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Alimentazione povera di grassi: una delusione I risultati di uno studio su vasta

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Alimentazione povera di grassi: una delusione

I risultati di uno studio su vasta scala negli Stati Uniti in merito agli effetti di un’alimentazione povera di grassi, pubblicati dal noto periodico «Journal of the American Medical Association»

(JAMA), hanno ridimensionato le aspettative degli specialisti.

Da oltre tre decenni si ritiene che un’alimentazione dal tenore ridotto di grassi sia sinonimo di alimentazione sana. La teoria che sta alla base di que- sta convinzione è alquanto semplice:

ridurre i grassi significa assumere meno acidi grassi saturi, con l’effetto di abbassare il tasso di colesterolo nel sangue e quindi di ridurre l’incidenza delle malattie cardio-vascolari. Tutta- via nel frattempo diversi studi hanno evidenziato che la realtà è più compli- cata di questa teoria, che però rimane un chiodo fisso per molte persone. Ol- tre agli effetti sopra descritti, ad un ap- porto elevato di grassi si associava an- che un maggior rischio di sviluppare tumori al seno ed al colon, nonostante i dati relativi a queste supposizioni non fossero evidenti. Nel 1993 è stato av- viato negli USA, nell’ambito del «Wo- men’s Health Initiative» (WHI) (un programma di studi creato dal «Natio- nal Insitute of Health»), un vasto stu- dio sull’alimentazione allo scopo di verificare gli effetti di una nutrizione povera di grassi. Lo studio compren- deva 48 835 donne tra i 50 e i 79 anni ed è durato mediamente 8 anni (11 al massimo) e aveva lo scopo di appurare se una riduzione voluta dell’apporto di grassi (obiettivo: <20 % di energia), in aggiunta ad un maggior consumo di frutta e verdura (5 porzioni al giorno) e cereali (6 porzioni al giorno) com-

portasse una riduzione del rischio di sviluppare un tumore al seno o al co- lon e/o avesse un effetto positivo sul rischio di manifestare malattie cardio- vascolari. Nel corso di diverse sedute, le donne che partecipavano al gruppo del test sono state invitate a cambiare il loro comportamento alimentare, mentre le donne del gruppo di con- trollo continuavano ad alimentarsi come prima. Ad intervalli regolari si procedeva a registrare ciò che le donne avevano consumato ed a monitorare il loro stato di salute.

Le partecipanti allo studio avevano un’età media di 62,3 anni e presenta- vano un leggero sovrappeso. Dopo il primo anno, nel gruppo d’intervento l’assunzione di energia tramite i grassi era del 10,7% inferiore rispetto al gruppo di controllo (% di energia:

24,3, rispettivamente 35,1); dopo 6 anni la differenza era ancora di 8,2%

(% di energia: 28,8, rispettivamente 37,0). La differenza nel consumo di frutta e verdura era poco più di una porzione al giorno (5,1 contro 3,9 por- zioni al giorno dopo il primo anno, ri- spettivamente 4,9 contro 3,8 porzioni dopo sei anni). Per quanto riguarda l’apporto giornaliero di cereali, la dif- ferenza era soltanto di mezza porzione circa e, con il tempo, è andata legger- mente diminuendo rispetto ai valori iniziali.

Il rischio di ammalarsi di un tumore al colon o di un tumore in generale op- pure di morire non è stato influenzato dall’alimentazione povera di grassi. Il rischio di sviluppare un tumore al seno era leggermente inferiore nel gruppo del test, ma dal punto di vista statistico la differenza rientra ancora nei limiti della casualità. Gli esami del sangue di un sottogruppo di donne (5,8%)

hanno rivelato, rispetto alle donne con alimentazione normale, un leggero ab- bassamento dei livelli di colesterolo complessivo e di LDL. Tuttavia la ri- duzione dei grassi nell’alimentazione non ha avuto alcun effetto sulla com- parsa di malattie alle coronarie o di ic- tus e nemmeno sulla mortalità.

Naturalmente si potrebbe affermare che gli obiettivi fissati inizialmente dallo studio non sono stati raggiunti.

Tuttavia l’alimentazione seguita dal gruppo del test corrisponde grosso modo alle raccomandazioni attual- mente in vigore sulla nutrizione ed è realistica, contrariamente agli obiettivi fissati. Inoltre occorre precisare che sono state prese in considerazione sol- tanto donne nella post-menopausa, motivo per cui i risultati si applicano soltanto a questo gruppo di età e non al resto della popolazione (ad es.

donne di altre fasce di età, uomini di tutte le età ecc.).

Rimane dunque senza risposta la domanda se un’alimentazione povera di grassi seguita fin dalla giovinezza potrebbe avere effetti maggiori. Negli ultimi tempi si sente dire sempre più spesso che non è determinante la ridu- zione, bensì una modifica nell’apporto di grassi (il cui obiettivo è quello di ot- tenere un determinato rapporto tra grassi saturi, insaturi e polinsaturi). I risultati dello studio di sopra si situano completamente su questa linea. Nono- stante ciò la delusione è grande, in quanto è difficile rinunciare alle con- vinzioni che hanno segnato vari de-

cenni. (ic)

Alexandra Schmid

Agroscope Liebefeld-Posieux, stazione federale di ricerche per la produzione animale e lattiera (ALP), Berna

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