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Bussola per naviganti vasariani : Barbara Agosti, Giorgio Vasari. Luoghi e tempi delle Vite, Milano 2013. - [Rezension]

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Bussola per naviganti vasariani

di Alessandro Nova

Barbara Agosti

GIORGIO VASARI L

uoghietempidelle

V

ite

pp. 175, 54 ill. col., € 19,90, Officm Libraria, Milano 2013

N

el 1950, in occasione di un convegno per il quarto centenario della prima edizione delle Vite di Giorgio Vasari, un incauto compagno di studi di Paola Barocchi, la studiosa di maggior prestigio dello storico aretino, le domandò a brucia- pelo: “Che si può dire di nuovo sul Vasari?”. L’aneddoto è rac- contato con accento divertito nell’introduzione ai suoi Studi vasariani (1984) che

raccoglievano i risul- tati di una consuetu- dine pluridecennale con l’opera del primo grande storico dell’ar- te italiana.

Da allora le ricer- che sulla storiografia e sulla teoria artistica del Cinquecento sono un fiume in piena e aprendo lo straordi- nario libro di Barbara

Agosti viene spontaneo porsi la stessa domanda; sennonché a chiedere di essere vagliata, ana- lizzata e risistemata con ostinato rigore è l’incredibile ricchezza del materiale raccolto oppure cresciuto intorno a Vasari (l’im- ponente carteggio, i ricordi, gli scritti vari raccolti nel cosid- detto Zibaldone, l’autobiografia e le notizie sparse per le Vite), poiché lo scrittore era propenso a manipolare le circostanze del suo percorso artistico e di quello dei suoi colleghi, antichi e mo- derni. Inoltre, il suo capolavoro letterario appartiene a buon di- ritto alla categoria dei testi ca- nonici che non esauriscono mai la loro potenzialità, suggerendo interpretazioni inedite ogni- qualvolta nuovi elementi docu- mentari o critici emergano dalla ricerca. Pertanto, se si è scritto molto sulle Vite e sul suo autore, gli studi vasariani non conosco- no tregua, anche grazie alla fitta rete di relazioni che Vasari sep- pe coltivare nel corso della sua carriera: letterati di prim’ordi- ne come Pietro Aretino, Paolo Giovio e Annibale Caro; studio- si della lingua e delle tecniche come Pietro Bembo, Cosimo Bartoli e soprattutto l’amico ca- rissimo Vincenzio Borghini che divenne, per certi aspetti, quasi un coautore delle Vite; principi e sovrani; monaci e prelati; com- mittenti prestigiosi, dal cardina- le Alessandro Farnese al duca di Firenze Cosimo I de’ Medici.

La documentazione su questo gruppo di persone e sui loro in- teressi politici e culturali è estre- mamente ricca, a volte straripan- te, e il grande merito dell’autrice è quello di mettere ordine con mano ferma e sicura in un oce- ano di informazioni in cui si po- trebbe rischiare di affogare. Ci vuole una conoscenza approfon- dita di tutto il materiale, frutto di lunghi anni di studio, per poter fornire una bussola ai navigan- ti in questo mare agitato. Così

l’autrice può muoversi con agili- tà tra il periodo della formazio- ne - quando il giovane Giorgio entra nella sfera della famiglia Medici (del cardinale Ippolito e del duca Alessandro) - e quello della maturità con i soggiorni ro- mani e i frequenti viaggi al nord e al sud della penisola (viaggi fa- voriti dal circuito dei monasteri olivetani e dalla fitta trama dei rapporti personali dell’artista).

Nella Roma farnesiana prende corpo la prima edizione delle Vite che era già da tempo in ge- stazione, mentre nella Firenze cosimiana, dove Vasari diventa il regista di una trasformazione della città che sopravvive in mol- ti suoi elementi carat- terizzanti sino a oggi (ristrutturazione di Palazzo Vecchio, Uf- fizi, il corridoio sopra l’Arno per collegare la vecchia residenza con la nuova di Palazzo Pitti, rinnovamento di Santa Maria Novella e Santa Croce), l’artista termina la sua para- bola con la pubblica- zione della seconda edizione notevolmente ampliata delle Vite (1568) e la fondazio- ne nel 1563 dell’Accademia del Disegno, la prima accademia ar- tistica.

Questa storia ricchissima è raccontata da Agosti con un’in- vidiabile capacità di sintesi che fa del suo libro un’opera indi- spensabile nella vasta e variegata bibliografia vasariana. Il volume s’impernia su due principi che ne definiscono l’obiettivo prin- cipale e la strategia seguita per raggiungerlo. Quest’ultima si basa sul presupposto che l’opera di Vasari pittore-architetto non possa essere separata dalla sua attività di storico e di scrittore:

troppo spesso in passato ci si è occupati dell’una o dell’altra senza tenere annodati i loro fili, ma Vasari impresario non può essere isolato dalla persona che ha fondato la storia dell’arte mo- derna. Questa strategia consente all’autrice di ottenere risultati nuovi e importanti sulla genesi delle due edizioni delle Vite, l’o- biettivo principale della ricerca:

in particolare, può dimostrare in modo inequivocabile come la lenta maturazione dell’edizione del 1550 abbia preso le mosse già all’inizio degli anni quaran- ta, benché fosse poi completata in tutta fretta alla fine del quinto decennio.

Per molti, soprattutto all’e- stero, il modello vasariano della storia è del tutto obsoleto, ben- ché il genere della monografia continui a fiorire e le ambizioni dello storico aretino andassero ben al di là del semplice schema offerto dal connubio vita e ope- re. Ma la vitalità della sua lin- gua, del suo racconto e dei suoi argomenti lo rendono ancora e sempre attuale, come le belle pa- gine di Agosti ci confermano. ■

dirnova@khi.fi.it

A. Nova è direttore del Kunsthistorisches Institut di Firenze

Originalveröffentlichung in: L' indice dei libri del mese : mensile d'informazione 31 (2014), Nr. 3 (marzo), S. 22

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