u o g o d i emissione v e n i v a a d d i z i o n a t o i n u n totale i n s i e m e al n u m e r o d i i n d i ­ zione e ad altre cifre4. L ' a l f a b e t o greco era usato a v o l t e c o m e critto­

grafia nella sottoscrizione d i d o c u m e n t i e libri o per la scrittura di ri-

1 A G O S T I N O , Confessiones, 1.14.(23).

2 p . C O U R C E L L E , Les lettres grecques en occident, Paris 19482, pp. 137 sgg.; H . - I . M A R R O U , Saint Augusti» et la fin de la culture antique, Paris 19584, pp. 27 sgg. e 631 sgg.

' w . B E R S C H I N , Medioevo greco-latino, Napoli 1989, pp. 39-41.

* Ibid., pp. 94-96.

(3)

n o 8 Riappropriazioni, riattualizzazioni

cette e f o r m u l e d i b e n e d i z i o n e . M e n t r e simili u t i l i z z a z i o n i s o n o atte­

state soprattutto dal i x secolo f i n o all'xi e x n5, d u r a n t e il p i e n o e basso M e d i o e v o invece perdurò l ' o b b l i g o per ogni v e s c o v o d i saper tracciare i n m o d o corretto l'alfabeto greco ai f i n i della consacrazione d i u n a chie­

sa secondo il rito r o m a n o . P r o p r i o a questo f a r i f e r i m e n t o nel x m seco­

lo Ruggero B a c o n e , f o r t e m e n t e critico nei c o n f r o n t i della c o n o s c e n z a delle lingue straniere nella sua epoca. E g l i attacca la c o n s u e t u d i n e dei vescovi, inesperti della lingua greca, d i inserire nell'alfabeto greco i tre segni n u m e r i c i che i n d i c a v a n o il 6, il 90 e il 9 0 0 : « P o i c h é per u n gran­

de mistero f u stabilito dalla Chiesa che si d e b b a n o scrivere lettere gre­

che, n o n si d e v o n o sostituire ad esse dei segni q u a l u n q u e che n o n sono lettere, e di conseguenza i n occasione delle consacrazioni n o n si posso­

n o scrivere quei segni che n o n s o n o lettere senza o f f e s a per il sacra­

m e n t o »6.

N e l M e d i o e v o latino si adoperò sempre la f o r m a maiuscola delle let­

tere greche; fra queste spesso si usava il segno H c o m e M ' . Solo i n p o ­ chi m o n u m e n t i del i x e del x secolo e i n m o d o sporadico anche nel pie­

n o M e d i o e v o si u t i l i z z ò il n u o v o alfabeto m i n u s c o l o greco. L a g r a m m a ­ tica greca d i B a c o n e insegna e n t r a m b i gli alfabeti; essa appartiene già all'epoca i n cui il d i n a m i s m o occidentale a v v i a v a n u o v i contatti c o n il m o n d o mediterraneo greco.

L a f o r m a medievale tipica del codice greco f u il manoscritto bilin­

gue: un'eredità dell'epoca tardoantica che i n parte anche il M e d i o e v o ha saputo b e n sfruttare. L a simbiosi culturale mediterranea della tarda epoca imperiale r o m a n a ha p r o d o t t o m o l t i di questi bilingui, sia latino­

greci che greco-latini (l'esempio p i ù n o t o d i e d i z i o n e latino-greca della tarda antichità è o f f e r t o dai resti d i codici virgiliani bilingui recuperati dalle sabbie egiziane). A n c o r a i n epoca giustinianea a C o s t a n t i n o p o l i si aveva la possibilità di scrivere codici i n e n t r a m b e le lingue dell'impero;

il codice f i o r e n t i n o dei Digesta ( C o d e x Pisanus, p o c o d o p o il 533) ne è u n a testimonianza. M a , a q u a n t o pare, nell'impero b i z a n t i n o propria­

m e n t e medievale n o n si è c o n t i n u a t o a curare edizioni bilingui di auto-

' T a l v o l t a si è f a t t o ricorso a questa usanza « m e d i e v a l e » anche i n epoca m o d e r n a . D u e esem­

p i del x r x secolo: il Journalgrec di B e n j a m i n C o n s t a n t n o n è nient'altro che u n diario scritto in al­

f a b e t o greco, per m o t i v i morali e politici, ma in lingua francese; E . T . A . H o f f m a n n a n n o t ò nel diario le sue v i c e n d e c o n « K a t h c h e n » in tedesco, m a c o n lettere greche: G. R. HOCKE, Das europdi- sche Tagebuch, W i e s b a d e n - M ù n c h e n 1 9 7 8 ' , p p . 166 e 168.

6 E. NOLAN e s. A. HIRSCH (a cura di), The Greek Grommar of Roger Bacon, C a m b r i d g e 1902, p. 83.

7 Per la storia di questa lettera cfr. w . BERSCHIN, Griechisches bei den ben, in H. LòWE (a cura di), Die ben und Europa im frùheren Mittelalter, I, Stuttgart 1982, pp. 5 0 4 - 6 .

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Berschin II greco in Occidente: conoscenza e ignoranza 1 1 0 9

ri romani; anzi, tranne che nell'Italia meridionale, non si è più prodot­

to alcun manoscritto latino-greco. Il bilingue greco-latino è divenuto un libro dell'Occidente.

Il Medioevo occidentale era interessato soprattutto ai bilingui cri­

stiani: fra gli altri sono traditi manoscritti bilingui del Salterio, dei Van­

geli, delle Lettere di Paolo e degli Atti degli Apostoli

8

. A godere di gran­

de favore furono soprattutto i salteri greco-latini. Il loro strepitoso suc­

cesso si spiega con il fatto che il Salterio era il libro più familiare per i Latini nel Medioevo; esso era inoltre più adatto di qualunque altro te­

sto per introdurre lo studioso ai primi elementi della lingua greca. Per­

tanto, proprio la tradizione dei salteri in lingua greco-latina, la quale at­

traversa tutto il Medioevo - a partire dal Cod. Verona I (vi-vn secolo) fino al Cod. Plut. XVII 13 della Biblioteca Laurenziana, che aveva «so­

lo pochi anni quando a Firenze ebbe inizio il grande concilio dell'unio­

ne»', e fino al grande Salterio trilingue ebraico-greco-latino che Federi­

co da Montefeltro, duca di Urbino, commissionò a Firenze nel 1473

10

- , offre materiale sufficiente per indagare ulteriormente lo studio del gre­

co nel Medioevo latino.

In questi salteri il greco è presente sia come scrittura in alfabeto gre­

co (per lo più maiuscolo) sia in trascrizione latina. Il greco e il latino si alternano in pagine a fronte, o in colonne affiancate nella stessa pagina, oppure in modo interlineare. Il testo principale (pagina sinistra; colon­

na sinistra nello schema a colonna; riga principale nel sistema interli­

neare) è nella maggior parte dei casi quello in greco. Nei salteri che ri­

producono il greco solo in trascrizione latina sono da supporsi intenzioni liturgiche: infatti i testi liturgici greci in Occidente furono scritti senza eccezione in lettere latine; ciò che interessava era soltanto il suono del­

le parole, non il loro aspetto. Gli esemplari con testo greco in alfabeto greco erano invece destinati allo studio, o anche all'esposizione. Esi­

stono molteplici combinazioni diverse fra questi due tipi e la transizio­

ne dall'uno all'altro si presenta senza soluzione di continuità.

Un considerevole patrimonio lessicale greco era accessibile al Me­

dioevo latino attraverso i glossari tramandati dal sistema scolastico an­

tico, i quali in parte contenevano anche espressioni idiomatiche. Occa­

sionalmente ancora nell'alto Medioevo ne furono compilati di nuovi; in

8 BERSCHIN, Medioevo cit., pp. 51 sgg.; T. RADICIOTTT, Manoscritti digrafici grecolatini e latino­

greci nell'alto medioevo, in « R ò m i s c h e H i s t o r i s c h e M i t t e i l u n g e n » , X L (1998), pp. 4 9 - 1 1 8 ; K. BRE- DEHORN, Codex Waldeccensis, in « A r c h i v f u r mittelrheinische K i r c h e n g e s c h i c h t e » , L I (1999), pp.

4 5 5 - 5 M -

' H. SCHNEIDER, Die biblischen Oden im Mittelalter, in « B i b l i c a » , X X X (1949), pp. 4 8 6 sg.

10 R o m a , B i b l . V a t . U r b . lat. 9.

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i n o R i a p p r o p r i a z i o n i , r i a t t u a l i z z a z i o n i

generale, tuttavia, si deve constatare un appiattimento e infine una scomparsa di questi glossari nel corso del Medioevo. Le parti dialogiche degli antichi glossari furono valutate e utilizzate già a partire dal ix se­

colo come semplice fonte di materiale lessicale; nel greco scolastico del pieno Medioevo è caratteristica la tendenza a far terminare in -05 e -ov i sostantivi e in -iv e -ov i verbi. I lessicografi latini del xn secolo smem­

bravano le parole composte greche con l'intenzione di spiegarle etimo­

logicamente; le semiparole cosi ottenute si tramandarono nell'insegna­

mento come «parole» greche autonome

11

. Nel xni secolo iniziò la rea­

zione contro la corruzione del «greco scolastico», il quale nondimeno si mantenne fin entro il xv secolo.

Nel Medioevo non esisteva una grammatica della lingua greca dalla quale in Occidente si potesse apprendere il greco, così come si appren­

deva il latino da Donato e Prisciano. Dall'antichità si possedeva il testo scolastico di Dositeo, pensato originariamente per l'insegnamento del latino ai Greci, il quale si presentava in parte in una versione parallela delle due lingue

12

. Da questa si potevano dedurre solo parzialmente gli elementi grammaticali della lingua greca, e quasi per nulla la morfolo­

gia. La testimonianza più cospicua dell'impegno profuso per la com­

prensione grammaticale del greco nell'alto Medioevo è costituita dal Co­

dice 444 della Biblioteca comunale di Laon. Il manoscritto, creato nel­

la cerchia di Irlandesi attorno a Martino di Laon (m. 875), contiene fra l'altro l'abbozzo di una grammatica greca

13

. In epoca ottomana Frou- mundo di Tegernsee (m. 1006/1012) intraprese il tentativo di compila­

re una grammatica di greco

14

.

E sorprendente che per il xn secolo, altrimenti così fecondo e mul­

tiforme, non sia noto alcun tentativo di realizzare una grammatica gre­

ca. Una figura del calibro di Giovanni di Salisbury sentiva come una gra­

ve mancanza il fatto di non sapere il greco e cercò, peraltro quasi senza risultati, di porvi rimedio prendendo lezioni da un Greco dell'Italia me­

ridionale

15

. E vero, comunque, che nell'Italia del xn secolo una cono-

" B. BISCHOFF, Das griechische Element in der abendlandischen Bildung des Mittelalters, i n ro., Mittelalterliche Studien, I I , Stuttgart 1967, pp. 271 sg.

12 Dosithei Ars grammatica, a cura di J . T o l k i e h n , L e i p z i g 1 9 1 3 ; Grammatici latini, a cura di H . K e i l , V I I , Leipzig 1880, pp. 3 7 6 - 4 3 6 .

15 A. c . D i o N i s o r n , Greek grammars and dictionaries in Carolingian Europe, in M. w . HERREN (a cura di), The Sacred Nectar of the Greek, L o n d o n 1988, pp. 1-56.

14 Sul suo s t u d i o della lingua greca si v e d a d a u l t i m o w . BERSCHIN, Eine griechisch-althoch- deutsch-lateinische Windrose von Froumund von Tegernsee im Berlin-Krakauer Codex 4° 939, in Ve- tustatis amore et studio. Festschri/t Kasimierz Liman, P o s e n 1995, pp. 22-30.

" BERSCHIN, Medioevo cit., pp. 299 sg.

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Berschin II greco in Occidente: conoscenza e ignoranza u n scenza p r a t i c a della l i n g u a greca n o n era cosa rara. A b b i a m o n o t i z i a d i u n a serie d i I t a l i a n i c h e t r a d u s s e r o , spesso a C o s t a n t i n o p o l i , d o c u m e n­ ti e libri dal greco16. D i v i e n e s e m p r e p i ù e v i d e n t e c h e q u e s t i O c c i d e n ­ tali c h e si t r o v a v a n o nella c a p i t a l e d e l l ' i m p e r o o r i e n t a l e e r a n o c o i n v o l ­ ti d i r e t t a m e n t e nella stesura degli s p l e n d i d i scritti b i l i n g u i d e s t i n a t i al­

le r e l a z i o n i c o n l ' e s t e r o degli i m p e r a t o r i bizantini1 7. P e r l ' O c c i d e n t a l e c h e n o n f o s s e c r e s c i u t o i n q u e s t o milieu b i l i n g u e e c h e aspirasse ad ap­

p r e n d e r e il greco n o n c'era altra v i a se n o n l o s t u d i o d e i c o d i c i b i l i n g u i m e n z i o n a t i sopra.

D o p o la c o n q u i s t a d i C o s t a n t i n o p o l i n e l l ' a m b i t o della q u a r t a crociata ( i 204) i n i z i ò « l ' o p e r a m i s s i o n a r i a » della C h i e s a l a t i n a fra i G r e c i . I n u o ­ v i o r d i n i m e n d i c a n t i d e i f r a n c e s c a n i e d e i d o m e n i c a n i f o n d a r o n o i l o r o m o n a s t e r i i n m o l t i l u o g h i d e l M e d i t e r r a n e o o r i e n t a l e . T u t t a v i a q u e s t a a t t i v i t à d i m i s s i o n e i n u n p r i m o t e m p o n o n d i e d e p r e s s o c h é a l c u n f r u t ­ t o n e l l ' a m b i t o della v i t a i n t e l l e t t u a l e , p o i c h é gli O c c i d e n t a l i , p a d r o n e g ­ g i a n d o il l a t i n o e la « l i n g u a f r a n c a » , n o n r i t e n n e r o quasi m a i necessario c o n o s c e r e a n c h e altre lingue. A q u e s t o p r o p o s i t o , p e r ò , i n t o r n o alla m e t à d e l XIII secolo si p r o f i l ò u n c a m b i a m e n t o d ' o p i n i o n e . Il f r a n c e s c a n o i n ­ glese R u g g e r o B a c o n e ( m . 1 2 9 2 circa) p r o d u s s e la già m e n z i o n a t a g r a m ­ m a t i c a greca, la q u a l e era a d a t t a c o m e i n t r o d u z i o n e alla l e t t u r a del gre­

co. B a c o n e si s o f f e r m a d e t t a g l i a t a m e n t e s u l l ' a l f a b e t o greco, sulla f o n e ­ tica e s u l l ' o r t o g r a f i a ; la m o r f o l o g i a è d e l i n e a t a b r e v e m e n t e e d è trattata i n p a r a d i g m i facili a ricordarsi; per esercitarsi s o n o accluse v e r s i o n i d i testi l a t i n i c o m u n i , c o m e il Paternoster e i Cantica. L a g r a m m a t i c a d i B a ­ c o n e t u t t a v i a n o n e b b e alcun p u b b l i c o .

I d o m e n i c a n i c e r c a r o n o d i m e t t e r e a l l ' o r d i n e del g i o r n o del c o n c i l i o d i L i o n e ( 1 2 7 4 ) il t e m a « M i s s i o n e e c o n o s c e n z a delle l i n g u e » ; m a q u e ­ sto si a v v e r ò p o i s o l o i n o c c a s i o n e d e l c o n c i l i o d i V i e n n e ( 1 3 1 2 ) . Q u i si stabili, nel c o s i d d e t t o « c a n o n e d e l l e l i n g u e » , d i c o s t i t u i r e i n o g n u n o d e i q u a t t r o p i ù i m p o r t a n t i studia generalia d e l l ' O c c i d e n t e - P a r i g i , O x f o r d , B o l o g n a e S a l a m a n c a - d u e c a t t e d r e d i e b r a i c o , greco, a r a b o e siriaco;

lo stesso d o v e v a a v v e n i r e a n c h e presso la sede della curia r o m a n a . I m o l ­ ti p r o f e s s o r i c o i n v o l t i n o n d o v e v a n o s o l t a n t o insegnare la l i n g u a , m a an­

c h e e f f e t t u a r e t r a d u z i o n i i n l a t i n o . A seguito d i c i ò la curia p a p a l e pre­

se ad assumere, o c c a s i o n a l m e n t e , degli i n s e g n a n t i d i l i n g u e (per e s e m ­ p i o B a r l a a m d i S e m i n a r a n e l 1 3 4 2 a d A v i g n o n e e S i m o n e A t u m a n o i n t o r n o al 1 3 8 0 a R o m a ) , e a n c h e a Parigi si e b b e r o d e i t e n t a t i v i d i rea-

" Ibid., pp. 275-97.

" F. PONTANI, Mose del Brolo e la sua lettera da Costantinopoli, in « Aevum», L X X I I (1998), pp.

143-75-

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1 1 1 2 R i a p p r o p r i a z i o n i , r i a t t u a l i z z a z i o n i

lizzare lezioni di «lingue orientali», soprattutto d o p o che il concilio di Basilea nel 1434 e b b e reiterato il decreto di V i e n n e . M a n o n l o spirito missionario, bensì solo quello degli studia humaniora fece diventare realtà in O c c i d e n t e il p r i m o insegnamento c o n t i n u a t o d i greco18.

L a vita di studioso d i Francesco Petrarca (1304-74) segna u n a svol­

ta anche per lo studio della lingua greca. C o m e tutti gli O c c i d e n t a l i del x i v secolo, egli guardava con superiorità e disprezzo i G r e c i della sua epoca, e aveva scarsa o nessuna considerazione della loro letteratura « b i ­ z a n t i n a » . M a attraverso i precoci e a p p r o f o n d i t i studi degli autori lati­

n i egli fece il suo i n c o n t r o con gli autori greci classici: i n C i c e r o n e , Se­

neca, M a c r o b i o {Saturnalia), Servio, V a l e r i o M a s s i m o , A p u l e i o , T e r e n ­ zio, A g o s t i n o e L a t t a n z i o si i m b a t t e v a c o n t i n u a m e n t e in passi o autori greci. E istruttivo osservare c o m e Petrarca, a l m e n o nella sua giovinez­

za, rimanesse disorientato nel confrontarsi con tale materia. Il suo fa­

m o s o m a n o s c r i t t o virgiliano, il Virgilio Ambrosiano1 9, che, per d i m e n ­ sioni e sontuosità, si p o t r e b b e definire la n a v e ammiraglia della sua f l o t ­ ta d i libri, contiene glosse apposte da Petrarca i n epoche diverse della sua vita; nelle parti p i ù antiche le citazioni si arrestano sempre brusca­

m e n t e c o n la laconica annotazione: « G r e c e » ( « U t ait H o m e r u s : G r e ­ ce»)20. A quell'epoca Petrarca neppure sperava d i poter u n giorno riem­

pire quei passi i n m o d o che dessero u n senso c o m p i u t o , o altrimenti avrebbe lasciato dello spazio libero apposito nelle sue glosse. P i ù tardi, tuttavia, egli disegnò i n onciali greche questa o quella parola nel suo V i r ­ gilio. N e l f r a t t e m p o si era appropriato di conoscenze r u d i m e n t a l i della lingua greca. U n o dei sussidi da lui utilizzati a questo scopo era il Tri- glossos di G h e r a r d o d i Huy2 1. U n a possibilità migliore d i apprendere il greco si o f f r i al Petrarca q u a n d o arrivò ad A v i g n o n e Barlaam di Semi- nara. Petrarca prese lezioni da questo Italo-greco, insegnandogli a sua volta il latino. Essi i n i z i a r o n o a studiare P l a t o n e " ; m a sembra che le le­

zioni siano risultate insoddisfacenti, i n maniera analoga a quelle che d u e secoli p r i m a G i o v a n n i di Salisbury aveva ricevuto da u n altro Italo-gre­

co. L ' e n t u s i a s m o di Petrarca per P l a t o n e , c o m u n q u e , deriva da questo i n c o n t r o c o n Barlaam. N e l p i e n o di u n ' e p o c a i n cui d o m i n a v a l'aristo­

telismo, Petrarca m u t a v a c a m p o e passava da Aristotele a Platone, «l'au-

18 BERSCHIN, Medioevo cit., p p . 3 2 3 - 2 5 .

" M i l a n o , B i b l . A m b r o s . A 4 9 i n f .

20 p. DE NOLHAC, Vétrarque et l'humanìsme, I, Paris 1907, p. 159; F. STEFFENS, Lateinische Paldo- graphie, B e r l i n - L e i p z i g 19292, tav. 101.

21 R. WEISS, Medieval and Humanist Greek, P a d u a 1977, pp. 136 sgg.

22 Ibid., p . 176.

(8)

B e r s c h i n I I g r e c o i n O c c i d e n t e : c o n o s c e n z a e i g n o r a n z a 1 1 1 3

tore preferito già dai tardo-bizantini»2 3. M o l t o p r o b a b i l m e n t e risale a quest'epoca il possesso del v o l u m i n o s o codice greco di P l a t o n e , per il quale Boccaccio i n v i d i a v a Petrarca24.

Petrarca riuscì a procurarsi anche u n secondo codice greco: Omero2 5. N e l 1348 a V e r o n a aveva f a t t o la conoscenza dell'ambasciatore d i C o ­ stantinopoli N i c o l a Sigerò. N e l 1353/54 questi gli spedì il tanto deside­

rato codice omerico2 6; tuttavia, n o n o s t a n t e la gioia c o n cui lo accolse, Petrarca n o n era in grado d i leggerlo. Egli lo strinse fra le braccia pian­

gendo e disse sospirando: « O grande u o m o , c o m e desidero u d i r t i ! »27. Per la sua conoscenza della letteratura greca Petrarca d i p e n d e v a , c o m e la maggior parte dei L a t i n i , dalle t r a d u z i o n i , che i n f a t t i possedeva i n quantità ragguardevole. P o i c h é n o n esisteva ancora alcuna traduzione latina d i O m e r o , se ne d o v e t t e p r o m u o v e r e u n a , affinché Petrarca e i suoi amici potessero f i n a l m e n t e conoscere meglio il grande poeta greco.

N e l 1359 Petrarca i n c o n t r ò a P a d o v a il calabrese L e o n z i o Pilato28, il quale, i n q u a n t o allievo di Barlaam, sembrava i d o n e o a realizzare la tra­

d u z i o n e , che Petrarca riteneva urgentissima. G l i fece tradurre per pro­

va i p r i m i cinque libri dell'Iliade e pare esserne rimasto soddisfatto. T u t ­ tavia n o n volle tenere presso d i sé il Calabrese, che gli era antipatico.

L e o n z i o da parte sua n o n v o l e v a rimanere i n Italia: era attratto dalla

« B a b i l o n i a occidentale», A v i g n o n e , d o v e sperava di poter ottenere, co­

m e già Barlaam e S i m o n e A t u m a n o , una sedia episcopale. Boccaccio ri­

solse la complicata situazione i n d u c e n d o la signoria fiorentina a istitui­

re u n lettorato di greco per L e o n z i o . A l p i ù tardi dal 1361 L e o n z i o in­

segnò greco a Firenze. C o n lui Boccaccio a p p r o f o n d i la sua conoscenza della lingua greca p i ù di q u a n t o avesse f a t t o Petrarca con Barlaam. Nel­

lo stesso t e m p o L e o n z i o traduceva O m e r o e, parallelamente, anche l'Ecuba d i E u r i p i d e . Q u e s t ' u l t i m a t r a d u z i o n e f u senza d u b b i o effettua­

ta i n vista delle lezioni fiorentine d i greco, i n q u a n t o , secondo la tradi­

z i o n e scolastica b i z a n t i n a , la lettura d i E u r i p i d e iniziava p r o p r i o c o n YEcuba". Il l a v o r o principale, la traduzione d i O m e r o , era concluso nel 1362; il resto f u lasciato i n c o m p i u t o da L e o n z i o , perché n o n v o l e v a ri-

" R. HIRZEL, Plutarch, Leipzig 1912, p. 103.

2 4 W E I S S , Medieval and Humanist Greek cit., p. 176.

" M i l a n o , Bibl. A m b r o s . gr. I 98 inf.

" A . P E R T U S I , L'Omero inviato al Petrarca da Nicola Sigerò, in Me'langes Tisserant, I I I , R o m e 1964, pp. 113-39.

27 « O magne vir, quam cupide te audirem! » (Familiarium rerum, 18.2, in F . P E T R A R C A , Le Fa­

miliari, a cura di V . Rossi, I I I , Firenze 1937, p. 277).

" A. P E R T U S I , Leonzio Pilato fra Petrarca e Boccaccio, V e n e z i a - R o m a 1964.

M C f r . p. o . K R I S T E L L E R , Renaissance Concepts o/Man and Other Essays, N e w Y o r k 1972, p. 75.

(9)

il14 Riappropriazioni, riattualizzazioni

manere oltre a Firenze. N e l 1365 f u colpito a m o r t e da u n f u l m i n e du­

rante u n a tempesta i n mare30.

Petrarca percepiva se stesso c o m e u n a figura b i f r o n t e . C i ò è senz'al­

tro vero nel caso dei suoi interessi per il greco. Q u e s t i sono tipicamen­

te medievali sotto i seguenti aspetti: il greco è venerato p i ù che studia­

to; manca l o slancio sufficiente a sfruttare i pur p o c h i ausili e le possi­

bilità di a p p r e n d i m e n t o grammaticale della lingua; il greco r i m a n e u n a specie di o r n a m e n t o . M a v i sono anche elementi n u o v i : i libri greci che Petrarca abbraccia n o n sono più il Salterio, i V a n g e l i e gli scritti teolo­

gici, bensì P l a t o n e e O m e r o . L ' e l e m e n t o greco-cristiano arretra, m e n ­ tre l'antichità classica avanza i n p r i m o piano. H a i n i z i o lo spostamento u m a n i s t i c o del baricentro nella coscienza occidentale: si v o l t a n o le spal­

le a teologia e filosofia e ci si rivolge alla poesia, alla storiografia, all'epi­

stolografia, alla retorica; ci si allontana dalle odiose scienze scolastiche e si v a verso la libertà artistica d e l l ' i n d i v i d u o ; via dal « M e d i o e v o » ver­

so l'antichità!

A Firenze Petrarca trovava la massima comprensione. G i o v a n n i B o c ­ caccio (1313-75) riprese nelle sue Genealogiae deorum gentilìum il vec­

chio esercizio d i inserire delle citazioni dal greco direttamente i n u n con­

testo latino; d o p o L i u t p r a n d o da C r e m o n a nel x secolo, egli era il pri­

m o O c c i d e n t a l e che padroneggiasse n u o v a m e n t e questa tecnica. N e l suo esemplare delle Genealogiaen Boccaccio trascrisse u n a serie di ampi pas­

si omerici i n lettere greche; a margine a n n o t ò , anche con qualche cor­

rezione, la t r a d u z i o n e di L e o n z i o Pilato. Boccaccio utilizzava u n alfa­

b e t o greco m i n u s c o l o mescolato con alcune lettere maiuscole52. N o n era ancora i n grado di lavorare senza errori e a volte aveva d i f f i c o l t à d i c o m ­ prensione. L a conquista della scorrevolezza nei passaggi dal greco al la­

t i n o , da lui così ammirata negli autori antichi, gli costò u n o sforzo enor­

m e , m a i n ultima istanza il suo lavoro f u coronato da successo. A lui ri­

sale u n o dei tratti caratteristici dello stile umanistico: la riappropriazione della citazione originale i n greco.

N e l l ' a n n o della m o r t e di Boccaccio, C o l u c c i o Salutati assunse la ca­

rica d i cancelliere a Firenze (1375-1406), e da quel m o m e n t o f u il p i ù energico p r o m o t o r e degli studi greci i n città. Personalmente n o n era u n esperto d i greco, m a si i m p e g n ò a f f i n c h é venissero approntate tradu­

zioni. Q u a n d o si presentò l'occasione di acquisire n u o v a m e n t e u n inse-

,0 PERTUSI, Leonzio Pilato cit., p. 35.

" Firenze, B i b l . L a u r . P l u t . L I I 9, i n d i v i d u a t o c o m e l'esemplare di l a v o r o di Boccaccio d a o . HECKER, Boccaccìo-Funde, Braunschweig 1902.

" Ibìd., p. 138.

(10)

B e r s c h i n II g r e c o in O c c i d e n t e : c o n o s c e n z a e i g n o r a n z a 1 1 1 5

gnante di greco per Firenze, n o n se la lasciò sfuggire. A partire dal 1397, infatti, M a n u e l e C r i s o l o r a " , g i u n t o c o m e ambasciatore dell'imperatore b i z a n t i n o i n O c c i d e n t e , tenne lezioni d i greco. C o m e ausilio per l'inse­

g n a m e n t o egli scrisse gli Erotemata, u n a grammatica redatta i n lingua greca sotto f o r m a di d o m a n d e e risposte. Q u e s t a d i v e n n e il p r i m o testo didattico per il greco d i f f u s o n e l l ' O c c i d e n t e latino, soprattutto d o p o che G u a r i n o V e r o n e s e , allievo di Crisolora, ne e b b e fatta u n a rielaborazio­

ne i n latino, così da poterlo utilizzare anche senza u n insegnante greco.

A n c o r p i ù della grammatica del Crisolora f u apprezzata dagli u m a ­ nisti YIntroduzione grammaticale d i T e o d o r o G a z a (m. 1475). D a T e o ­ d o r o G a z a d e r i v ò l'Epìtome delle otto parti del discorso d i C o s t a n t i n o L a - scaris, il p r i m o libro stampato in greco i n Italia ( M i l a n o 1476). L a pri­

m a stampa di u n testo biblico i n greco f u u n Salterio del 1481. I n u o v i sussidi grammaticali, c o m u n q u e , soppiantarono solo lentamente la tec­

nica medievale d i a p p r e n d i m e n t o del greco. C o s i l'umanista e generale camaldolese A m b r o g i o Traversari (m. 1439), che più avanti avrebbe tra­

d o t t o D i o g e n e L a e r z i o e D i o n i g i l ' A e r o p a g i t a , i m p a r ò il greco ancora dal c o n f r o n t o fra testi biblici, p r o c e d e n d o dal familiare Salterio a testi p i ù difficili; ed egli raccomandava senza riserve il suo metodo3 4.

" G. CAMMELLI, Idotti bizantini e le orìgini dell'Umanesimo, I. Manuele Crisolora, Firenze 1941.

34 BERSCHIN, Medioevo cit., p. 47.

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